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"Riavere finalmente quella persona
tra le proprie braccia
dopo tanto tempo è come ritrovare
un pezzo di sé che si credeva perduto"
-Marti Moon

BENJAMIN
Erano passate due settimane da quando Maya mi aveva confessato quello che aveva fatto, per me.

Ero stato uno stupido, un tremendo stupido a trattarla in quel modo per la semplice paura di affrontare una volta per tutte quel vuoto che mi portavo dentro da fin troppo tempo.

Maya lo aveva fatto per me, me lo aveva confessato e io l'avevo trattata in quel modo. Ma quando mi aveva sussurrato quel 'vattene' con gli occhi lucidi avevo sentito qualcosa dentro di me rompersi in mille pezzi. Avevo provato per la prima volta la paura di perdere qualcuno.

Perché si, io non volevo perderla. Maya era entrata nella mia vita, l'aveva stravolta. Aveva fatto ritornare in me quel Benjamin bambino che avevo nascosto molto tempo prima per la paura di essere ferito. Mi ero reso vulnerabile davanti ai suoi occhi perché sapevo perfettamente che quegli occhi blu non mi avrebbero mai fatto del male, mai. Le avevo suonato il piano, cantato quella canzone che rappresentava tutto quello che sentivo dentro e che ero incapace di descrivere poiché inesperto davanti a tutti quei sentimenti.

Maya mi aveva ascoltato, aveva cercato di capirmi e aveva fatto tanto per me in solo poco tempo, cosa che nessuno aveva fatto per me in tutta la mia vita. Ed io come un codardo l'avevo persa.

Persa. Al sentire quella parola mi mancò il fiato e dovetti vestirmi di fretta ed uscire dal mio appartamento il prima possibile. Ogni angolo di quella casa mi ricordava lei, i momenti passati insieme e quelli dove l'avevo fatta mia più e più volte.

Guidai per le strade trafficate di Miami e mi diressi nel solito locale, avevo bisogno di bere qualcosa e dimenticare tutto. Entrai e mi diressi immediatamente verso il bancone del bar chiedendo il mio solito drink. La barista me lo servì poco dopo riservandomi uno sguardo malizioso. Ma niente, non provai niente.

Non sentivo il cuore voler uscire dal petto, il respiro accelerato, la sudorazione eccessiva come succedeva con Maya. E anche se l'altra mattina glielo avevo fatto credere, anche con Tanya non avevo provato niente.

Il pranzo era stato noioso, conversazioni prive di qualsiasi cosa e avevo davvero fatto fatica a non alzarmi ed andarmene via lasciandola lì da sola. Per tutto il pasto avevo pensato che al posto di quegli occhi scuri di fronte a me ci fossero stati quelli blu oceano ed il tempo era passato molto più veloce.

Bevvi tutto il liquido all'interno del bicchiere e quando stavo per chiederne un altro il mio sguardo si soffermò in un punto preciso, verso la zona dei divanetti situata in un angolo appartato del locale.

Maya era lì con i suoi amici, ma al suo fianco non c'erano loro ma un ragazzo. Il barista, quello che lavorava qui e nell'azienda. Mi morsi nervosamente il labbro per poi passarmi una mano tra i capelli. Fissai quel punto senza mai distogliere lo sguardo.

Una marea di emozioni contrastanti mi travolse, facendomi sentire come se il mondo mi stesse crollando sotto i piedi.

Strinsi le mani in un pugno cercando di controllare la rabbia mentre il mio cuore batteva velocemente. Mi chiesi cosa si stessero dicendo, per cosa stessero ridendo insieme, e l'idea di perderla per sempre mi fece mancare il fiato. Improvvisamente mi sentii soffocare.

Il timore di essere abbandonato anche da lei mi raggiunse. Chiusi per un attimo gli occhi cercando di mantenere la calma, cercando di non andare lì e strapparla dalle sue braccia.

Maya sorrideva a quello che il ragazzo le stava sussurrando all'orecchio ma quando lui si spostò ancora più vicino a lei, annullando quasi del tutto le distanze, e le posò una mano sulla coscia non ci vidi più.

MOONLIGHTWhere stories live. Discover now