22.

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megan's pov

Sono le quattro del pomeriggio e tra un'ora dovrei essere al laboratorio analisi.

Ma prima devo accompagnare Abigail al parco a giocare con la sua amica, Viola.

«Abby sei pronta?» le chiedo, scendendo le scale, lei annuisce ma quando mi avvicino noto che abbia la tuta sporca di pomodoro.

«Io direi proprio di no, su vieni con me che ti cambio.» lei mi segue ed andiamo in camera sua.

Prendo dal suo armadio un leggings grigio scuro ed una felpa color senape di Titti.

Le do' una mano ad indossarli e quando siamo pronte usciamo.

Attraversiamo la strada e siamo già giunte a destinazione.

Lei corre immediatamente sull'altalena, su cui vede la sua amica, e vedo una giovane donna che avrà la mia età, avvicinarsi a me.

«Ciao, piacere Olivia.
Sono la madre di Viola.» si presenta, sorridendomi.

«Piacere mio, Megan.
La baby-sitter di Abigail.» ricambio il sorriso.

«Dovrei assolutamente correre in un posto, potresti guardare anche Abigail giusto per cinque minuti?
Te ne sarei grata.» le chiedo.

«Certo, tranquilla.
Vai pure.» dopo averla ringraziata nuovamente, mi dirigo verso la mia destinazione.

Mi metto in fila e quando tocca a me compilo un foglio, per poi entrare in una stanzetta in cui mi attende, seduto su uno sgabello, un signore.

Mi fa accomodare di fronte a lui e senza perdere tempo mi fa le analisi del sangue.

«Dovrebbero arrivarle i risultati entro due giorni.» mi informa dopo aver finito.

Io annuisco e dopo aver salutato, esco, tornando al parco giochi.

Vedo Abigail che gioca spensieratamente con Viola, e ciò mi rende estremamente felice.

Ormai con lei ho un rapporto unico e speciale.

«Grazie ancora.» dico ad Olivia, sedendomi di fianco a lei su una panchina.

«Non devi ringraziarmi, sul serio.
Comunque non hanno combinato nulla in tua assenza.» mi informa ridendo.

«Menomale.» rispondo scherzosamente.

Dopo una lunga chiacchierata con Olivia e dopo esserci scambiate i numeri, verso le sette di sera, torniamo a casa.

«Abby, cos'è che ti aveva detto di fare il tuo papà prima di andare a lavoro?» le domando.

«Di rimettere a posto i giochi sparsi per tutta la mia cameretta.» mi risponde.

«E tu l'hai fatto?» scuote la testa.

«Dai andiamo, ti do' una mano io, ma solo per questa volta.» le dico.

La sua stanza era molto disordinata, ed infatti ci abbiamo impiegato un po' di tempo per farla tornare limpida come una volta.

Stasera non devo pensare alla cena, porterà la pizza Jackson.

Sentiamo bussare alla porta, e poi entra lui con in mano tre cartoni della pizza.

«Scendete o si raffredderà.» ci dice, avviandosi poi verso le scale seguito da noi.

Metto velocemente la tovaglia ed apparecchio, ognuno prende la propria pizza ed iniziamo a cenare.

Faccio in tempo ad entrare nella mia camera che un conato di vomito mi colpisce all'improvviso, perciò corro in bagno.

Non mi abituerò mai a tutto questo.

Sto cercando di tenermi impegnata perché ogni volta che la mia mente torna a quel pensiero è come una pugnalata al cuore.

Mi sto odiando, perché so che non sarò in grado di essere la madre perfetta che meriterebbe.

Mi sto odiando perché non riesco minimamente a prendere in considerazione l'idea di abortire, non ce la farei.

Mi sto odiando perché non riesco a dire la verità a Jackson, mi sento solo una codarda.

Mi sto odiando perché sono sola.

Mi lavo il viso e poi torno in camera, sedendomi successivamente sul letto.

Sento bussare alla porta e mi ricompongo velocemente.

«avanti.» dico.

«Dovrei telefonare alla madre di Tiffany, mi serve il tuo aiuto.. tu sei la persona più calma e tranquilla che io conosca, mentre io sono una persona abbastanza impulsiva.. probabilmente direi qualcosa di sbagliato.» mi spiega, e quando si avvicina e si siede sul letto accanto a me, trattengo il respiro per un secondo.

«Vuoi che le parli io?» gli chiedo, trattenendo una risata.

«Sì, esatto.» mi risponde.

«Tieni.» mi porge il suo telefono e lo prendo.

Avvio la chiamata con la madre di Tiffany, e dopo qualche secondo risponde.

«Pronto?» domanda una voce squillante.

«Salve, mi scusi per il disturbo.» le dico, ma vengo interrotta bruscamente.

«È una di quelle chiamate promozionali? Non sono interessata.» mi liquida.

«No, signora. Sono la baby-sitter di Abigail, una compagna di sua figlia.» nego.

«Ah, buonasera. Posso sapere come mai mi ha chiamata? Non è bastato il male che quella bambina ha fatto a mia figlia?» mi risponde, con tono scocciato.

«Volevo chiarire che Abigail non ha fatto assolutamente nulla.
Sua figlia le ha mentito. È stata Tiffany a far del male ad Abigail. La prossima volta invece che spargere voci non vere, verifichi se sua figlia stia dicendo la verità.» le dico.

«Ma come si permette a dare della bugiarda a mia figlia? Perché dovrei credere a voi e non alla mia bambina?» mi domanda.

«Vuole le foto di come sua figlia ha ridotto la schiena ad Abigail?» le chiedo.

Susseguono diversi secondi di silenzio, fino a quando dopo diverso tempo parla nuovamente.

«No, non mi serve nessuna foto. Parlerò con mia figlia, arrivederci.» non mi da' neanche il tempo di rispondere che chiude la chiamata.

Scoppiamo entrambi a ridere.

«Sono cinque minuti che mi sto trattenendo dopo il "è una di quelle chiamate promozionali?"» mi dice Jackson.

«Che voce stridula, non la sopportavo più.
Ma la figlia deve aver pur preso da qualcuno.» gli rispondo, e lui annuisce.

Gli rido' il suo telefono e lui si alza, dirigendosi verso la porta.

Quando sta per uscire si gira verso di me.

«Comunque, grazie.» mi sorride.

«Di niente, figurati.» ricambio il sorriso.

Dopodiché esce dalla mia stanza, lasciandomi sola con i miei pensieri.

𝑰 𝒏𝒆𝒆𝒅 𝒖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora