XLI Anche io

363 17 5
                                    

Entrati in macchina, Charles mi diede un civico da mettere sul navigatore, perché non sapeva dove fosse il luogo della cena.

"Chi ci sarà a questa cena?"

"Beh sicuramente Mattia, Andrea e Xavi, sinceramente non mi sono informato più di tanto"

"Va bene, io che devo fare?"

"Assolutamente niente cheri, stai con me, stringiamo la mano alle persone importanti e ci godiamo la serata, ok?"

"Sì sì, va benissimo"

Dopo una mezz'ora alla giuda, eccoci arrivati davanti ad un ristorante, apparentemente lussuoso.

Un ragazzo vestito di tutto punto stava sul marciapiede appena davanti al ristorante, Charles abbassò il finestrino e gli chiese se avessimo dovuto lasciare l'auto a lui. Il ragazzo annuì, così il pilota consegnò le chiavi della 488 e scendemmo dalla macchina.

Prima di aprire lo sportello disse:
"Aspetta ad aprire, voglio fare il galantuomo"

Così fece il giro della Ferrai e venne ad aprirmi lo sportello.

Tese la mano verso di me e accompagnò il mio movimento nello scendere dalla macchina, Charles ringraziò il ragazzo ed entrammo nel ristorante.

Subito un ambiente caldo e accogliente ci circondò, una ragazza tutta un tiro con i capelli legati in una cipolla ci chiese se avessimo prenotato, non so se riconobbe Charles, ma ammetto che fu molto professionale e non lo scomodò.

Il pilota gli disse che avevamo un tavolo prenotato a nome "Ferrari team", la ragazza ci fece strada tra gli altri tavoli, fino ad arrivare ad una parte più riservata, lì una tavolata di uomini in cravatta ci attendevano. Il monegasco fece un giro di saluti, poi ci mettemmo a sedere.

Alcuni visi li avevo già visti nel paddock di Charles durante i gran premi, altri mi erano completamente nuovi.

"Ma Carlos?" chiesi al ferrarista non vedendo il compagno di squadra.

"Non è una cena per lui, tutte le persone che sono seduti attorno a questo tavolo sono i proprietari di aziende che vogliono che il loro logo compaia sulla mia tuta da gara e sul mio casco"

"Ho capito" dissi franca, un po' dispiaciuta per l'assenza dello spagnolo.

C'erano Mattina e Xavi, ingegnere di pista di Charles, seduti di fronte a noi.

Iniziarono le portate, valanghe di cibo e alcolici arrivavano in ogni momento della cena. Mi salì leggermente la sbronza verso la fine della serata, ma avevo smesso di ascoltare le noiose discussioni di contratti e sponsor già da molto tempo prima.

Arrivarono i dolci, e proprio mentre pensavo che la serata fosse finita, uno dei tanti uomini in cravatta mi rivolse la
parola.

"E tu sei?"

Tirai su la testa dalla mia ciotolina piena di tiramisù quando mi accorsi che tutti gli occhi erano puntati su di me.

"La mia ragazza" disse Charles, mi strinse la mano sotto il tavolo.

"Cecile, piacere" continuai sorridendo.

"Beh è una bellissima ragazza, cosa studi bella?" mi chiese un altro uomo più anziano.

"Moda" risposi secca, messa in imbarazzo da tutti quegli sguardi e quelle lusinghe non richieste.

Sentivo che sotto al tavolo, il pilota stringeva sempre di più la mia mano, saturo di gelosia e rabbia.

Posi la mano libera sulla sua, la accarezzai, gli feci capire che era tutto ok. Lui mi guardò con gli occhi che luccicavano alla mia vista, aveva una espressione leggermente turbata, gli feci un sorrisetto per farlo rilassare, lui allentò la presa.

"Bella come sei... sarebbe una buona idea magari farle fare una sfilata per il merchandising della Ferrari del prossimo anno, sicuramente noterebbero tutti questa formidabile ragazza, non pensi Mattia?"

Mattia mi guardava con fare interrogativo, non capiva il perché del fare irrispettoso di quell'uomo. Charles intanto, si passava il cucchiaino del dolce tra le dita, lo stritolava, sapevo che in quel momento gli avrebbe solo voluto tirare un pugno.

"Grazie ma rifiuto l'offerta, sono già impegnata in quel periodo dell'anno" stavo mentendo.

"Oh beh... è un grande peccato" continuò poi lui.

La tensione si faceva ancora più alta, il pilota era una bomba in esplosione, io mi sentivo estremamente osservata, Mattia stava perdendo il controllo della situazione.

Fortunatamente quest'ultimo smorzò la discussione dicendo:

"Che ne dite se chiediamo il conto?"

Tutti annuirono.

Arrivato il cameriere ci portò lo scontrino e dividemmo il prezzo da pagare, Charles fu molto gentile e pagò anche per me.

Salutammo rapidamente tutti e chiedemmo le chiavi dell'auto al ragazzo di prima.

Entrammo in macchina.

I piedi mi facevano un male cane, le gambe mi traballavano e mi girava la testa per il troppo alcol.

"Mi dispiace, avrei dovuto impedirlo" disse lui mortificato.

"Non è colpa tua"

"Come ti senti?" mi chiese poi lui preoccupato

"A parte l'effetto del troppo vino e la figuraccia che ho appena fatto bene"

"Tu non hai fatto nessuna figuraccia, al massimo l'ha lui fatta, è stato sconveniente e fuori luogo"

Non gli risposi, mi ero già addormentata sul sedile dell'auto.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Tu non hai fatto nessuna figuraccia, al massimo lui l'ha fatta, è stato sconveniente e fuori luogo" le dissi, non ebbi nessuna risposta, la guardai meglio, si era addormentata.

Misi in moto l'auto, continuando a pensare a quello che era successo.

Forse avevo avuto una reazione esagerata, non era accaduto nulla di irreparabile, e Cecile se l'era cavata bene anche senza il mio intervento.

È una ragazza così intelligente, la amo proprio per questo.

Io la amo, è la prima di tante di cui sono realmente innamorato. È così bella e così semplice, quando sto con lei tutto va meglio anche le giornate peggiori. La amo perché lei ha bisogno di essere amata dopo quello che le è successo, amo di lei le sue cicatrici e i suoi lividi, perché so che è una donna davvero forte. La amo così come è.

Avvolto dai pensieri, guidai fino a casa.

Parcheggiai la macchina, misi un braccio sotto le sue ginocchia, uno dietro alla schiena e la presi in braccio.

Poggiava la testa sul mio petto, schiuse leggermente gli occhi mentre camminavo, la guardai e le sorrisi, anche se lei non mi sembrava molto presente in quel momento, infatti li richiuse subito, ma prima di ricadere nel sonno, disse:

"Ti amo Charles"

Mi fermai proprio davanti alla porta di casa, guardai il suo bel visetto che aveva appena pronunciato quelle parole, non dissi niente.

Semplicemente aprii la porta di casa e la appoggiai dolcemente sul letto, le tolsi le scarpe e il vestito e le misi la mia maglietta che usava come pigiama, poi mi preparai anche io per andare a dormire, spensi le luci e mi misi accanto a lei, che appena sentì che io ero vicino mi venne ad abbracciare, poggiando la testa sul petto.

"Anche io cheri" bisbigliai piano nel silenzio della notte, poi mi addormentai quasi subito.

Ti amo da qui a Maranello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora