Capitolo 18

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Presi un vaso e tutto il coraggio che avevo e mi incamminati per le scale di quella villa. Sembrava di stare in un film horror. La testa mi sta andando in fiamme e certe volte perdevo l’equilibrio. Dopo qualche minuto giunsi alla conclusione che non ci fosse nessuno. Mi sbagliavo. L’uomo di prima era in piedi davanti al tavolo del soggiorno, mi avvicinai con scaltrezza e gli spaccai il vaso in testa, cadde ai miei piedi, letteralmente. Non pensavo che un vaso potesse stendere un uomo del genere. La mia ipotesi? Che era morto. Controllai e c’era ancora il battito, lo legai su una sedia in soggiorno non pensavo che tenere una corda in cucina fosse normale. “Ma che diavolo…” Si era svegliato, avevo la sua pistola in mano, l’avrei usata se fossi stata costretta. “Chi sei? E perché sei qui?” gli conveniva rispondere “Mi chiamo Noah e mi ha chiamato Dominic” adesso chi era questo Dominic? “Non conosco nessun Dominic” se pensava di prendersi gioco di me così facilmente si sbagliava. Magari avessi avuto un telefono e anche se ce l’avessi, a chi avrei dovuto chiamare? L’unico numero che conoscevo era uno, solo quello di…beh Liam. “molto divertente” no, non lo era, questa situazione mi dava su i nervi. Passarono 2 ore. Nel corso delle quali lui se ne stava a lamentare e minacciandomi che l’ipotetico Dominic me l’avrebbe fatta pagare, ed io continuavo a combattere contro il mal di testa che mi tormentava da sta mattina e il dolore alle costole non diminuiva, la mattina prima mi ero accorta che si erano creati degli altri lividi, se lui le avesse viste, quante domande mi avrebbe posto? “mi punterai la pistola fino a quando?” mi domandò l’uomo che temporaneamente era ancora legato al centro del salotto, “finché non arriva Mr. Occhi marroni” mi accorsi troppo tardi che l’avevo detto ad alta voce, a causa della mia stanchezza “Chi?”, “lascia stare” era meglio se lasciava stare veramente. “Non hai una bella cera. Stai bene?” alla grande. Da dio. Meravigliosamente da schifo. “sto bene” no, non sto bene. “preoccupati più tosto per la tua vita” se prima cercava di essere gentile non lo avrei ripagato con la sua stessa gentilezza. Stava abbassando la guardia presumo, ma io non avrei fatto lo stesso. “tanto non sparerai” lo disse con tanta sicurezza come se non l’avrei mai fatto, forse è vero non sparerò, ma credo che una piccolissima parte di me in un momento qualsiasi possa soccombere sulla vera me essendo poi in grado si sparare. “Chi l’ha detto?” abbassò la testa sorridendo come se avessi detto una battuta di quelle che ti fanno crepare dal ridere, lo guardai con la testa inclinata non capendo il perché della sua reazione. “il tuo corpo” tornò a guardarmi negli occhi e smise di ridere come un bambino per un attimo tutto attorno a me si fermò, avevo temuto che… no non può essere. “il mio corpo?” chiesi per vedere quale risposta mi avrebbe dato, avendo così la prova che ciò che pensavo non poteva essere vero “Esatto” maledizione non era questa la risposta che volevo, non era questa la risposta che serviva per calmare l’ansia che stava divampando dentro di me, al contrario la stava solo aumentando.

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