CAPITOLO 8

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MIHAI

Dodici anni prima...

Strimpellavo qualche nota distrattamente, le dita cercavano le corde della mia chitarra senza che io neppure me ne accorgessi come un richiamo, un bisogno, una necessità che non tutti potevano concepire ma si poteva dire che io ne fossi dipendente anche senza rendermene conto. Avevo la musica in testa, non serviva che mi appuntassi le sequenze di note o seguissi uno spartito, la mia mente si spegneva e i pensieri lasciavano lo spazio a qualche sinfonia sconosciuta persino a me, che invece sembrava ben impressa sui miei polpastrelli. Pizzicavano le corde con tranquillità, non avevo mai suonato con l'ansia di sbagliare qualcosa o di non essere a tempo, quando mi immedesimavo nella musica ero io a comandare, nel mio mondo era la mia anima lo spartito e il mio corpo il musicista che ne seguiva la metrica e la tempistica.

Era così che nascevano le mie canzoni, da mattine come quella quando la mia mente era sgombra da ogni cosa, il mio corpo era rilassato in contrasto con la tensione delle corde, il mio umore era soggiogato dalla spensieratezza e le parole sfioravano le mie labbra senza che me ne accorgessi dando vita ad un nuovo testo che appuntavo sul mio quaderno. In quel quaderno vi era tutta la mia vita probabilmente, ci scrivevo ogni canzone e non mi sarebbe mai bastato un misero foglio per scriverle, o le segnavo sul mio quaderno o non avrebbero avuto la stessa importanza. Probabilmente per qualcuno sarebbe solo sembrato un'insieme di disordinate parole, cancellate e riscritte, ma per me quel caos di appunti erano il nucleo del mio successo e mai sarei riuscito a separarmene. Se finivano i fogli ne infilavo altri tra le pagine, e così un misero foglio diventava di colpo una parte della mia arte diventando degno delle mie parole. Nessuno poteva leggerlo, quando lo aprivo dovevo essere solo, proprio come quella mattina. Me ne stavo seduto nella cucina di casa nostra su una delle sedie del tavolo in legno massello di rovere con la chitarra sulle gambe e il quaderno aperto davanti a me. Ogni tanto impugnavo la mia penna stilografica per scarabocchiarvi qualche parola ma senza alcun impegno, non avevo l'ossessione di far uscire ogni tre per due canzoni nuove, avevo sempre creduto che quella fretta avrebbe solo creato composizioni commerciali da due soldi. Le mie canzoni nascevano da ispirazioni giornaliere, le parole potevano passarmi per la testa mentre mangiavo, o dormivo, persino nei sogni riuscivo a trovare le giuste frasi che potevano dare quella marcia in più ai miei testi. Se non mi andava di scrivere non lo facevo, se non mi veniva niente in testa non mi sforzavo per far sì che accadesse, davo tempo al tempo. Ma quella mattina avevo la mente piena di idee, mi sentivo talmente bene che avrei passato l'intera giornata a comporre, tutto ciò che scrivevo era così geniale da sorprendermi. Era come se avessi trovato l'ispirazione in qualcosa di nuovo e forse ne conoscevo anche la motivazione.

Quando sentii dei passi scendere le scale chiusi il quaderno infilandoci la penna in mezzo, ma le mie dita non ne volevano sentire di abbandonare le corde, mi ero alzato alle sei per comporre e non mi sentivo neppure stanco o assonnato a causa di ciò, i miei occhi quella mattina si erano aperti da soli come se non avessero più bisogno di rimanere chiusi. Io vivevo gustandomi ogni secondo della giornata, per me dormire era solo una perdita di tempo che avrei potuto trascorrere a suonare.

Alexei e Henry entrarono in cucina ancora intorpiditi dal sonno, quel Martin ormai aveva dimora fissa in casa nostra e per noi non era affatto un problema anche se mi stupiva credere che uno come lui, che poteva vivere in una specie di castello fornito di qualunque cosa possibile e immaginabile, preferisse stare in una semplice casa in periferia. Gli avevamo riservato la camera degli ospiti visto che tanto oltre a lui e Stef non veniva mai nessuno a trovarci, ma a lui sarebbe bastato anche solo un materasso steso a terra, desiderava solo scappare da quel mondo di perfettini nella quale era nato. Chi era ricco scappava dai soldi, chi non li aveva faceva di tutto per raggiungerli. Il mondo era proprio un posto strano.

Painful melody Where stories live. Discover now