CAPITOLO 38

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KEIRA


Oggi...

Sentirlo realmente addosso era meglio di dovermelo immaginare pagando uomini simili esteticamente a lui, che in quel momento mi parvero totalmente diversi da quell'uomo, era imparagonabile, avevo sempre avuto buon gusto per quanto riguardava gli uomini. Fin da ragazza.

Con il trascorrere degli anni, ciò che avevo trovato attraente in lui, era diventato sublime, una visione onirica.

Mi guardava come si guardava una perla rara, il regalo più bello che la vita potesse mai fargli quando invece ero tutto il contrario e prima o poi lo avrebbe capito, ma in quel momento mi godei soltanto l'ennesimo sguardo innamorato di un uomo addosso. Non era mai da disprezzare, era pur sempre una buona cosa.

Ormai avevo perso il conto degli uomini che mi avevano guardata in quel modo, anche se il suo sembrava più reale di tutti gli altri.

Le mie mani scesero ad accarezzargli gli addominali che si contrassero sotto il mio leggero lambire, arrivai dunque al bordo della sua maglia e gliela alzai venendo aiutata da lui che si tirò in ginocchio, tra le mie gambe, per sfilarsela. Rimanendo a torso nudo, davanti ai miei occhi ardenti di desiderio.

Santo cielo, avampai.

Era disegnato, ogni suo muscolo sembrava scolpito nel marmo e poi così avvolto nell'inchiostro dei tatuaggi che gli macchiavano la pelle, era come toccare uno dei miei stessi demoni, oscuri e tenebrosi.

Sfiorai il suo addome ondulato ricalcandone ogni centimetro, salii poi ad accarezzargli i pettorali ampi mentre tornava a piegarsi su di me per riavvicinare quelle labbra alle mie. Godendosi una smanceria che non ero più abituata a concedere poi così spesso, solo mio marito mi baciava durante il sesso e lui lo stava facendo fin troppo spesso. Ma non riuscivo a dirgli di no, quelle labbra erano così invitanti che morivo dalla voglia di risentirle ovunque, per quanto intima stesse diventando quella situazione.

La sua bocca, quelle mani ruvide e grandi sulla pelle erano come una doccia di lava bollente che mi stava distendendo ogni muscolo e accendendo ogni parte di me, mi sarei bruciata ma non me ne importava, amavo la sofferenza, desideravo di arrivare a quel limite tra la vita e la morte così tanto da non farci neppure caso.

Diceva che ci saremmo fatti male, inconsapevole che era ciò che cercavo.

Mi eccitava.

Mi sfilai velocemente il vestito rimanendo completamente nuda sotto i suoi occhi che mi divoravano, mi stava assaggiando, pezzo per pezzo senza alcuna pietà, senza nascondere quel profondo e inevitabile senso di desiderio che causavo a qualsiasi uomo.

Lo comandavo e lui neanche se ne accorgeva, era così soddisfacente.

Una di quelle sue mani prive di quella delicatezza che ricordavo, mi afferrò un seno per alzare il mio capezzolo e portarselo alla bocca, lì dove venne accolto dalle carezze lente della sua lingua vellutata. Non toccava una donna da anni eppure sembrava persino migliorato dall'ultima volta, era così spinto dai pensieri passati che li saziava tornando a ricordare come fossi.

L'altra mano la sentii sulla coscia, dove lentamente risalì per raggiungere il mio centro pulsante, lì dove mi sentivo grondante del mio nettare. Affondai i denti nel mio labbro inferiore percependo ogni brivido lungo la schiena, lentamente scendere e concentrarsi tra le mie cosce. Mi accarezzava consapevole di come lo desideravo.

Si ricordava come mi piaceva e cosa mi piaceva, i punti da toccare e come farlo, era ciò che avevo atteso per così tanto che sentii un peso abbandonarmi. Finalmente, esultai tra me e me.

Painful melody Where stories live. Discover now