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"La tua casa non è dove sei nato.
Casa è dove cessano
tutti i tuoi tentativi di fuga"
-Nagib Mahfuz

BENJAMIN
Trascinai la valigia fuori della porta con fatica a causa degli scatoloni che avevo in mano. Mi voltai verso la villa alle mie spalle non sentendo niente. Quella non era casa, non l'avevo mai considerata tale.

Abbassai lo sguardo sul portone, dove sulla soglia se ne stava Anne con gli occhi lucidi. Lasciai lo scatolone per terra e lo stesso feci con la valigia per dirigermi verso di lei. La abbracciai, cosa che non facevo mai con nessuno, stringendola tra le mie braccia possenti.

«Non è un addio. Verrò a trovarti» Dissi, prendendole il viso dolce tra le mani.

«Lo so. Lo so. Ma mi mancherà averti in giro per casa. Ti ho visto crescere» Vidi l'amore nei suoi occhi ed ebbi una stretta al cuore davanti quella vista. Non c'era mio padre qui, non c'era mio fratello ne Isabel. C'era solo Anne, come era sempre stato.

«Verrò più spesso di quanto tu creda. Amo la tua cucina» Un sorriso comparve sul viso della donna.

«Ora vai. Che se no non ti lascio più andare» Annuii per poi staccarmi da quel contatto ed andare a riprendere le mie cose. Caricai la valigia in macchina e lo stesso feci con gli scatoloni cercando di posizionarli nel modo giusto, così da non farli cadere.

«Vuoi una mano?» Una voce risuonò al mio fianco e mi voltai leggermente per riconoscere la figura di Thomas.

«No. C'è la faccio»

«Benjamin» Mi afferrò un braccio ma non appena vide il mio sguardo lo tolse poco dopo.

«Ascolta mi dispiace per tutto. Non doveva andare così tra noi» Nonostante tutto quello che avevo dovuto passare quando era nato lo avevo accolto tranquillamente nella nostra famiglia, se si poteva chiamare così. E per un momento avevamo anche avuto un rapporto tra fratelli. Ma più Thomas cresceva e più il paragone tra noi due aumentava. Così nell'adolescenza il nostro rapporto si era completamente rotto.

Ma nonostante questo io lo avevo sempre difeso, fingendo di essere stato io a combinare i suoi casini, ad essere sempre io a creare i problemi quando non era sempre così.

«Siamo apposto così» Risposi fermando qualsiasi suo tentativo di scuse. Lui annuì ormai arreso. Era troppo tardi per recuperare.

«Buona fortuna allora» Mi guardò un ultima volta per poi voltarmi le spalle e rientrare all'interno della villa. Guardai la porta, in una vana speranza che mio padre si degnasse almeno di rivolgermi qualche parole, ma non accadde. Così salutai Anne ed entrai in macchina, lasciandomi finalmente alle spalle tutto questo.

Ero riuscito da qualche anno a non dipendere da mio padre e come la macchina, mi ero riuscito a comprare anche un appartamento. Ora iniziava finalmente la mia vita.

E sapevo perfettamente come festeggiare e con chi.

***

«Ciao, entra pure» Feci spazio a Maya, facendola entrare all'interno dell'appartamento.

Avevo preso un giorno libero oggi per sistemare tutto e ci ero riuscito. Sembrava come se abitassi qui da un po' di tempo, niente scatoloni e valigie in giro ma tutto in ordine.

Vidi la curiosità di Maya che si guardò intorno, notando le varie decorazioni che rendevano l'appartamento ancora più mio.

Però non appena il suo sguardo si posizionò sul tavolo apparecchiato appropriamento per la cena un espressione sorpresa comparve sul suo viso.

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