Capitolo 47

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Rimase in silenzio alla mia domanda. “perché questa domanda?” perché ci gira intorno dannazione, non ho molto tempo. “dimmi si o no non è complicato Liam” dissi nervosa “non lo so, ho lasciato il lavoro ai miei uomini. Ma dal colpo che gli hai dato dovrebbe essere morto” spero stia scherzando “va bene. Ciao” chiusi la chiamata e la cancellai dal registro, in modo che Dominic non la veda. Uscii dalla stanza ed andai nella sala da pranzo “sei arrivata giusta, che fortuna” sorrisi per evitare che vedi la mia preoccupazione. “Noah e Edward dove sono” iniziò a toccarsi le tasche cercando il telefono “ehm verranno qui tra poco… torno subito” si alzò ed andò nella direzione della stanza di prima. Avevo lasciato il telefono sul piano, evitando di farlo insospettire portandolo con me. Tornò con il telefono in mano, non mi stupirei se all’improvviso inciampasse o sbattesse contro la sedia, ma a quanto pare ciò non accade. Mangiammo il cibo che ci fu portato, lui si sedette sul divano ed io andai al piano di sopra. Presi il foglio fra le mani, non posso parlarne con nessuno mi prenderebbero per pazza essendo che lui teoricamente è morto. Sentii delle risate di sotto ciò indicava che i ragazzi erano qui, di sicuro staranno bevendo. Andai in bagno ed aprii l’acqua calda avevo bisogno di una bella vasca calda, accesi delle candele e mi rilassai. Il foglio lo nascosi, sperando che nessuno lo trovi. Passarono un paio d’ore, mi circondai il corpo con un panno ed andai verso lo specchio era tutto annebbiato dal vapore prima che potessi pulirlo notai un ombra alle mie spalle, rimasi pietrificata aspettando di vedere se si sarebbe mosso, all’improvviso mi girai, ma alle mia spalle non vi era nessuno “mi immagino pure le persone morte ora, ritorna in te Elisabhett. Lui è morto punto” dissi a voce alta. Mi sciacquai la faccia con l’acqua, ed uscii dal bagno. Mi misi qualcosa di comodo e scesi al piano di sotto “che si dice ragazzi” “ah allora sei viva” disse Edward con una bottiglia di birra in mano. “è logico che io sia viva” andai verso di loro e mi sedetti su una poltrona, Dominic prese in mano il telefono e corrugò la fronte per poi guardarmi, che cosa è successo ora? Mi fece cenno di seguirlo e così feci, fino ad arrivare al suo ufficio. “vuoi dirmi qualcosa Elisabhett” fa venire un ansia assurda in questo modo, che poi quando si è con Dominic è meglio stare agli attenti. “no perché” diede un pugno sulla scrivania “dimmi che non hai scopato con me per fare un inutile chiamata con quel bastardo, dimmelo!” mi urlò contro. “mi dispiace, ma dovevo” sorrise e si allontanò da me passandosi una mano sulla faccia, lanciò un urlo di rabbia per poi tirare un altro pugno “cosa dovevi dirgli di così importante da prenderti gioco di me, ti conviene rispondere o non finisce bene” penserà che tu sia pazza, è meglio ciò che ti farà più tosto che questo, devo esserne sicura. Mi dissi tra me e me, lui era lì che si aspettava una risposta mentre io non avrei avuto intenzione di dargliela “bene, come vuoi tu” mi prese e mi porto sulla scrivania, si posizionò tra le mie gambe. Le sue dita scivolarono sotto i miei vestiti come se fosse la cosa più semplice da fare al mondo “vedo che non ti è complicato, scommetto che lo hai fatto con altre vero..” si tolse i vestiti, tolse le cose dalla scrivania e mi fece coricare contro la mia volontà, inizio ad entrare dentro di me troppo velocemente, stava facendo più male del solito “Dominic fermati ti dirò tutto, ma fermati” lui non aveva intenzione di ascoltarmi “troppo tardi” le lacrime iniziarono a rigarmi il viso dal dolore “fermati ti prego” non era mai durato così a lungo “potevi pensarci prima” dopo qualche minuto venne dentro di me e se ne andò lasciandomi da sola, sono veramente solo un oggetto? Iniziai a perdere sangue, troppo sangue. Mi rimisi i vestiti lentamente e mi alzai con la vista sfocata e la sensazione di vomito in bocca, mi portai la mano sulla parte inferiore della pancia, cercai di salire le scale ma al secondo gradino caddi “Elisabhett, stai bene” chiese Serena vedendomi a terra, negai con la testa “aspetta chiamo qualcuno” prima che potessi proferire parola era già scomparsa nell'altra stanza. Cercai di rimettermi in piedi, ma fu inutile “Elisabhett guardami, che succede” Noah era lì, preoccupato per la mia situazione “merda, ti serve un dottore” mi prese e mi porto in macchina “è stato Dominic” riuscì a dire prima di cadere in un sonno pesante. “Quella ragazzina è la nostra rovina Liam” perché Jessy parla male di me, ha sempre detto che sono una bambina bellissima “appena avrà l’età giusta ce ne liberiamo” disse Liam a braccia conserte “liberiamocene adesso, fa vendetta su Jason… lei l’ha ucciso” si passo una mano sulla faccia “lo so tesoro e ti prometto che ne pagherà le conseguenze per aver ucciso nostro figlio” mi intromisi nella sala “è stato lui a-” Jessy camminò lentamente verso di me, con una pistola puntatami contro, con gli occhi colmi di odio “l’hai ucciso… Hai ucciso mio figlio!” mi urlò contro con le lacrime agli occhi “no me l’ha detto-” mi colpì con uno schiaffo sulla faccia, Liam stava sorridendo alle sue spalle “non proferire parola e soprattutto non cercare delle scuse… l’hai ucciso saresti dovuta morire te al suo posto, avresti potuto rincontrare i tuoi genitori” piangevo mentre accarezzavo il punto in cui mi aveva colpita. Se ne andò buttando la pistola atterra, liam si avvicinò a me abbassandosi alla mia altezza, avevo lo sguardo rivolto il basso, ciò che vedevo di lui non era altro che le sue scarpe. Mi prese il volto, costringendomi a guardarlo negli occhi, aveva ancora quel sorriso stampato sulla faccia "nessuno crederà mai alle tue parole" mi sussurrò per poi abbandonarmi al silenzio più totale...

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