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Ero seduto in ufficio insieme alle tre guardie.

«Bingo!» esultai staccando finalmente gli occhi dallo schermo.

«ha rintracciato Michel?» mi chiese subito Jim, uno delle tre guardie.

«oh sì! Non sai quanto sono felice!» esultai alzandomi e saltellando per tutto l'ufficio, sotto gli occhi sconvolti dei tre.

«adesso...» iniziai a dire rimettendomi seduto dove stavi prima «voglio che cinque dei ragazzi più affidabili che abbiamo vada a prenderlo e lo porti nel mio covo, quello sulle montagne.» conclusi prendendo il pacchetto di sigarette sulla scrivania.

«quale auto vuole che usino?» mi chiese Kim.

«mh... l'ottava, quella specie di camioncino bianco.» dissi mettendo in bocca una sigaretta.

«li vuole vestiti come il solito?»

«sì, come il solito» feci a loro il gesto di uscire e loro non persero tempo a lasciarmi da solo.

«molto bene» dissi tra me e me facendo scrocchiare le dita. Mi misi davanti al computer cercando tutte le stazioni di polizia nella città in cui avevo incontrato quel ragazzo che mi aveva fatto quel dispetto.

Lo avrei ucciso, basta.

Ero pur sempre il capo mafioso, non potevo farmi mettere i piedi in testa da un stupido agente!

Anche se... avrei dovuto organizzarmi, lui non era come gli altri, era più atletico, più attento e sarebbe stato difficile ucciderlo andando da lui e basta.

Una pistola non sarebbe bastata, da come si muove... potrebbe anche riuscire a schivare tutti i colpi.

Colpirlo alle spalle era l'idea migliore ma non sapevo i suoi turni, né come si chiamava né dove abitava e né se viveva con qualcuno.

L'idea mi venne di colpo.

Una spia!

Perché non ci avevo pensato prima?

Chiamai subito Jim che si presentò dopo un quarto d'ora accettabile.

«mi dica capo»

«ho bisogno che vai da...» mi fermai un attimo. «...Alex, digli che ho un compito importante per lui, fallo venire nel mio ufficio il prima possibile, se si rifiuta... ti do il permesso di portarlo di forza, fai pure irruzione in casa sua» conclusi spengendo la sigaretta e mettendola nel porta cenere.

«glielo porterò entro sta sera» mi informò prima di uscire.

«non darmi mai più del lei!» scattai in piedi scherzoso.

«oh! Certo, scusa capo!» se la rise lui andando via.

Sorrisi e mi risedetti.

Pensieroso continuai a cercare questo agente. Trovai informazioni private, in fondo questo computer è fatto apposta per questo.

Riuscii a scoprire dove vive, dove lavora ma non i suoi cazzo di turni.

Quello che mi serviva non lo trovavo mai!

«cazzo!» sbottai dando una manata alla tastiera.

Mi alzai e andai verso l'armadio.

Dovevo decide come far comportare Alex davanti all'agente Tobbi, un cognome molto particolare se posso dire.

Aprii l'armadio cercando le taglie giuste per Alex, ma non sapevo quale taglia indossasse...

Sbuffai e chiusi l'armadio.

Presi la mia parrucca e me la sistemai per bene, la stessa che usai quando incontrai l'agente.

Misi la mia giacca lunga, misi i guanti e quindi presi la mia pistola preferita e il coltellino.

Respirai profondamente e decisi di uscire.

Ricambiai il saluto dei ragazzi che mi vedevano e, senza farmi seguire da nessuno, mi affrettai a raggiungere il vicolo.

Aspettai finché qualcuno non arrivò per buttare la spazzatura, lanciai il coltello colpendolo perfettamente sul petto.

Rimase in piedi per qualche secondo per poi crollare a terra.

Lo raggiunsi saltellando, feci per togliere il coltello ma il sacco della spazzatura che teneva si mosse.

Aggrottai la fronte e presi in mano la pistola.

Aprii lentamente la busta e appena vidi ciò che conteneva mi sciolsi.

Anzi, mi incazzai.

Come aveva potuto? Voleva buttare nell' immondizia un povero gattino nero!

«Amore! Hai fatto?» urlò qualcuno da fuori il vicolo.

Sobbalzai e presi subito il gatto con una mano, mi alzai velocemente per scappare.

«il coltello!» dissi a denti stretti tornando indietro.

Vidi una bambina entrare nel vicolo e fermarsi con gli occhi spalancati.

«merda...» bisbigliai.

Tirai fuori il coltello, lo misi in tasca e tirai fuori la pistola.

«Papà...» la sentii dire.

Cazzo, mi tremava la mano.

Non potevo ucciderla, era più forte di me.

Sospirai abbassando la pistola.

«vieni qui, piccola» dissi dolcemente.

Lei avanzò lentamente.

«Amore! Tuo papà ha fatto?»

«Cazzo! Più veloce!» le urlai, lei corse verso di me e dietro di lei vidi la probabile madre.

Cazzo, l'intera famiglia era venuta per buttare la "spazzatura"?

Presi la bambina in spalla e puntai la pistola alla donna.

«Ridammi mia figlia!» urlò spaventata lei.

«ma stai zitta» sbuffai ricaricando la pistola, mirai bene e le sparai in fronte.

Feci spallucce e mi girai, misi la pistola in tasca e me ne andai con la bambina e il gatto.

Dovevo ucciderla! Ma perché mi faccio andare così?!

Appena fui abbastanza lontano, misi giù la bambina piangente.

«ascolta, piccola, non piangere, va tutto bene.» cercai di tranquillizzarla.

«hai salvato Mirtillo» piangeva lei, prese il gatto dalle mie mani e lo abbracciò.

«ti devo uccidere» dissi prendendo il gatto, mi misi in ginocchio e guardai la bambina spaventata. «dove cazzo ti devo portare piccola puttana? Sicuro farai la gallina e racconterai tutto.» dissi a denti stretti prendendo per i capelli la bambina.

«no ti prego!» piangeva.

«stai zitta, cazzo!» tirai fuori la pistola e la presi al contrario colpendo non troppo forte con il ferro sulla testolina della bambina.

Lei si prese la testa e pianse più forte.

«dirai qualcosa a qualcuno?» chiesi sorridendo.

«no!» singhiozzò lei.

Abbassai il capo chiudendo gli occhi.

«basta piangere, detesto i bambini che piangono.» ringhiai.

La guardai e vidi che provava a trattenere le lacrime e i singhiozzi.

Sorrisi, era veramente bella. Forse non dovevo ucciderla... da grande poteva diventare la mia assistente.

La presi in braccio e mi alzai.

«ti porto a casa mia, va bene? Dopo ti porto a fare qualcosa di bello» le dissi dolcemente.

«va bene» borbottò lei.

Le baciai la fronte e tornai a casa con lei e il micio.

MAFIA: lo sparo [Strecico/WGF]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora