CAPITOLO 37

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MIHAI

Oggi...


Mi infilai una maglia nera.

Sapevo dove stavo per andare ma non mi importava di vestirmi elegante per un luogo del genere e per una donna simile, non lo meritava, come non meritava molto altro ma sarebbero stati il karma, il destino e la vita a punirla al posto mio. Non mi sarei neanche dovuto sforzare di far qualcosa.

Se non a scendere a patti con il diavolo.

Un gesto che probabilmente superava anche il "qualcosa" che tralasciavo.

Ma ero disposto a tutto pur di far tornare a galla la verità, smascherare la vera identità del tanto temuto Christian Martin e fottere tutta la sua famiglia, una volta per tutte, per avermi tolto il mio migliore amico.

Un Martin con il sangue di un Kovacs.

Era sempre stato più fratello mio che figlio loro.

Una volta tirata fuori la verità dal loro mare di menzogne, avrei avuto la mia vittoria e avrei fatto affondare il loro impero, nel bel mezzo di tutto il sangue che già immaginavo fosse stato versato a causa loro, tutto il dolore che quella famiglia aveva causato al mondo.

Una spruzzata di profumo e poi mi sedetti sul bordo del letto per infilarmi un paio di scarpe che avevo lasciato nell'armadio e che ancora mi andavano, delle semplici scarpe bianche di cui mi ero dimenticato, ancora nuove, non le dovevo aver usate molto dopo averle comprate, ipotizzai.

Ero quasi pronto, poi sarei semplicemente dovuto scendere al piano di sotto, uscire di casa e raggiungere quel dannato hotel con la macchina di mio fratello. Era il dopo che mi rendeva nervoso, il pensiero di dover rimanere per un'intera serata da solo con lei mi rendeva irrequieto. Era talmente imprevedibile da farmi confondere.

Quella donna era una strega.

Un mostro.

Un incubo talmente bello da sembrare un sogno.

E odiavo sapere che il desiderio di incontrarla era più forte dell'odio che provavo nei suoi confronti.

Quella donna. Dio, se la odiavo.

Una volta pronto uscii dalla camera per scendere al piano di sotto e raggiungere l'appendi abiti per infilarmi il giubbotto di pelle coprendo la benda che mi avvolgeva il braccio. Dopo che mio fratello e Stefany avevano visto ciò che mi era sotto ero stato più attento a nascondere ogni cosa per non avere altri problemi. Ma il pensiero che anche lei potesse vedere i miei tagli mi rendeva ancor più irrequieto. Come avrebbe reagito? Mi domandai tra me e me. Probabilmente non le sarebbe importato.

<<Mihai, ho fatto i popcorn, ci guardiamo un film->> La sua voce mi raggiunse alle spalle portandomi a voltarmi colto di sorpresa. <<Ah, stai uscendo?>> Piccola e sorridente, stretta in uno di quei suoi semplici pigiami, composti da una maglia a maniche corte e un pantaloncino, mi guardava con una ciotola enorme ripiena di pop-corn e quegli occhi lucenti di un miele caldo. Aveva pensato di passare del tempo insieme, io però invece me ne stavo andando per un impegno che mi resi conto di ritenere molto più importante. Odiavo anche me stesso.

A poco a poco, quel sorriso prese a diventare sempre più tenue e il suo viso perse quella luce che le brillava sempre intorno, le avevo tolto l'allegria, la voglia di fare qualcosa, di passare la serata insieme. Ma non dovevo dipendere da lei. <<Stasera non posso.>> Fui schietto. <<Come mai? Non mi avevi detto di dover uscire.>> Avevamo passato la giornata insieme ma non le avevo parlato di tutto, ne ero consapevole, sapevo di essere un infame ma era meglio che non si mischiasse nei casini che stavano per inondare la mia vita. Quella cena avrebbe cambiato molte cose. <<Ho un impegno.>> A quel punto il suo sorriso era totalmente svanito, sapeva che le stavo nascondendo qualcosa. <<Va bene, non importa.>> Era delusa come lo ero io, sapevo di star per commettere l'errore più grande che esistesse ma era troppo tardi per tornare indietro, ormai avevo fatto la mia mossa e in quel gioco non era plausibile.

Painful melody Where stories live. Discover now