29.

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jackson's pov

«Cos'hai detto?» domando scioccato, sperando di aver capito male.

«Megan aspetta un bambino..» sussurra incerta.

Susseguono diversi secondi di silenzio.

Mille domande senza risposta si fanno spazio tra i miei pensieri.

«Devo fare una cosa, torno tra poco.» la informo per poi salire al piano superiore con il mio cellulare.

Mi dirigo in camera mia e entro nella chat tra me e Megan.

"Ciao Megan, scusa il disturbo, ho bisogno di parlarti. Puoi venire a casa mia?" digito.

La risposta arriva dopo pochi minuti.

"Ciao Jackson, sì, posso venire, quando?".

"Il prima possibile." le scrivo per poi alzarmi e cercando Charlotte in tutta la casa, trovandola a pulire la cucina.

«Charlotte.» attiro la sua attenzione.

«Dimmi caro.» mi dice, interrompendo ciò che stava facendo e alzando lo sguardo su di me.

«Puoi andare a casa. Prenditi la giornata libera.» le rispondo.

«Ma Jackson-» protesta.

«Tranquilla, è una giornata pagata.» le spiego, e lei annuisce.

«Oh ok. Allora vado, buona giornata.» la saluto e se ne va.

Tra poco Megan sarà qui, e devo parlare con lei.
Non voglio orecchie indiscrete.

Un'ora dopo sento il campanello suonare, così tiro un grande sospiro, e vado ad aprire la porta.

I suoi lunghi capelli biondi sono sciolti, indossa un cappotto slacciato con sotto un maglione corto a costine marrone e un jeans nero.

La guardo attentamente, ma non mi sembra avere un filo di pancia in più dall'ultima volta che l'ho vista, più di un mese fa.

«Non sei incinta.» affermo, convinto.

Abigail mi avrà sicuramente mentito, voleva rivedere Megan ed ha trovato la soluzione.

«Jackson, fammi entrare per favore, ne parliamo con calma.» mi risponde.

Mi sposto di lato per farla entrare.

«Vieni, andiamo a parlare in camera mia.» le dico, e lei annuisce.

Appena Abigail vede Megan spalanca gli occhi e le corre in braccio.

«N-non te ne andare mai più.» singhiozza.

«Hey piccolina, non piangere.» le dice, asciugandole una lacrima.

«Ora devo andare con papà a parlare di una cosa, torno tra poco, va bene?» le domanda dolcemente, ed Abby annuisce.

Così Megan la mette giù, salendo con me al piano superiore.

Entriamo in camera mia e chiudo la porta.

«Allora?» le domando, in attesa di spiegazioni.

«Jackson, io sono incinta.» rivela.

«No, non è vero.» nego.

«Sì, è vero. Ti sto dicendo la verità.» insiste.

«E come faccio a crederti? Non hai neanche un filo di pancia.» le chiedo.

«Sono solo al secondo mese, è ancora presto. Se vuoi delle prove posso farti vedere i risultati delle analisi del sangue che ho fatto oppure le foto e il cd della prima ecografia.
Avrei voluto dirtelo quella sera, ma non ho avuto modo di farlo.» mi risponde.

Vorrei sfuggire dalla realtà.

Doveva essere una scopata, niente di più.

Ed ora non posso ritrovarmi con un figlio non voluto, e per di più con la ex baby-sitter di mia figlia.

«Non sentirti costretto, non lo devi accettare per forza. Prendi le tue decisioni. Se non vorrai più vedere me e questo bambino io me ne andrò. Non voglio essere un ostacolo.» dice dopo qualche secondo, vedendomi in difficoltà.

«Mi ci vorrà un po' per realizzare, ma ci sarò, è mio figlio e sarei un padre di merda se decidessi di non prendermi le mie responsabilità.» le rispondo, cercando di trattenere le lacrime.

Io non piango mai, non mi è facile esternare le mie emozioni, tengo tutto dentro, sin da bambino, ma questa notizia mi ha sconvolto.

Avevo iniziato a sospettare qualcosa in questi giorni, ma non di certo di aver messo incinta Megan.

Lei mi guarda, come se fosse indecisa se dirmi qualcosa oppure no.

«Se hai bisogno di dirmi qualcosa io sono qui.» le dico, e lei annuisce.

«Devi promettermi di tenere a questo bambino e non fargli del male. Ho bisogno che tu me lo prometta.» mi risponde.

«Sì, te lo prometto, ma perché?» le chiedo.

«Perché non ho avuto un buon padre e piuttosto che avere lui come padre, avrei preferito non averlo per niente.» mi spiega, non andando mai troppo nel personale.

Ormai la conosco da qualche mese, ma è talmente riservata che su di lei so veramente poche cose.

La guardo negli occhi e noto che li ha lucidi.

Dovrei provare a mettermi anche nei suoi panni.

Ha solamente vent'anni e si è ritrovata all'improvviso sola, senza un lavoro o un tetto ed incinta.

«Vieni qui.» le dico, e lei si avvicina a me, così l'abbraccio.

Dopo un po' ci stacchiamo.

«Vuoi tornare a lavorare qui? A fare la baby-sitter di Abigail? Ho provato a trovargliene un'altra, ma ormai si è affezionata a te. Mi ripeteva praticamente ogni giorno che le mancavi.» le dico.

Lei mi sorride.

«Sì, anche io mi sono affezionata ad Abigail, tua figlia è una bambina meravigliosa.» mi risponde.

«Beh, allora ti conviene andare a fare le valigie.»

«Davvero? Posso tornare a vivere qui? Non voglio essere d'impiccio.» mi domanda.

«Sì, e no, non sarai d'impiccio.» le rispondo.

«Grazie Jackson, te ne sono grata.» mi dice.

Non voglio lasciare Charlotte senza un lavoro, mi sentirei in colpa, un mio amico ha bisogno di una baby-sitter che badi ai suoi quattro figli di quattordici, sette, sei e quattro anni, glielo proporrò.

megan's pov

Forse la mia vita non è un continuo susseguirsi di eventi negativi.

Ogni tanto concede anche a me qualche motivo per sorridere.

Dopo essere uscita dalla camera di Jackson, scendo le scale, vedendo Abigail seduta sul divano.

La raggiungo e mi siedo accanto a lei.

«Mi dispiace di averglielo detto, non sei arrabbiata con me, vero?» mi domanda, guardandomi con un'espressione triste.

«Non sono arrabbiata, Abby.
Lo sai che non potrei mai arrabbiarmi con te per aver detto al tuo papà la verità.» le rispondo.

«Mi manchi tanto.. io voglio che sia tu la mia
baby-sitter..» mi dice.

Io le sorrido.

«Beh, allora ne sono felice, perché-» sto per finire la frase ma mi interrompe.

«Torni qui!?» mi domanda, guardandomi con aria speranzosa.

Annuisco, e lei mi abbraccia forte.

«Ti voglio tanto bene.» mi sussurra.

«Anche io.» le rispondo.

𝑰 𝒏𝒆𝒆𝒅 𝒖Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz