1. Primo giorno

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I due giorni sono passati ed è ora di andare a scuola. Sono in anticipo di venti minuti, così ho tutto il tempo di trovare la classe e non fare figure, spero.

L'edificio davanti a me è molto grande, con tanti ragazzi fuori nel cortile, alcuni seduti ai tavoli che si trovano sul prato o sui muretti, altri in piedi.

Scendo dall'auto e vado verso i gradini davanti l'entrata. Sento gli occhi puntati addosso e i bisbigli intorno a me. Guardo verso il basso per non inciampare e cadere.

Entro e domando ai bidelli dove si trova la segreteria. Salite le scale, lungo il corridoio per poi a sinistra, ricevuto.

È strano per me vedere tanta gente.

Mi guardo attorno e mi rendo conto di essermi persa.

Grazie sfortuna!

Svoltando verso vari corridoi, trovo la segreteria e scelgo i corsi da fare. Mamma mi ha avvisata che posso scegliere i corsi che più mi sembrano interessanti. In realtà, mi sembrano tutti interessanti ma evito quelli dove servono conoscenze più avanzate o che devi iniziare dal primo anno. 

Per il resto, posso studiare in camera,  tanto non ho mai nulla da fare. Diciamo che ho scelto la maggior parte dei corsi.

Una volta aver ricevuto sia l'orario che il numero dell'armadietto, mi dirigo verso esso per vedere dove si trova.

Oggi è il primo giorno di scuola per tutti, quindi non dovrei avere problemi con la questione 'libri'.

Il mio abbigliamento trasandato e i miei capelli non passano inosservati. Chiudo l'armadietto aperto poco prima e cerco la classe di psicologia. Mi sembra interessante come materia.

Sto per chiedere indicazioni ad una ragazza ma vado a sbattere contro un'altra che cade a terra.

La ragazza caduta a terra urla ed io sono imbarazzata e scioccata.

"Oddio, scusami, non l'ho fatto apposta!" Le porgo la mano e mi guarda in modo schifato.

Tutti sono in silenzio, tranne una ragazza che si mette a ridere portando le mani sulla pancia per contenersi.

"L'hai fatto apposta, invece! E cos'è successo a quei capelli? Ci hanno vomitato sopra?" Sento delle risatine e dei bisbigli.

"Senti, sono nuova e non avrei nessun motivo per farti cadere, mi sono solo scontrata con te per sbaglio. Scusami ancora" mi giro e vado verso la classe che trovo dopo poco tempo, grazie anche ad un aiuto da parte di una ragazza del secondo anno, credo.
Arrivo in classe prima del professore e scelgo un banco a caso. Appoggiata alla superficie fredda, mi porto le mani al viso e prendo dei respiri profondi. Non riuscirò a stare qui nove mesi.

Il professore entra in classe e, fortunatamente,  non mi ha vista. Nessuno si siede accanto a me ed è meglio così. Bussano alla porta ed entrano un ragazzo ed una ragazza. Quest'ultima entra salutando il professore con il suo nome -John- ed il ragazzo la spinge amichevolmente.

"Anche il primo giorno di scuola in ritardo, vero signorina Manson?" La castana indica il ragazzo dietro di lei.

"È stata colpa sua"

Credo di averlo già visto da qualche parte, quel ragazzo, forse su qualche social network.

La ragazza mi indica ed io abbasso lo sguardo.

"Ehi tu, testolina verde, come ti chiami?" La mia testa scatta verso l'alto, mentre la mia mano abbandona la penna con cui facevo gli scarabocchi.

Mi guardo attorno e venti paia d'occhi mi osservano divertiti. Ingoio il groppo in gola e cerco qualcosa da dire.

"Mi scusi, sì, insomma.. sono Hannah Wilson, mi sono trasferita qui e mi scusi se non.. l'ho avvisata della mia presenza, professore" le mie mani non la smettono di torturarsi ed osservo il professore sorridere.

Amica della sfortunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora