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Cico's pov

Mi tremavano le braccia e il mio fiato era ormai diventato corto, con una mano mi tappavo la bocca per non emettere nessun suono mentre i miei occhi erano ormai pieni di lacrime.

«ah! Merda... non spingerlo troppo in fondo...» balbettai per poi mordermi il labbro.

«te ne stai un po' zitto?» disse Cold alterato mentre non mi dava ascolto e continuava a toccare proprio lì dove fa più male. ormai era da più di dieci minuti che facevo così.

«poi, mica è colpa mia se un gatto grosso come il mio pugno ti ha graffiato!» sbuffò lui mettendo su un piccolo vassoio il piccolo pezzo di cotone e ne prese un secondo sempre con le pinze. «guarda! Ho quasi finito, mh? Adesso smettila di piangere, sembri un bambino.» mi guardò con sguardo serio.

«va bene...» borbottai un po' imbronciato.

Appena concluse di togliere il poco sangue che usciva facendo in modo che la zona fosse abbastanza pulita, lui con un pezzo di cotone più compatto e rettangolare ci tamponò sopra una sottospecie di gel trasparente che bruciava parecchio. Fasciò la zona con una fascia del colore più simile a quello della mia pelle in modo tale che non andasse troppo nell'occhio.

Mi guardò per un istante negli occhi per poi sospirare stringendo con due dita la radice del suo naso. «alcune volte mi viene difficile credere che sei veramente il figlio di Tobbi.», prese la mia giacchetta e me la porse mentre io mi alzavo. «ti accompagno. Con quel braccio può risultarti difficile guidare.» Si girò dandomi spalle e allontanandosi per uscire dalla piccola stanza che era usata come infermeria privata.

«no, grazie, non ce n'è bisogno» ridacchiai raggiungendolo.

«non era una proposta, Chief. Era un'esclamazione.» alzò la mano facendomi intuire che dovevo fermarmi e di seguito anche lui lo fece rivolgendosi verso di me con tutto il corpo. Attorno a noi passavano le persone del posto che erano qui per lavorare, per fare le loro solite ore. «volevo che firmasse l'invito per far noto la sua presenza e anche la mia» indietreggiò di qualche passo verso il muro per non intralciare il passaggio, oggi sembrava esserci un grande vai e vieni. Stesso feci io seguendolo e poggiando l'avambraccio contro il muro intrappolando Cold fra me e il muro, gli sorrisi.

Lui sospirò «siamo alti più o meno uguale e non credevo le interessassero persone più vecchie di lei.» disse tirando fuori dal suo raccoglitore rosso dei fogli, poi si infilò la mano dentro la giacchetta grigia tirando fuori una penna dalle tasche interne. «firmi» me la porse.

«ma Vicky lo sa?» chiesi mentre firmavo in un angolo del foglio.

«certamente, la sua "Vicky" lo sa benissimo, anzi, forse è tra uno degli invitati di cui lei non vede l'ora di vedere. » rimise i fogli al loro posto e anche la penna. «mi segua Chief Red, l'autista la starà aspettando. ».

[...la mattina seguente...]

Era mattina presto e il sole era a malapena sbucato quando la mia sveglia mi tormentò con la sua fastidiosa vibrazione.

Socchiusi gli occhi fissando il soffitto che vedevo ancora offuscato, mi rigirai sul letto coprendomi di più con la coperta mentre mi lamentavo. Non volevo alzarmi, non adesso. Ma lo feci, ero costretto...

Dopo essere andato in bagno mi cambiai mettendo su la mia divisa, aprì il cassetto con il lucchetto per tirare fuori la mia pistola e metterla infilata di lato vicino alla cintura che già di suo conteneva oggetti vari.

Mi stirai e feci velocemente colazione essendo che alle sei sarei dovuto essere lì in stazione per ritirare le chiavi perché da oggi avrei dovuto occuparmi della situazione in giro per la città e caso mai fare qualche segnalazione.

Uscì di casa, lasciai la struttura e mi misi in macchina mettendola in moto. Erano le sei meno un quarto, ancora presto dai.

Mentre guidavo mi arrivò un messaggio. "Buon giorno Cico, come stai?:)". Era Ale.

Appena mi fermai ad un semaforo rosso, presi il telefono in mano rispondendogli: "bene, come mai già in piedi?" Chiesi rendendomi conto che erano quasi le sei.

"Ahaahah oggi è capitata così, quindi vieni oggi?"
"Si"
"E dove ci incontriamo?"
"Ti vengo a prendere~ ;)"
"Ah, va bene~ Non vedo l'ora di vederti, ti mando la posizione più tardiii:)"

Sorrisi. Alessandro non era poi così tanto male, aveva delle belle clavicole, spalle larghe ed un viso dalle guance che sembravano morbide, avrei voluto toccarle.

Ripartì stringendo il volante. Adesso che ci pensavo... Ale era fidanzato con una ragazza- cazzo! Veramente avevo intenzione di andare a letto con lui? Forse mi ero montato la testa.

Sospirai appena raggiunsi la stazione, scesi ed andai a ritirare che chiavi. La donna seduta dall'altra parte mi rivolse come al solito quello sguardo per poi porgermi le chiavi.

«grazie, buona giornata» cercai di fare il gentile.

Poi la giornata passò in fretta facendomi ritrovare nel mio cammino verso casa. Mi morsi forte il labbro perché erano le sei di sera e quindi mancavano solo due ore e sarei stato in un ristorante con Ale.

Non mi feci prendere dall'ansia, anzi, mi preparai al meglio per fare colpo.

Appena misi piede in casa iniziai a cercare dappertutto un abito elegante ma non troppo per la serata. Ma non lo trovai. Preso dal panico uscì e andai dritto da Ettore.

«Apri la porta! Apriii!!» bussai a non stop.

Speravo solo che fosse ancora sveglio...

Sentii girare la serratura e subito un sorriso mi comparve sul volto. La porta si aprì lentamente svelando la figura di una donna: Anna.

«Hey, Ettore è in casa?»

«oh, si, entra pure» lei mi fece accomodare. «vuoi bere qualcosa?» aggiunse poi mentre mi accompagnava verso il salotto.

«grazie ma sono apposto...» le sorrisi e lei mi guardò sotto occhio. «qualcosa non va?» mi fermai.

«mh... cosa hai fatto ai capelli?» me li indicò.

«oh, li ho sistemati, sono disordinati?» ci passai sopra la mano.

«e questo profumo?».

«ti piace? Forse ne ho messo troppo poco...» mi annusai il braccio.

«sputa il rospo.» incrociò le braccia sotto il seno.

Sospirai prima di dire: «è il primo appuntamento con una persona con cui non sono mai uscito e ho paura di non essere abbastanza elegante...» guardai altrove per non incrociare il suo sguardo intimidatorio. «...e sono venuto per prendere in prestito un abito da Ettore» conclusi per poi tornare a guardarla, a mia sorpresa sorrideva a bocca aperta.

«noooo ti sei veramente innamorato?» mi chiese scioccata ma felice.

«no!», arrossii «e poi è fidanzato» borbottai.

«Anna! Che è sto profumo?» vidi Ettore sbucare da non so dove. «oh, Ei» mi salutò. «che cosa ti porta qui?» si avvicinò a me.

«ecco...» mi grattai la nuca pensando a come chiederglielo.

«semplice, ha un appuntamento e vuole che gli presti un tuo abito» disse Anna al mio posto.

«si... più o meno...» borbottai imbarazzato.

«ma sì! Nessun problema! Vieni pure».

MAFIA: lo sparo [Strecico/WGF]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora