30.

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megan's pov

«Megan.» Jackson mi chiama, attirando la mia attenzione.

«Sì?» gli domando, girandomi verso di lui.

«Potresti portare Abigail a fare una passeggiata?
A momenti dovrebbe arrivare Valentine, la mia fidanzata, e vorrei parlarle senza Abigail in giro per casa, non so come la mia ragazza potrebbe reagire alla notizia.» mi chiede.

Appena pronuncia le parole "la mia fidanzata" sento un vuoto allo stomaco, ma faccio finta di nulla.

Io e Jackson non abbiamo alcun tipo di rapporto, se non quello lavorativo, non devo interessarmi alla sua vita privata.

«Certo, usciamo subito.
Scrivimi tu quando possiamo tornare a casa.» gli rispondo.

«Grazie Megan, ci sentiamo più tardi.» mi ringrazia, così dopo averlo salutato salgo le scale, trovando Abigail nella sua cameretta, a guardare fuori dalla finestra chiusa.

«Hey piccola, che combini?» le domando, e lei si gira verso di me.

«Mi sto annoiando tantissimo.» sbuffa.

«Ti va se andiamo a fare una passeggiata e poi prendiamo anche un bel gelato?» le chiedo, ed un sorriso si fa spazio sul suo volto.

«Certo! Vado subito a mettermi la giacca e le scarpe!» esclama felice, correndo al piano inferiore.

Così la seguo e prima di uscire le allaccio le scarpe, dato che ancora non ne è capace.

Stiamo per uscire ma Jackson ci ferma.

«Ah, Megan, una domanda.» mi chiede, rimanendo seduto sul divano del salotto.

«Dimmi.» gli rispondo.

«Hai la patente?» mi domanda, ed io annuisco.

«Tieni.» mi lancia le chiavi della sua macchina.

«Andate dove volete, l'importante è che il mio gioiellino torni a casa sano e salvo.» dice, riferendosi alla sua auto.

Sorrido scuotendo la testa.

«Puoi fidarti di me.» gli rispondo ridendo.

«Staremo a vedere.» mi dice ridendo a sua volta.

Così io e Abigail usciamo di casa, andando in garage a prendere la macchina.

L'aiuto a salire sul seggiolino, e poi le allaccio la cintura di sicurezza.

Dopodiché salgo anche io in auto, prendendomi un secondo per ammirarla.

Ho la patente ma non ho mai avuto una macchina mia, non avendo abbastanza soldi per potermela permettere, per me è surreale essere alla guida di questo macchinone.

La metto in moto.

«Dove vorresti andare Abby?» le domando.

«Al mare, per favore.» mi risponde, guardandomi con i suoi occhioni azzurri, supplicandomi.

«Va bene, che mare sia.» dico, per poi partire verso la nostra meta.

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