TECA

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«Dimmi che sei ubriaco per essere qui» affermai con il cuore a mille dopo aver dato una breve occhiata alla casa e soprattutto al piano di sopra - dove gli altri erano appollaiati.

«Tu hai bevuto, lo sento da qui» disse, infastidito, nel momento in cui tornai a guardarlo.

Era... bellissimo.
Non so cosa mi facesse pensare che lo diventasse sempre di più. Forse erano i miei occhi che riuscivano a vederlo sotto una luce diversa a ogni minuto in più che passavo con lui.

«Ma io sto più che bene, tanto da non fare cazzate. Ma tu? Sei forse...»

Mi interruppe. «Impazzito? Forse, si...» Mentre lo disse mirò i miei occhi. E restammo in silenzio, a mirarci, dopo una settimana, dopo che aveva lasciato la mia stanza sbattendo la porta.

Da quel giorno mi ero spenta sempre di più.
Adesso, con la sua presenza, sembravo una lucciola funzionante. Anche se tutti avrebbero pensato il contrario. Ero mal funzionante proprio perché mi accendevo grazie a lui.

«In tutta la mia intera vita non credevo di potermi mai trovare qui.» Disse qui con disgusto mirando la casa. «È peggio di come me l'aspettassi.»

«Amo questa casa.» La difesi.

Lui aprì la bocca, ma poi la richiuse in un attimo. Qualsiasi cosa volesse dire, non la espose. «Tu, abituata nel lusso, ami questa casa...» sogghignò.

«Io e te cosa abbiamo? Il lusso. E poi? Loro hanno tutto, anche se il lusso non ce l'hanno.» Notai che i suoi occhi miravano spesso la tana. Mi chiesi se vedesse che qualcuno ci stesse spiando; io davo le spalle. «Mi chiedo infatti cosa ti abbia spinto a venire qui se a casa tua hai tutto...»

Avrebbe dovuto sapere che mi avrebbe messa in difficoltà recandosi qui. Di sicuro lo sapeva. Quindi... perché?

«Qualcosa manca. Qualcuno. Da una settimana...» Infilò le mani in tasca, e da essa fuoriuscì qualcosa. Mi accendevo sempre di più, lo sentivo. «E... ti ho portato un regalo.»

Mirai quel pacchetto con le labbra schiuse, consapevole che stavo aprendo il suo per primo e che avrei dovuto spacchettare quelli fatti dai miei amici. Consapevole, però, che io volevo aprire questo.

«Accettalo, per favore...» disse notando che i miei arti non si mossero, ma si, certo, lo avrei accettato, era il mio cervello che si era bloccato a guardare quel piccolo pacchetto di colore blu.

«Io... non ti ho fatto un regalo» mormorai.

Una strana sensazione acchiappò il mio cuore. Cosa era? Dispiacere? Non credo di averlo mai provato prima d'ora. Sapevo solo che avevo voglia di fargli un regalo quattro volte più grande del suo, scusandomi di non averci pensato prima.

In realtà, ci avevo pensato, ma non feci quel passo in più. Non potevo farlo. E non potevo neanche più ascoltare il mio volete; diceva il mio cervello.

«È già tanto che non mi stai maledicendo.»

«L'ho fatto, nella mia testa.»

«Vuoi aprirlo o no?»

Stavamo bisbigliando. Adoravo quando bisbigliava.

«Ok...» glielo tolsi dalle mani come se me lo meritassi quel regalo. E si, me lo meritavo, perché avevo mentito a tutti pur di... proteggerlo. Lui non lo sapeva, ma un regalo, forse, gliel'avevo fatto.

Rigirai il pacchetto. «Lo hai... incartato tu?» Era imperfetto.

Alzai gli occhi, e quando i miei incontrarono i suoi, notai che si irrigidì. «Diciamo di si... con la magia. Ma non sono molto bravo a incartare regali.»

Deatheater ~ Draco Malfoy Where stories live. Discover now