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"Io, sperando, temevo"
-Emily Dickinson

MAYA
Mi guardai allo specchio, analizzando la mia figura. Passai le mani sul vestito che avvolgeva le mie curve in questo momento.

Era un vestito lungo con un grande spacco che risaltava le mie gambe lunghe e snelle. Era blu con un effetto vedo non vedo su tutto il vestito. Aveva una scollatura pronunciata che risaltava perfettamente il mio seno tondo e sodo.

La settimana scorsa avevo passato un piacevole pomeriggio con Rachel e Finn al centro commerciale ed insieme avevano scelto il mio vestito per la festa in maschera della mia azienda organizzata da quest'ultimo.

Sorrisi al ricordo della scena. Entrambi si erano bloccati davanti alla vetrina di lusso. Erano rimasti per minuti a fissare quell'abito per poi scambiarsi un'occhiata e trascinarmi all'interno del negozio. Ricordo ancora la mia espressione di confusione e quella scioccata della commessa quando aveva visto entrambi chiudermi con forza all'interno del camerino lasciandomi semplicemente l'abito in mano.

Ma guardandomi in questo momento capii perfettamente tutto. Era davvero quello giusto ed ero sicura che avrebbe fatto impazzire anche qualcun altro.

No Maya togliti quell'idea dalla testa!

Si dovevo assolutamente farlo anche perché Benjamin non mi avrebbe riconosciuto. Tutti avremmo indossato una maschera e a causa delle luci soffuse saremmo stati tutti irriconoscibili. Era questo il bello delle festa in maschera anche se era stata organizzata come raccolta fondi. La mia azienda partecipava attivamente alle donazioni a fondo benefico.

Mi guardai un'ultima volta allo specchio per poi controllare di avere tutto. Borsa, telefono e chiavi della macchina.

«Maya ti muovi! Non possiamo arrivare in ritardo!» Urlò Finn dal salotto del mio appartamento.

«Arrivo, arrivo» Risposi uscendo dalla mia camera.

«Come sto?» Chiese Finn, sistemandosi il papillon. Guardai la sua figura snella e lanciata, coperta da un completo nero abbinato ad una semplice camicia bianca. Un sorriso comparve sul mio viso al pensiero di quanto si fosse impegnato.

«Sei perfetto Finn» Risposi per poi uscire di casa e dirigerci in macchina insieme. In un quarto d'ora arrivammo a destinazione, nella location scelta dal mio migliore amico.

Lasciai le chiavi della macchina al parcheggiatore e dopo averlo ringraziato presi a braccetto Finn e insieme ci dirigemmo verso l'entrata. Superate le scale insidiose per i tacchi, una grande sala apparve davanti ai nostri occhi.

Era tutto curato nei minimi dettagli. Un buffet era posizionato infondo alla stanza, mentre poco più in là c'era un'orchestra che suonava, invadendo la stanza con una melodia classica. I camerieri giravano con i vassoi con al di sopra i calici di champagne.

Tutti erano presi a parlare e a ballare tra di loro, coperti da maschere e vestiti eleganti. Le luci erano soffuse ed era praticamente impossibile riconoscere dei volti. Le uniche parti visibili erano i capelli, le bocche e gli occhi.

«Cerchi qualcuno?» La voce di Finn al mio fianco mi fece scuotere la testa. Sapevo perfettamente a chi stesse pensando.

«No. Andiamo a prendere qualcosa» Iniziai ad avviarmi verso il buffet e non appena arrivata afferrai un calice bevendone un sorso.

«Bere non cambierà le cose» Continuò.

«Finn si può sapere cosa vuoi che ti dica esattamente?»

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