Capitolo 6

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N/A Ho deciso di cambiare "Sua maestà" con "Vostra maestà". Appena ho tempo modificherò anche nei capitoli passati. Buona lettura!


"Voglio che sia tutto pronto prima della fine della settimana. Sono stato chiaro?"

"Sì, mio signore." Il servo abbandonò la stanza per andare ad occuparsi delle sue faccende e all'interno dell'ufficio rimasero solamente i due nobili. Un uomo dalla folta barba nera si stava arricciando i riccioli sovrappensiero, mentre era in piedi davanti alla finestra ed osservava i suoi cavalieri allenarsi nel cortile del palazzo. Il nobile seduto al divano alle sue spalle invece stava sorseggiando del tè da una tazza in ceramica molto raffinata, con decorazioni dorate attorno al suo bordo. L'uomo riconobbe la provenienza della ceramica e sorrise: anche lui aveva rapporti commerciali con gli stranieri, era cosa da poco quando ci si trovava al confine; che cosa poteva aspettarsi la regina? Che tutti seguissero i suoi ordini come amabili cagnolini? Quella donna possedeva il titolo di reggente, ma non lo meritava. Non aveva nemmeno concepito eredi al trono da quando si era sposata col re! Una disgrazia per Arran, una straniera al potere? Mai e poi mai! Ed ecco perché era necessario sovvertire l'ordine, per il bene della patria.

"Il marchese ama questo tipo di tè?"

"Amo molte cose: donne, denaro e potere. Il tè non rientra nella lista." Ridacchiò il nobile barbuto, prendendo la sua tazzina e osservando il colore scuro della bevanda, per poi posarla. "Ho dovuto accettare il regalo da parte della mia signora, per non evitare litigi inutili. Quella donna mi farà uscire fuori di testa un giorno!"

"Sono donne, marchese, che cosa possiamo farci?" I due risero e il marchese tornò a sedersi davanti al suo collaboratore. Erano alleati, si fidavano l'uno dell'altro, anche se il marchese fingeva completa lealtà nei confronti dell'altro nobile, il vicino di provincia. Non fidarsi era meglio che farlo.

era il nome del marchese di Terran, provincia di confine e territorio presto fiorente del regno di Arran. Sorton era un uomo senza scrupoli, i suoi alleati lo sapevano e per questo lo temevano, ma la sua influenza si estendeva oltre i confini del regno e questo permetteva loro di avere un appoggio forte per raggiungere i loro scopi. Per il momento erano pochi i nobili disposti a tradire il proprio regno, ma Sorton prometteva ricchezza, potere e soprattutto autonomia, qualcosa che il regno non voleva conferire ai propri nobili. In realtà il Consiglio si impegnava a mantenere l'ordine e soprattutto discuteva sempre per trovare compromessi tra le richieste delle varie parti all'interno del regno, ma questo non importava ai fanatici che seguivano Sorton Quentin.

Non tutti ne erano a conoscenza, ma il fidato collega di Quentin, sir era a capo di un culto privato, una sorta di setta che ammetteva solo gente dal sangue "puro" e meritevole, certamente solo nobili disposti ad accettare gli insegnamenti del culto. Si facevano chiamare "Gli Eredi", i discendenti del sangue del serpente, una creatura che appariva mostruosa nei miti locali, ma era dotata di immensi poteri e aveva forma imprevedibile. Molti si riferivano ad essa come l'essenza del male, una figura tentatrice nella vita degli uomini, ma la setta la celebrava come portatore di miracoli. Il potere per i nobili, e non solo, lo era senza ombra di dubbio.

"Mi domando come riuscirà a convincere il Consiglio ad acconsentire alla sua proposta, per non parlare del fatto che avranno da ridere anche la principessa e la regina."

"Detrimik pensi davvero che mi interessi la opinione del Consiglio e della reggente? Quando inizierà la competizione faremo circolare la voce fra i nobili e se questo raggiungerà anche i principi stranieri, diventerà davvero semplice costringere la regina ad acconsentire. Inoltre, la principessa non potrà dire nulla."

Biancaneve e GrimildeWhere stories live. Discover now