CAPITOLO 41

1K 69 27
                                    

MIHAI

Oggi...

Guardavo l'orologio attaccato al muro di quella trattoria riuscendo ad osservare come le lancette dei secondi scattassero di continuo, facendo giri su giri senza darsi tregua. Non conosceva pace.

Il riecheggiare delle chiacchiere dei commensali mi riempiva le orecchie divenendo un chiassoso clamore ovattato dalla voce dei miei pensieri. Vi erano decine di persone sedute ai propri tavoli che chiacchieravano in tranquillità, tutti che mangiavano fino a sazietà fregandosene del tasso alcolemico che si alzava birra dopo birra e dei chili che aumentavano ad ogni morso.

Mi sentivo ancora fuori posto. Di nuovo.

Da solo seduto ad un tavolo per due, a fare rimbalzare lo sguardo dall'orologio appeso al muro, alla sedia vuota di fronte a me di un massello mogano. La aspettavo e lei non arrivava.

Ormai era già passata mezz'ora, una donna come lei che tardava a quel modo era assurdo, il motivo poteva essere uno soltanto, non sarebbe venuta e io mi stavo solo illudendo di nuovo, perdendo altro tempo dietro alla stessa donna che da me non voleva altro che piacere carnale. Usarmi, come aveva sempre fatto e come io le avevo sempre lasciato fare.

Più i minuti si sommavano più sentivo il nervoso ammontare, era priva di qualsiasi bontà, non aveva neppure avuto la decenza di scrivermi un messaggio per disdire il suo impegno. Immatura e priva di coscienza. Non mi stupisco neppure più.

Poi d'un tratto il campanello della porta di quel locale trasandato suonò ancora, con occhio pigro alzai lo sguardo disilluso, rimanendo a dir poco sorpreso. L'irritazione non cessò di esistere, mi aveva pur sempre fatto penare, ma in ogni caso si era presentata. L'idea segretamente mi colpì.

Quando entrò si guardò intorno con aria smarrita anche se sapeva nasconderlo bene in quel cinico e altezzoso sguardo, che snobbava quel luogo per lei a dir poco squallido.

La distanza mi permise di osservarla e rimanere sorpreso persino dal suo vestiario.

Indossava dei semplici jeans attillati che le fascia amo quelle gambe così perfettamente da risaltarne la tonicità, un maglioncino beige che le lasciava nuda la spalla destra da cui cadeva morbida.

Un abbigliamento più vicino agli altri comuni mortali, ed era ciò che qualsiasi stolto poteva credere, quando poi però l'occhio cadeva sulla Chanel che le pendeva dal braccio e alle Louboutin che portava ai piedi, si riconosceva in lei la donna altolocata che era. Non avrebbe mai potuto rinunciare ad ostentare ai comuni plebei la sua ricchezza.

I capelli le ricadevano morbidi e ondeggianti lungo la schiena, muovendosi a seconda dei scatti del suo capo, che si voltava a destra e a sinistra per cercarmi con lo sguardo.

Ero sul fondo della sala di quel ristorante dove il chiuso lasciava spazio alla parte esterna, coperta da delle travi di legno su cui era poggiato un tendone trasparente.

Le bastò aguzzare lo sguardo per vedermi e persino a quella distanza riuscii a scorgere nel blu cristallino dei suoi occhi, della soddisfazione. Fu sollevata nel vedermi proprio come lo fui io a vedere lei.

Con passo tutt'altro che esitante, si fece strada tra i tavoli per raggiungere il nostro. Dunque mi alzai, non perchè mi aspettassi un qualche saluto di convenienza, bensì perchè il mio austero garbo mi imponeva di rimanere un galantuomo persino con una donna tutt'altro che galante.

<<Scusa il ritardo tesoro, il mio autista ha bucato giustappunto un'ora fa mentre venivo.>> Si avvicinò e mi posò un bacio sulla guancia che portava con sé talmente tanti significati che mi obbligati a non ascoltarne nessuno. Le scostai la sedia e quando fu seduta la spinsi leggermente più vicina al tavolo, prima di ritornare al mio posto di fronte a lei. <<Credevo non mentissi mai.>> Se pensava che credessi alla stupidaggine della gomma bucata era proprio una stupida, pensai, eppure dal modo con cui alzò le spalle con menefreganza capii che non le importava che le credessi. Ciò voleva dire che aveva detto la verità, un bugiardo pur di farsi credere avrebbe continuato a fossilizzarsi sulla sua menzognera versione. <<Hai già ordinato?>> Guardò i due menù poggiati tra di noi sul tavolo. <<No.>> L'avevo aspettata, e probabilmente non avrei neppure mangiato quella sera se non fosse arrivata.

Painful melody Where stories live. Discover now