SOPRAMMOBILE

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Ciao papà,
Oggi è il 14 Settembre e si... hai ragione, stanno succedendo un po' di cose.

Non mi trovo più ad Hogwarts.
Adesso faccio da tutor a Draco Malfoy, una famiglia di ricchi purosangue.
Se le voci lì girano - come mi hai detto, anzi, scritto - saprai che suo padre è da poco in prigione.
Fa parte di un'organizzazione capitanata da Voldemort, e se hai avuto modo di leggere tutto, saprai anche che spesso fanno paragoni con te. Quindi, al solito, non mi sento di criticare gente alla quale sei affine, non avrebbe senso. Tengo tutto per me.

Ma tranquillo, starò bene.

Ti voglio bene.

Il rapporto con mio padre era difficile da definire. Non parlavamo mai di ciò che lo aveva portato in prigione, della gente che aveva ucciso, e di cosa avesse in testa.
Io facevo finta che quella parte di lui non fosse mai esistita e lui non insisteva nel rivelarmela. 

Quasi a volte lo dimenticavo, sorridendo anche mentre gli scrivevo, poi però il mio cervello tornava alla realtà e i miei occhi si bloccavano su un punto fisso. Ero viva, ma sembrava che non vivessi davvero. Mi faceva male e bene scrivergli, ma ne avevo bisogno.

Tuttavia, non gli scrissi tutto ciò che avrei voluto scrivere. Era la prima lettera che scrivevo a Malfoy Manor e dovevo accettarmi che non passasse da altre mani prima di essere consegnata.

Ma quando Snow tornò prima del previsto, molto prima, feci due più due. Forse gli intelligentissimi Malfoy non sapevano che mio padre non si trovasse ad Azkaban ma a Nurmengard - molto più lontano da qui.

E così, la prima sera a casa di Draco, iniziò male.

Uscii dalla mia stanza e mi diressi direttamente in cucina dove mamma e figlio stavano di sicuro cenando. Avevano chiesto se volessi mangiare, sua madre aveva insistito, ma io non avevo appetito.

Scesi le scale, scalza, con sole delle calze che mi aiutassero a non scivolare su quel pavimento specchiato. Arrivai in cucina e non entrai subito, controllai la situazione da lontano.

Draco seduto sul divano mentre leggeva un libro e sua madre - quella grandissima stronza - con la mia lettera tra le mani, seduta sul tavolo di vetro posto in salotto. Sorseggiava anche un bicchiere di vino, come se stesse leggendo il romanzo più interessante mai letto.

Mi avvicinai a lei, che stava di spalle, e come l'istinto mi ha sempre comandata, presi la mia bacchetta che avevo inserito nella tasca della mia felpa - di certo l'avrei tenuta sempre con me in quella casa.

Gliela puntati sulla tempia pronta per farle paura e pronta ad attaccarla se fosse necessario «Signora, forse non lo sa ma mio padre è imprigionato nelle montagne del Nord Europa, e non nel Mare del Nord, ad Azkaban. Le tempistiche sono ben diver-»

Di colpo sentii il mio corpo strattonarsi.
Sentii la mia bacchetta cadere per terra. La mano di Draco avvolta al mio collo. La mia schiena sbattuta sul muro. La mia testa anche.

«Non ti permettere a toccarla.» strinse più forte, sempre più forte.

A fatica gli guardai gli occhi perché il soffocamento mi portava a strizzarli, ma non avevo mai visto Draco così arrabbiato.
Sembrava quasi volesse uccidermi con le mani, senza magia.

«Draco...»
Sentii la voce di sua madre mentre cercavo di avvolgere le mie mani su quelle di Draco per liberarmi, ma la sua presa era molto più forte della mia.
«Draco, lasciala... subito.»

La sua mandibola si strinse ancora di più, come se avesse preferito che sua madre gli desse l'ordine di uccidermi.
«Draco.» continuò, con tono pacato, come se quello fosse l'unico modo per calmare suo figlio.

Deatheater ~ Draco Malfoy Where stories live. Discover now