PROLOGO

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Chiaro di luna, Moonlight – illuminazione notturna della Terra dalla luce solare riflessa sulla Luna.

«Ho rinunciato a tutto per te ed è questo il tuo modo per ripagarmi Oliver?» Urlò mia madre come ogni giorno nell'ultimo periodo.

Non sapevo cosa stesse succedendo tra lei e mio padre, forse ero troppo piccolo per capirlo e sicuramente non potevo pensare che tutto quello che stava per succedere avrebbe travolto anche me.

«Non ti basta il lusso in cui vivi?» Rispose d'altro canto mio padre.

«Joder! Sai che non ho mai voluto questo. Lo sai bene Oliver.» Anne, la nostra governante uscì dalla cucina per venire nella mia direzione. Mi guardò con uno sguardo di compassione e io cercai di nascondere la mia sofferenza. Una sofferenza che nessun bambino della mia età doveva provare.

Così continuai a guardare lo schermo davanti ai miei occhi, cercando invano di concentrarmi sul mio cartone preferito. Ignorai lo sguardo di Anne e cercai di fare la stessa cosa con le urla che provenivano dal piano superiore.

«Pensa a tuo figlio. Non gli ho mai fatto mancare niente e grazie a me non seguirà quella carriera da fallito che tu vuoi fargli fare»

«È anche tuo figlio Oliver. Come puoi parlare di lui in questo modo? Tienes un corazón?» Sentii i passi di mia madre farsi più vicini alle scale, così afferrai il telecomando al mio fianco per alzare il volume, anche se non bastò per non sentire le ultime parole di mio padre.

«Fai un passo falso e io ti rovino, sai che posso farlo. Ora vattene» Pochi secondi dopo la figura di mia madre comparve nel salone con il solito sguardo che aveva ormai da tempo.

Cercai di concentrarmi il più possibile sulle immagini davanti ai miei occhi. Mia madre doveva pensare che non avessi ascoltato niente perché anche se ero un bambino, io la vedevo la sua sofferenza, la sentivo e la percepivo perfettamente.

«Benjamín» Mi chiamò nel modo in cui solo lei faceva. Con il suo accento che tanto amavo.

«Mamma non riesco a vedere così» Affermai dopo che lei si era accovacciata alla mia altezza proprio di fronte a me.

Un sorriso le spuntò sul viso per poi posare la sua mano sulla mia. Mi soffermai su quel contatto per poi alzare lo sguardo e notare i suoi occhi lucidi.

Stava piangendo o le era semplicemente finito lo shampoo negli occhi come capitava sempre a me?

«Che succede?» Domandai.

«Niente Benjamín. Voglio solo dirti una cosa, posso?» Annuii continuandola a guardare.

«Mamma per qualche giorno deve andare via» Corrucciai lo sguardo confuso. Non si ricordava che tra poco era Natale? Che sarebbe arrivato Babbo Natale e che avremmo dovuto aprire i regali insieme come facevamo sempre? Cucinare i nostri biscotti preferiti e decorarli nel migliore dei modi? Fare l'albero e il nostro solito pupazzo di neve?

«Ma manca poco a Natale»

«Lo so. Non me lo sono scordata. Tornerò in tempo» Disse sorridendo e io le saltai in braccio, stringendola con le mie piccole mani.

«Però devi promettermi una cosa Benjamín» Affermò per poi prendermi il viso tra le mani.

«Ricordati che la mamma non smetterà mai di amarti y confía en ti, siempre» Annuii alle sue parole. Mi guardò soddisfatta per poi lasciarmi un bacio sulla fronte e uscire dalla porta di casa.

Senza sapere che da quel giorno la mia vita sarebbe stata stravolta, la mia anima pura mi avrebbe abbondato e che sarei stato divorato dai demoni,  forse per sempre.

Un anno dopo

Sbuffai non appena un pianto si fece spazio all'interno della stanza distogliendo la mia attenzione dal mio cartone preferito.

La bella e la bestia.

Spostai lo sguardo sulla carrozzina azzurra alle mie spalle, per poi notare quella donna dai capelli biondi, cercare di calmare il bambino al suo interno.

«A tavola, è pronto il pranzo!» Urlò Anne, la nostra governante, dalla cucina.

Nonostante le sue parole e il mio stomaco che brontolava rimasi fermo nella stessa posizione con lo sguardo fisso sullo schermo della tv.

Il Natale e la famiglia per me avevano smesso di esistere esattamente un anno fa.

«Benjamin vieni a tavola» Questa volta fu mio padre a chiamarmi ma anche a quell'ordine non mi mossi di un millimetro.

Fu questione di secondi e una figura si posizionò davanti a me, oscurandomi la vista. Alzai lo sguardo incrociando i miei occhi con quelli di mio padre. Verdi proprio come i miei.

«Hai sentito cosa ti ho detto?» Silenzio. «Sei proprio come tua madre» Scosse la testa per poi prendermi dal braccio. Mi impuntai, senza distogliere lo sguardo dal suo. E quando vidi quel braccio alzarsi mi preparai, chiusi gli occhi e attesi lo schiaffo che ormai mi perseguitava da un anno a questa parte. Fu forte, come gli altri, ma il dolore fisico non era niente in confronto a quello che avevo dentro.

«Signor Thompson, lasci fare a me» Cercò di intervenire Anne e io approfittai di quel momento di distrazione per correre verso le scale e andarmi a rinchiudere in camera.

La magia del Natale per me non esisteva più ed ero sicuro non sarebbe mai tornata, come non sarebbe mai più tornata lei.

24 anni dopo

Scesi dalla macchina e l'imponente villa apparve davanti ai miei occhi. Potei percepire immediatamente il vento caldo di Miami che non aveva niente a che fare con quello di San Francisco con cui ero cresciuto.

«Eccoci a casa»

A quelle parole una risata amara scappò dalla mia bocca. Casa. Era davvero questo sentirsi a casa?

«Vi piace ragazzi?» Domandò l'uomo che ormai da tempo non consideravo più mio padre.

«È stupenda papà» Rispose Thomas al mio fianco.

«Io e Isabel abbiamo fatto proprio un ottima scelta» Continuò mentre la donna bionda al suo fianco gli afferrò la mano.

Distolsi immediatamente lo sguardo a quella vista per poi afferrare la mia valigia e ignorare questa stupida aria di festa.

Mi diressi all'interno dove già Anne, la nostra governante, ci stava aspettando. Era partita una settimana prima per sistemare tutto e far trovare la casa perfetta e pulita al nostro arrivo.

«È una settimana che non ti vedo e già mi sei mancato» Affermò Anne per poi avvolgermi tra le sue braccia, le uniche che consideravo casa.

Anne mi aveva visto crescere, mi era stata vicino nei momenti difficili e solo lei riusciva a rispettare i miei spazi, a calmare i miei attacchi di rabbia. Solo lei aveva visto gli occhi di un bambino felice, spegnersi sempre di più, per poi essere sostituiti dal dolore.

«Così mi soffochi» Sussurrai sorridendo. «Qual'e la mia camera?» Domandai.

«Infondo al corridoio» Feci un cenno di ringraziamento e quando mi avviai in quella direzione una voce alle mie spalle mi chiamò.

«Benjamin» Mi voltai incrociando quegli occhi verdi, così simili ai miei ma allo stesso tempo così freddi, senza un briciolo di amore nei miei confronti.

«Cosa vuoi?»

«Domani abbiamo la cena con i Davis. Non voglio problemi» Affermò.

«Non ci sarò. Non ti preoccupare» Risposi senza sapere che il giorno dopo avrei completamente cambiato idea.

Senza sapere che da lì a poco la mia vita sarebbe stata stravolta da degli occhi blu oceano.

MOONLIGHTWhere stories live. Discover now