18.

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megan's pov

2 settimane dopo.

Sono esausta, questa notte il bagno si è trasformato nella mia nuova camera.

Ho una nausea e un mal di testa tremendi.

Sono le sette del mattino e dovrei alzarmi e andare a parlare con Jackson, a breve dovrebbe andare a lavorare.

Mi alzo lentamente e poi scendo le scale, trovandolo in cucina a bere un caffè.

«Ehm.. buongiorno.» dico imbarazzata, e lui alza lo sguardo appena si accorge della mia presenza.

La tensione è palpabile.

Da quel giorno non ci siamo più rivolti la parola se non per cose strettamente necessarie, e non siamo mai stati in un luogo da soli.

«Ciao Megan, come mai sei già sveglia?» mi domanda.

«Sono stata poco bene questa notte, volevo informarti del fatto che credo di essermi presa un'influenza.» gli rispondo.

«E quindi? Ho bisogno che tu bada ad Abigail, io devo andare a lavoro e non saprei chi chiamare, quindi farai anche oggi il tuo lavoro, non ti pago per stare nel letto a riposare.» mi dice, in maniera scontrosa.

Io decido di non obbiettare, così mi giro e ritorno al piano superiore.

Tra meno di un'ora devo svegliare Abigail e prepararla per andare all'asilo, non posso sprecare questo poco tempo che mi è rimasto per riposare.

Mi sdraio sul letto chiudendo gli occhi, senza dormire.

Questa notte mi sono misurata la febbre e non l'avevo, la misurerò nuovamente più tardi.

In men che non si dica la sveglia suona, e mi rendo conto di essermi persa nei miei pensieri.

Ormai Jackson dev'essere uscito.

Mi alzo e vado in camera di Abigail, aprendo le tende per permettere al sole di entrare.

Lei mugugna qualcosa e poi si gira dall'altra parte.

«Hey piccolina, buongiorno.» le sussurro, facendole una carezza.

Lei apre gli occhi lentamente, e poi mi guarda ed allunga le braccia verso di me.

Capisco subito la sua silenziosa richiesta, così la prendo in braccio e scendo al piano inferiore, anche se non sono al massimo delle mie forze.

Quando arriviamo in cucina la poso a terra e lei si siede.

Facciamo la colazione e in seguito le metto qualcosa di comodo per andare all'asilo e prendo l'autobus per accompagnarcela.

Dopo di che torno indietro ed entro dentro casa, correndo velocemente in bagno a rimettere.

Dopo aver tirato lo sciacquone, mi soffermo per qualche secondo sulla mia immagine allo specchio.

Ho delle occhiaie da far paura e le guance rossastre, non ho affatto l'aria di una che sta bene.

Così decido di tornare a letto.

Sono stanchissima.

Metto una sveglia alle 12:00 in caso mi dovessi addormentare, perché poi devo decidere che cosa preparare per il pranzo ed andare a prenderla per le 12:45.

Più tardi vado a prendere Abigail all'asilo e torniamo a casa per pranzare.

Ora siamo distese sul divano.

Durante il pomeriggio ho vomitato un paio di volte, non ne posso più.

«Megan! Puoi portarmi al parco? Oggi c'è anche la mia amichetta, Viola.» mi domanda, ed io non riesco a dirle di no.

Non sto per niente bene ma per lei posso fare questo sforzo, merita di divertirsi un po' con la sua amica.

Così mi copro per bene ed usciamo, stando fuori fino ad ora di cena.

Preparo un minestrone per Jackson ed Abigail, e quando lui arriva, io vado nella mia camera, a sdraiarmi un po'.

Dopo circa un'ora sento qualcuno bussare alla mia porta.

«Avanti.» dico in un sussurro, ed entra Jackson.

«Tu non hai cenato?» mi domanda, rimanendo in piedi sullo stipite della porta.

Scuoto la testa.

«Come mai?» mi chiede.

«Te l'ho detto, sto male, ho vomitato parecchie volte e non mi sento al massimo delle forze. Ho preferito non cenare.» gli spiego.

«Vieni a mangiare qualcosa.» mi dice.

«Non mi va, grazie.» rispondo educatamente.

«Megan, vieni con me in cucina a mangiare qualcosa.» insiste.

Così, sbuffando, mi alzo, ed andiamo insieme in cucina.

Riscalda il minestrone avanzato e poi mette un piatto a tavola.

Mi siedo ed inizio a mangiare, mentre lui prende posto di fronte a me.

«Abigail?» gli domando.

«È voluta andare subito a dormire, era parecchio stanca.» mi risponde.

«Domani te la senti di badare ad Abby o non vado a lavorare?» continua poi.

«Come preferisci tu, non voglio creare problemi.» gli dico.

Ci riflette su per qualche secondo e poi mi da una risposta.

«Va bene, domani puoi riposarti.
Penso a tutto io.»

Cerco di trattenere un sorriso.

«Grazie mille, Jackson. Non dovevi.» lo ringrazio, alzandomi e appoggiando il piatto nel lavandino.

«Tu vai a letto a rilassarti, oggi hai già fatto anche troppo.
Sistemo io la cucina.» mi risponde.

Così, dopo averlo ringraziato per la millesima volta, vado in camera e mi sdraio nuovamente sul mio comodo letto matrimoniale, lasciando la porta aperta e spegnendo anche la luce del abat-jour.

Sono stanca e priva di energie, mi serve una bella dormita.

𝑰 𝒏𝒆𝒆𝒅 𝒖Where stories live. Discover now