CAPITOLO 11

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KEIRA

Dodici anni prima...

I'm sorry lady life

but i can't live,

I'm not ready

for a world of cruelty.

I was allowed to see

but i don't need it

if i don't know how to observe

I was allowed to breathe

but it does not matter

if i can't laugh

My father told me: "You must become a man my son"

but he was unable to explain why

Was it a choice or an obligation?

My mother told me: "Be good my little one"

And then it was the world that was bad

Was it advice or punishment?

I'm sorry lady life

but i can't live,

I'm not ready

for a world of cruelty.

Sentivo quelle parole sulla pelle sotto forma di tanti brividi che si legavano alle ossa, condotti dalla melodia di note intrecciate tra i tasti di un piano e lo strimpellare di quella sua chitarra ammaccata, la sua voce graffiante raggiungeva acuti baritonali che si insinuavano nell'anima e faceva così male riuscire a percepire la sofferenza presente in quelle parole. Sentii il cuore tremare quando mi resi conto che sembrava così reale quella canzone, in qualche strano modo mi ci rivedevo in quelle parole soprattutto perchè in un mondo come il mio, che tutti credevano perfetto, alla fine ci si ritrovava sempre da soli. Nessuno riusciva mai a comprendere la tua sofferenza, alla fine ero una bimba viziata piena di soldi, cosa poteva andare storto nella mia vita? Nessuno capiva a pieno le mie emozioni, così mi trovavo da sola ad avvolgere le mie ferite attendendo la cicatrice successiva. Non avevo mai sentito mio padre dirmi che dovevo crescere, o mia madre dirmi di fare la brava. A loro non interessava come mi comportavo durante i miei giorni, volevano solo che fossi perfetta davanti alle telecamere, del resto io non contavo niente per loro. Ero solo una marionetta. Perchè non meritavo il loro affetto? Cosa avevo fatto?

Percepii una lacrima rigarmi lo zigomo che impregnava la mia pelle di debolezze, ma non riuscii a fermarla, forse veramente non ero abbastanza forte come mi ripeteva sempre mia madre. Con gli occhi appannati dal pianto osservai quel ragazzo dai capelli biondi e la mente sgombra dai problemi, che sembrava capirmi senza neppure conoscermi affondo, mentre cantava quella canzone che mi si attorcigliò alla gola in un nodo che arrivò a soffocarmi. <<Ci sono io piccoletta.>> Le braccia di mio fratello mi avvolsero da dietro imprigionandomi nel suo calore, con la schiena premuta contro il suo petto e le mani posate sulle sue, intrecciate sul mio ventre. Riusciva a percepire il mio malessere e in fondo forse ci riusciva perchè anche lui, dietro a quel suo lato sempre allegro, sentiva il vuoto di un'infanzia passata senza affetto. Un'intera esistenza senza una minima carezza. <<E' bravo.>> Tentai di cambiare discorso cancellando dal mio viso quella lacrima e provando a forzare un sorriso per far sì che nessun altro notasse il mio dolore, non volevo rovinare quella giornata a tutti, erano così allegri. Il petto di mio fratello ebbe un tremolio e fu lì che capii che stava ridendo, non avevo mai fatto un apprezzamento nei confronti di quel cazzone, ma quella volta non potevo mentire dicendo il contrario.

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