Capitolo 37.

10.1K 424 173
                                    

L'aria mattutina era fresca, e una leggera brezza soffiava sul lago Conservatory Water, increspandone la superficie.
Jennifer e io sembravamo essere le sole due persone ad essersi avventurare lì quella mattina, per godere del silenzio offerto dal posto. Era piacevole stare sedute su quella panchina, riparate dall'ombra di un ciliegio, a godere della pace di quel piccolo angolo di paradiso al di fuori del mondo. Un luogo di ristoro, in una città frenetica e sempre di corsa, capace di risucchiarti nel suo ritmo vorticante, per poi rigurgitarti stremata e priva di forze. Quel luogo era un'alternativa gradita al traffico delle strade e al vociare delle persone che camminavano le une accanto alle altre lungo i marciapiedi, sfiorandosi senza mai toccarsi. Era un posto speciale, che condividevo con Jen e nessun altro, l'equivalente del patio che affacciava sul giardino anteriore della casa in cui ero cresciuta insieme a lei. Sentivo la mancanza di quei giorni, in cui Jennifer stava bene e non ero costretta a guardarla soffrire e diventare sempre più debole, con la consapevolezza che i suoi giorni erano contati.

«È tutto pronto?» mi chiese Jen, curiosa, destandomi dai miei pensieri.

Non dovetti domandarle a che cosa si riferisse per rispondere alla sua domanda, sapevo che stava parlando dei preparativi per il viaggio.

Annuii. «Ho già preparato la valigia, e più tardi Jo mi aiuterà a chiuderla.» le comunicai, ruotando la testa verso di lei, per studiare la sua espressione. Notai che stava cercando di trattenere un sorriso, divertita dall'idea che dopo anni ancora non riuscissi a chiudere la mia valigia senza l'aiuto di qualcuno. Non era colpa mia se la valigia non era in grado di sostenere la portata dello stretto necessario per un viaggio di due giorni. «Gli abiti e tutto ciò indosseremo durante il matrimonio, comprese le scarpe, sono già stati spediti.» aggiunsi, riportando il mio sguardo sul lago. «Attendono solo il nostro arrivo.»

Jennifer si passò le dita tra i capelli, pettinandoli. Avevo notato che era una cosa che faceva spesso, si assicurava che i capelli avessero un aspetto naturale, così che nessuno si accorgesse che indossava una parrucca. Quel giorno ne portava una dello stesso castano di cui erano i suoi capelli prima che li tagliasse, forse leggermente più scuro. E anche la lunghezza era la stessa, cambiava solo il modo in cui le ricadevano intorno al viso stanco e segnato dalla chemioterapia. Distolsi lo sguardo, prima che potesse notare che la stavo guardando, dato che non le piaceva essere osservata. Jen -al contrario di mia madre- non era mai stata una di quelle donne alla spasmodica ricerca di attenzioni. Preferiva restare defilata, non essere notata.

«A che ora partirete?»

«Il nostro aereo parte alle cinque» le riferii, incrociando le gambe fasciate dai jeans sotto di me. «Il matrimonio è domani, a mezzogiorno. Saremo di ritorno domenica, nel pomeriggio.»

In tempo per sostenere il mio ultimo esame per quella sessione. In seguito, avrei avuto due settimane di vacanza, prima dell'inizio dei corsi estivi che avevo deciso di seguire per accumulare crediti e laurearmi in anticipo, durante il mese di Ottobre. Non avevo ancora comunicato la mia decisione a nessuno, in particolare preferivo che Jennifer non ne sapesse nulla per timore che provasse a farmi desistere dal mio intento, ero certa che avrebbe capito che lo stavo facendo per lei e avrebbe provato a persuadermi perché cambiassi idea e riprendessi i corsi a Settembre. Io non volevo, però. Era un pensiero egoista, sebbene non fosse prevista una cerimonia di consegna dei diplomi di laurea per gli studenti che terminavano il proprio percorso di studi nella sessione di Ottobre o in quella di Febbraio, volevo che Jennifer fosse presente il giorno in cui avrei concluso il mio corso. Gli occhi si inumidirono e la vista si annebbiò al pensiero di non poter condividere quel giorno con lei. Volevo che lei facesse parte di quel momento, che potessimo condividere quella gioia e celebrare insieme quel traguardo.

«E quello Stewart, verrà con te?» mi interrogò Jennifer, con simulato disprezzo nei confronti del ragazzo.

Morsi il labbro inferiore, cercando di trattenere un sorriso e scossi la testa in cenno di diniego.

DelicateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora