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⚠️flashback violento che potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno⚠️

"Insegnami a scordare di pensare"
-Shakespeare

MAYA
Era arrivato il grande giorno e potevo percepirlo dal corpo teso di Benjamin. Stamattina avevamo fatto colazione in assoluto silenzio e ora ci stavamo dirigendo verso l'indirizzo che avevo trovato.

Avevamo appena varcato L'Avana Centro che si trovava tra l'Avana Vieja dove eravamo stati ieri e il quartiere di Vedado. Lungo le vie c'erano bambini che giocavano per strada, mercati locali, usanze tipiche, case decadenti ma sopratutto persone che ci stavano regalando un sorriso sincero. Coincideva tutto perfettamente con i ricordi d'infanzia di Benjamin.

Mancavano davvero poche vie prima di trovarci davanti la casa dove abitava la madre di Benjamin. Volevo parlargli e capire come stava prima che fosse troppo tardi. Prima che arrivassimo a destinazione.

«Benjamin...» Lo richiamai. Continuó a camminare senza degnarmi di uno sguardo mentre io cercavo di farmi spazio in mezzo ai bambini intenti a giocare per strada.

«Ti puoi fermare?» Urlai. Si fermò all'improvviso per poi fare un enorme sospiro e voltarsi verso di me. Odiavo quando si chiudeva in se stesso. Aveva bisogno di parlare e di sfogarsi perché se no tutto quello che si stava tenendo dentro sarebbe scoppiato in uno dei suoi tanti attacchi di rabbia.

Cercava di nascondere il suo problema, di trattenersi sopratutto davanti a me ma più lo faceva e più la rabbia aumentava. Poi calmata la situazione arrivavano ogni volta i sensi di colpa.

«Cosa vuoi?» Eccolo quel tono che avevo imparato a conoscere. Lo stesso che mi aveva rivolto il giorno che aveva scoperto quello che avevo fatto per lui e che ci aveva portato ad una temporanea rottura.

Non poteva succedere di nuovo. Dovevamo capire entrambi che all'interno di una relazione la fiducia e la comunicazione erano una cosa fondamentale. Se non ci fossero stati questi elementi il nostro rapporto si sarebbe trasformato in qualcosa di irreparabile. E il sesso non avrebbe risolto niente. Non avrebbe riaggiustato i pezzi.

«Puoi ascoltarmi?»

«Mi sembra di starlo facendo» Allargò le braccia e io decisi di andare avanti, lasciando perdere il modo in cui si stava rivolgendo. Sapevo cosa stava succedendo dentro di lui.

«Puoi smettere di tenerti tutto dentro? Puoi parlare con me Benjamin» Feci un passo in avanti cercando di annullare almeno la distanza fisica se non potevo farlo con quella emotiva.

«E cosa dovrei dirti mh?» Avanzò anche lui. «Che sono incazzato nero perché stiamo andando da mia madre e siamo nel quartiere più povero della città?» Rimasi in silenzio mentre il suo fiato mi colpiva a causa della poca distanza.

«Che lei sta qui mentre mio padre si fa la bella vita con un altra donna?» Potevo percepire il suo respiro irregolare. Le vene del collo evidenti e le spalle tese. Si passò una mano nei capelli gesto che faceva quando era nervoso.

«Dovevi semplicemente dirmi questo» Alzai le spalle e lui mi guardò confuso. «Dovevi dirmi quello che ti tenevi dentro» Sospirò.

«Andiamo» Mi ordinò e io annuii semplicemente. Sapevo che adesso si sentiva molto meglio anche se non lo avrebbe mai ammesso. Per Benjamin era difficile concepire di avere una persona con cui parlare di tutto al suo fianco. Qualcuno che si prendesse cura di lui perché nessuno lo aveva più fatto da quando sua madre se n'era andata.

Dopo circa dieci minuti arrivammo a destinazione fermandoci davanti una piccola casa, color azzurro pastello. Al di fuori delle finestre erano posti dei fiori curati perfettamente mentre sulla parete era posizionata una piccola bicicletta rosa.

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