CHÉRIE

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L'indomani mattina ricevetti una lettera. Il sigillo di Hogwarts fece scomparire ogni probabilità di aver ricevuto risposta da mio padre; in fin dei conti, erano passati solo due giorni. Il ministero tedesco non dava mai la possibilità a mio padre di rispondermi in tempo reale, ma adesso avrei avuto bisogno di una qualche sua parola di conforto.

Le trovai in Severus, però.
Aveva scritto che si sarebbe recato a casa di Draco per darci delle lezioni private - dopo il sul turno scolastico. Tirai un sospiro di sollievo leggendo quella lettera.

Mi diressi in bagno. Dopo essermi lavata, scelsi di mettere un vestito in maglia a maniche lunghe color ceruleo con un colletto color panna. Amavo i vestiti in maglia. Oltre al calore, fasciavano ogni linea del mio corpo.
Un po' come i maglioni che indossava Draco.
Oh Salazar, perché sto pensando a lui?

Lasciai il pensiero del suo dolcevita che gli fasciava sempre alla perfezione il collo pallido, per indossare le mie Mary Jane.

Una volta pronta, uscii dalla stanza e quando trovai Draco poggiato davanti la sua porta con le braccia conserte, quasi mi venne un colpo.
«Finalmente.»

Mi stava aspettando?

«Ma che vuoi? Devo anche essere cronometrata?» mi accigliai, guardandolo dalla testa ai piedi. Non lo mirai in quel modo perché volevo dare la sensazione di farlo sentire "inferiore", ma perché se hai degli occhi funzionanti, quegli occhi squadrerebbero Draco Malfoy. E i miei occhi funzionavano. Bene.

Portava un pantalone grigio e uno dei suoi soliti maglioni, questa volta di un verde bottiglia.

«Severus ha dato un'orario ben preciso. Visto che so che sei ritardataria, ho pensato che se non uscivi tra cinque minuti avrei chiamato Dobby.» sembrava già stanco di parlare «Ti ricordo che le nostre lezioni sono controllate dalle autorità.»

Era vero. Dovevamo rispettare gli orari, altrimenti Severus non poteva rimanere un secondo in più.

«E non so tu, ma io non voglio rimanere indietro.»
Sbuffai, pensando a quanto quel ragazzo fosse pesante. Poi mi diressi verso di lui per picchiettargli la tempia «Mi dispiace... per quello ci ha già pensato la natura.» dissi, riferendomi al suo cervello, ma lui non mi diede neanche modo di toccarlo con un polpastrello, bloccandomi il braccio.
«Spiritosa.»
Gli feci un finto sorriso per poi liberarmi dalla sua presa per dirigermi verso le scale.

Sentii le sue scarpe seguirmi, fino a quando non vidi la sua figura accanto alla mia. Scendeva le scale passo per passo insieme a me, senza dire una parola.
«Senti... non ho chiesto ma... servono pergamene? Penne?» chiesi perché quel silenzio mi portava imbarazzo.
«No, la biblioteca è piena.»

Ora Malfoy aveva la mia attenzione.

«Biblioteca?» mi voltai verso di lui, smettendo di guardare le mie scarpe mentre scendevo le scale.

Notai che i suoi occhi stavano guardando le mie gambe scoperte.
A quel punto, mi chiesi se quel vestitino fosse troppo corto, ma tolsi quel pensiero dal cervello perché mai avrei provato imbarazzo per un uomo. Se mi piaceva un vestito lo compravo. Degli occhi indiscreti non mi importava.
Dei suoi però... un po' si.

Quando notò che il mio obiettivo divenne lui e non più le scale, smise di guardarmi.

«Si.» rispose «Nella tua villa non ne hai una?» ora il suo sguardo su di me esprimeva competizione.

Chi ha il voto migliore?
I vestiti più costosi?
Più potenza?
La villa più grande?
Io e lui eravamo sempre in competizione.

Sogghignai «Vuoi vederla?»
«Dubito che ne hai una.»
«Magari ti ci porterò un giorno, Malfoy.» ripetei, con la giusta punta di malizia nel tono «Sono sicura che muori dalla voglia di vedere se casa mia è più grande della tua.» poi sbarrai gli occhi, per finta, mettendo una mano sulla bocca «Ah no, scusa... questa è casa di tuo padre, non tua, quindi effettivamente una casa propria non ce l'hai.»

Deatheater ~ Draco Malfoy Where stories live. Discover now