Capitolo 38

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Dopo aver messo in ordine un po' la cucina andai a farmi una doccia per la seconda volta. Non vidi Dominic per il resto della giornata, quel uomo scompare e riappare continuamente, vorrei solo sapere dove sparisce.
Mi sedetti sul divano ed accesi la tv con l'intenzione di rilassarmi, visto che i ragazzi non c'erano o almeno questo sembrava. Spensi la luce e mi portai una coperta sulle spalle. Le mie palpebre iniziarono a diventare pesanti per il sonno ma io non volevo dormire, quando stavo quasi per crollare mi sentii un amano sulla spalla "boh!" balzai spaventata tirai fuori la pistola puntandola all'ignoto, mi avvicinai alla parete per accendere la luce "Edward? Che cazzo di problemi hai? Ti sembra il caso di spaventarmi, cazzo sei proprio uno stupido, merda" non smise di ridere pur avendo avuto una pistola puntata alla testa "non pensavo fossi una caga sotto" disse soffocando quasi dal ridere "non è divertente Edward. Dov'è Dominic?" dissi guardandomi intorno voleva parlarmi eppure non è qui. "tra un po' arriva sia Dominic che Noah, io me ne sono andato prima mi annoiavo là" ah grandioso. "Come mai giri con una pistola?" chiese curioso mangiando i miei popcorn "cazzi miei." Risposi dura. Raccolsi la coperta e me ne andai al piano di sopra "quando arriva Dominic digli che sono di sopra" "non sono il tuo segretario" ora basta tornai di sotto e fronteggiai quella testa di cazzo "che cosa vuoi da me" alzò lo sguardo su di me "io? Niente" disse indifferente "certo. Mi stai sul cazzo Edward seriamente. Te non mi piaci, se è quello in cui speri. Non so quale immagine perversa ti sei creato in mente ma non accadrà. E poi penso che in questa casa tutti quanti non vedano l'ora che tu torni da dove tu sei venuto" aveva tenuto lo sguardo in basso, non mi guardò e non mi disse niente. Si alzò lentamente e venne verso di me "vengo da una famiglia mafiosa, che penso sia lo stesso per te. che non si è mai e ripeto mai presa cura di me, mi portavano da college a college, senza chiedersi cosa volessi. Io ero stato e sono tutt'ora un errore commesso per una notte. Me ne sono andato dalla Russia per finire in Inghilterra cercando di liberarmi di loro, ma il mio passato mi ha seguito. Speravo che voi mi avreste voluto bene a differenza loro. Loro non mi vogliono Elisabhett, hai capito. Buonanotte Elisabhett" forse non avrei dovuto dire quelle parole, Edward era andato in cucina a scolarsi una bottiglia di birra "Edward..." dissi quasi sussurrando "mi dispiace" gli dissi con gli occhi lucidi "io non-" non mi fece continuare "non serve scusarti hai detto ciò che pensi. È tutto okay" disse guardando dall'altro lato. Io sono la prima a non voler essere ferita, ma poi il dolore lo causo io. Gli presi la mano che ritrasse subito, non si fidava di me. dovevo far avvenire il contrario, se volevo essere perdonata "a sei anni..." mi si formò un nodo alla gola solo a pensarci, mi guardò, anche lui aveva gli occhi lucidi "Elisabhett no non-" feci un sospiro profondo "a sei anni Liam mi porto in giardino dove c'era anche Jason, mio fratello, mi diede una pistola mi disse che era vuota e che voleva vedere come tenessi la pistola davanti ad un corpo in movimento, permetti il grilletto convinta che fosse vuota ma all'interno conteneva una sola maledetta pallottola" mi guardò sorpreso "tu hai" "ho ucciso Jason Anderson mio frattelo e figlio di Liam" dopo aver ammesso ciò che ho fatto scoppiai in un pianto insostenibile "non è stata colpa tua" disse cercando di confortarmi in modo che smettessi di piangere. Dopo qualche minuto mi ripresi "ora perdoni le mie parole" lo guardai con gli occhi stanchi "si Elisabhett. Ti chiedo scusa anch'io per averti urlato addosso" annuii con la testa e mi asciugai le lacrime, presi le mie cose per dirigermi in camera "Elisabhett seriamente, non è colpa tua" sorrisi respingendo le lacrime "certo ma quella pistola la tenevo io e il grilletto l'ho premuto io, per legge sono io" se ci fosse stata un indagine le prove avrebbero portato tutte a me "ma noi non seguiamo la legge, ricordi" in fondo aveva ragione "notte Edward" dissi per poi chiudermi in camera. "Elisabhett!" Dominic era qui. Scesi al piano di sotto leggermente in ansia. "ti aspetta dentro" mi indicò Noah. Bussai alla porta e quando mi fu dato il permesso di entrare aprii la porta. "siediti pure" disse troppo calmo, in mano teneva un bicchiere con del whiskey. "vuoi spiegarmi che cazzo è successo l'altra sera" non è che ne sappia più di tanto anch'io "non lo so dimmelo te visto che mi segui ovunque " si sedette alla scrivania "io ti seguo per una ragione, tu invece scappi per dispetto" dispetto? Forse, ma era più vendetta "A te cosa dovrebbe importare di cosa faccio o meno" non stiamo insieme e ne abbiamo qualche legame mi trovo solo sotto al suo stesso tetto, non dovrei essere nemmeno qui. "Perché poi metti me nella merda, hai il mio cognome ricordalo" noi non siamo sposati, quindi per quale logica avrei il suo cognome? "Non siamo sposati" dissi chiara "Per la legge si" che cazzo sta dicendo "Io non ho firmato un cazzo Dominic, dove sta scritto esattamente" da dove salta fuori quest'altro problema "Il fatto che hai firmato, io e te siamo marito e moglie" non può essere vero, è solo un incubo "Dimmi che è uno scherzo" il cuore iniziò ad aumentare il battito, i respiri iniziarono a essere irregolari. Non posso aver fatto una cosa del genere, forse quando ero ubriaca l'ho firmato, no non posso averlo fatto è impossibile. Non posso.

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