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megan's pov

Salgo sull'autobus e mi siedo al primo posto che trovo libero.

Tra pochi minuti inizierà il mio appuntamento dalla dottoressa, spero di non ritardare.

La nausea si è calmata lievemente, ma è ancora presente.

L'ansia mi sta divorando, non ho la minima idea di cosa possa avere, spero solamente non sia nulla di grave ed irreparabile.

Dopo poco sono arrivata a destinazione, così scendo e raggiungo l'ambulatorio.

Appena entro la sua segretaria mi informa che la dottoressa mi attende, così busso alla sua porta.

Dopo aver ricevuto il permesso, entro.

«Salve.» saluto, richiudendo la porta dietro di me.

«Buongiorno Megan, siediti pure.» mi accoglie, così mi siedo su una delle due sedie poste davanti alla sua scrivania.

«Dimmi pure quali sono i tuoi sintomi.» mi dice.

«Nausea, da circa due settimane.» le rispondo.

Riflette per qualche secondo.

«Hai avuto tosse, raffreddore, febbre, mal di pancia.. qualsiasi cosa riconducibile ad una normale influenza?» mi chiede, ed io scuoto la testa.

«Megan, dovrò farti delle domande molto intime, ti sto richiedendo la massima onestà.» mi spiega.

«Certo, va bene.» rispondo, provando a restare calma.

«Quando hai avuto il tuo ultimo rapporto?» mi chiede.

«Quasi un mese fa, sono passati esattamente ventiquattro giorni.» le rispondo.

«È stato un rapporto protetto?» scuoto la testa.

«Ultimo ciclo mestruale?»

Mi rendo conto che sarebbe dovuto venirmi la scorsa settimana, e così inizio a collegare i puntini.

Provo a reprimere i miei pensieri.

«Lo scorso mese, sarebbe dovuto venirmi la scorsa settimana, ma non è arrivato.» le dico.

Lei mi guarda, ed io ricambio lo sguardo, cercando di mandare indietro le lacrime che minacciano di uscire dai miei occhi.

Si alza e prende una scatolina di carta dal suo armadietto, e poi me la porge.

Io la prendo, rigirandola tra le mie mani.

«So che non è facile e che hai solamente vent'anni, ma devo chiederti di fare questo test.» mi dice.

Io annuisco.

«Il bagno è tutto a destra, prenditi il tempo che ti serve, quando saprai il risultato vieni a comunicarmelo.»

Esco ed entro nel bagno, chiudendo a chiave e scoppiando in un pianto silenzioso.

Mi sembra di vivere un incubo.

Dopo un po', prendo coraggio, leggendo le istruzioni sul retro.

Faccio ciò che c'è scritto e poi attendo, con il cuore che batte a mille.

Questa non può essere la realtà.

Attendo qualche minuto, e poi guardo il risultato.

Non è possibile, non può essere vero.

Non posso fare da madre ad un piccolo essere innocente che meriterebbe solamente amore.

Io non ne sono capace.

Non ho mai avuto una bella situazione familiare, non ho avuto dei genitori da cui prendere esempio.

E Jackson.. non posso costringerlo ad essere ancorato a me per il resto della sua vita perché sarò la madre di suo figlio.

È stato solo uno sbaglio, il divertimento di una notte non può trasformarsi in qualcosa di così grande.

Sono stata un'incosciente, dovevo pensarci due volte prima di andare a letto con lui, quella sera.

Pulisco il test e poi ritorno nell'ambulatorio, cercando di mostrarmi il più forte possibile.

«È positivo?» mi domanda.

Credo che nei miei occhi si possano leggere le emozioni incontrastanti che sto provando in questo momento.

Annuisco.

Si siede dietro il computer e inizia a digitare qualcosa.

«Ti prenoto un'analisi del sangue per vedere se confermerà il risultato.» mi informa, ed io annuisco.

Non mi va di parlare, vorrei solo trovare un modo per tornare indietro e rimediare.

«Va bene per mercoledì alle diciassette?» mi chiede.

«Sì, va bene.» le rispondo per non risultare scortese, anche se mi trema la voce.

Metto il test all'interno della mia borsetta.

«Appena avrai il risultato delle analisi mandamelo via e-mail, ciao, Megan.» mi dice.

«Arrivederci.» la saluto.

Prendo l'autobus per tornare a casa e quando arrivo Abigail mi corre incontro.

«Mi sei mancata un sacco.
Vuoi venire di là con noi a finire il puzzle?» mi chiede, ed io non riesco a rifiutare.

«Certo piccolina.» le sorrido.

Così entriamo in cucina e ci sediamo al tavolo, ed io cerco di ignorare la presenza di Jackson.

«Devo andare in bagno.. torno subito.
Non continuatelo senza di me!» si raccomanda, lasciandoci soli.

«Com'è andata la visita?» mi domanda, allora alzo lo sguardo su di lui, che indossa una delle sue solite t-shirt bianche aderenti, che lasciano poco all'immaginazione.

«Oh, bene.. grazie. Non è niente di grave.. è un nuovo tipo di virus, lentamente la nausea si calmerà fino a scomparire del tutto, ultimamente sta girando molto.» provo ad inventarmi una scusa, e per quanto sia stupida lui sembra bersela.

Fortunatamente torna Abigail, e la conversazione tra me e Jackson si interrompe.

L'aiutiamo a concludere il puzzle e poi Abigail vuole che l'aiuti a dare l'acqua ai fiori, così ci mettiamo le nostre giacche ed usciamo in giardino.

𝑰 𝒏𝒆𝒆𝒅 𝒖Donde viven las historias. Descúbrelo ahora