Capitolo 15.

21.5K 1.1K 359
                                    

Odio la tequila! La testa mi pulsava, per la sbronza che non ero riuscita a smaltire del tutto. Eppure, ricordavo di aver espulso buona parte dell'alcol che avevo ingerito sul cemento del marciapiede.

Non la pensavi così dieci minuti fa, si prese gioco di me la voce di Jared nei miei pensieri.

Jared, che mi aveva portata in braccio fino al suo appartamento.
Mi aveva prestato un cambio di vestiti. Mi aveva ceduto il suo letto. Jared, le cui braccia erano attorno alla mia vita. Aprii gli occhi, solo per trovarmelo davanti. Non aveva detto: "è tutto tuo"? Aveva bisogno di un dizionario, per caso?

«Merda» imprecai, cercando di allontanarmi da lui. Le sue braccia si strinsero intorno alla mia vita, e mi rilassai contro il suo petto. Era sveglio, riuscii a capirlo dal modo in cui gli occhi si muovevano sotto le palpebre. E da come il suo addome si alzava e si abbassava, pesantemente, e in modo ben calcolato: stava fingendo. Continuai a studiare il suo viso, e sfiorai con le dita il disegno dei corvi sul suo braccio, le sue labbra si curvarono in un sorriso. Mi morsi l'interno della guancia per impedirmi di fare lo stesso.

«So che sei sveglio, Jared» lo informai.

Lui aprì prima un occhio e poi l'altro, e mi osservò con quelle sue bellissime iridi screziate da tante piccole pagliuzze dorate.

«Vedi qualcosa che ti piace, piccoletta?» mi stuzzicò, serrando leggermente la presa.

Sì, un ragazzo incredibilmente presuntuoso. Annuii, e gli indicai il tatuaggio. «Perché The Crows?»

«Quando siamo arrivati qui, non faceva che piovere. Odio la pioggia, e non facevo che lagnarmi. A quel tempo la band non aveva un nome e mentre stavamo provando, mi lamentai del tempo. Shawn mi sorrise e disse "Non può piovere per sempre".» Si stava prendendo gioco di me? Avevano scelto il nome del gruppo in base ad una stupida citazione tratta da un film. «È una citazione del film Il Corvo». Lo sapevo, non ero mica così stupida. «Pensai che i corvi fosse un nome perfetto per il gruppo, e così i The Crows.»

Molto originale, davvero. Gollum mi sorprese con quel commento, di solito lui stava dalla parte di Jared.

«Devo andare, ho lezione», gli riferii, sfuggendo dalla sua presa e tirandomi su a sedere. Raccolsi i capelli in una coda, li fermai con l'elastico che tenevo al polso e mi liberai dalle lenzuola che si erano attorcigliate intorno alle mie gambe nel corso della notte.

«Ne hai altri?», mi chiese.
Mi voltai per guardarlo, i suoi occhi erano fissi sul disegno della farfalla che poteva vedere al di sotto dello scollo della sua maglia.

«Non lo scoprirai mai» risposi, con un sorriso.

Mi alzai ed iniziai a cercare il vestito nella stanza, per poi ricordarmi che l'avevo lasciato sul davanzale del bagno. E che era sporco di vomito.
Mi girai per studiare Jared, era improbabile che l'avesse lavato, conoscendolo non aveva la benché minima idea di come si usasse una lavatrice. Eravamo in due, comunque.

«Hai qualcosa da prestarmi?»

Jared abbandonò il letto con aria annoiata, si diresse verso il cassettone, da cui la sera prima aveva tirato fuori il mio cambio, e mi cercò un paio di jeans, una felpa nera e una t-shirt. Quando guardai il logo stampato sopra la stoffa, mi venne da ridere: era degli Shinedown, che ironia. Mi consegnò anche una cintura. L'afferrai insieme alla mia borsa e corsi in bagno.

Chiusi la porta, assicurandomi di serrarla a chiave, presi un telo di spugna dal mobiletto sotto il lavandino ed entrai nella vasca da bagno. Mi spogliai dei vestiti e aprii il getto dell'acqua calda. Presi il doccia schiuma all'olio di argan –sorvolai sui loro pessimi gusti-, e lo usai per lavarmi. Una volta finito, mi avvolsi nell'asciugamano e scivolai fuori dalla vasca. Mi asciugai in fretta, per poi indossare il cambio che mi aveva fornito: i vestiti di Jared erano enormi, i jeans mi cadevano persino dopo due giri della cintura. Mi lavai i denti e decisi di non truccarmi, non c'era nulla che potessi fare per la mia faccia: avevo un aspetto decisamente orribile. Recuperai il mio abito –stupida tequila, mi aveva rovinato l'unico vestito decente di tutto il guardaroba-, e tornai in camera.

DelicateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora