Capitolo 22.

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Il giorno dopo, mi svegliai con il naso chiuso e tappato. Al contrario delle previsioni di Gollum non mi ero beccata una broncopolmonite, ma un semplice raffreddore. Quella notte, mentre io ero impegnata in una lunga conversazione al cellulare con Jared, due delle sorelle Collins stavano prenotando i biglietti per il nostro viaggio. Quando mi ero svegliata le avevo trovare a fare i loro bagagli, pronte a partire per New York. Sybil aveva deciso di venire con noi, si sentiva in dovere di far rinsavire Hunter. Così subito dopo pranzo e non appena anche il mio bagaglio fu pronto, Wendy –che aveva deciso di fermarsi ancora per qualche giorno- ci accompagnò in aeroporto.

Il viaggio in aereo fu più traumatico del previsto. Jocelyn e Sybil non erano riuscite a trovare dei posti vicini, ed io ero finita vicino ad una bambina in viaggio insieme alla madre che mi vomitò addosso il suo pranzo nemmeno mezz'ora dopo il decollo. Andai in bagno per provare a pulirmi, ma qualsiasi cosa la piccolina avesse mangiato a pranzo era acido e lasciò un grosso alone puzzolente.
Le mie due compagne di viaggio –che erano sedute nella fila dietro la mia- non persero l'occasione di prendermi in giro per tutto il tempo e di ridere della mia sfortuna. Per non parlare delle battutine sul mio odore sgradevole. Vomitina –così avevo ribattezzato il piccolo angelo dai capelli color mogano, che aveva pensato di riversare il contenuto del suo stomaco su di me- osò anche lamentarsi. Lei? Lei che aveva rovinato il mio maglioncino preferito? Incredibile. Le ignorai -tutte quante- ed indossai le mie cuffie per non dover sentire i loro stupidi commenti.
Sfortunatamente, seppure non riuscissi a sentire niente nelle mie condizioni, sapevo che avevano ragione: puzzavo. La cosa non rappresentava nemmeno un problema, ero abituata alle situazioni imbarazzanti. Ma sapere che una volta atterrata avremmo trovato Jared ad attenderci mi gettò nel panico. E se avesse provato ad avvicinarsi? Avrebbe sentito quel fetido olezzo, che –a giudicare dai resti che avevo lavato via in bagno- sapeva di bastoncini di pesce impanati e patatine fritte. Chiunque avesse servito quell'economica versione dei "Fish&Chips"  a Vomitina per pranzo, meritava tutto il mio odio.

Cerca di non pensarci, Alex. Provai a rassicurarmi. Ti basterà impedirgli di avvicinarsi. Come no, perché era possibile.

Quando l'aereo atterrò, poco prima di scendere Vomitina e sua madre si scusarono di nuovo per l'accaduto e si avviarono verso l'uscita tra le risate delle mie due amiche. Jocelyn -la meno sensibile delle due-, continuò a ripetere la scena fino a quando non raggiungemmo i nostri bagagli.
A quel punto, una volta afferrata la sua valigia si diresse verso l'uscita. Fu lei la prima a vederli: corse incontro a Shawn a braccia aperte e gli saltò in braccio, allacciandogli le gambe intorno alla vita

Siamo appena tornate dalla guerra? La sua mi sembrò una reazione un po' sproporzionata. Infilò le dita tra i capelli di lui e attirò la sua bocca a sé per un bacio degno delle migliori commedie romantiche. Sembrava il tipico bacio che i due protagonisti si scambiano nella scena della riconciliazione, dopo un lungo periodo di separazione. Non erano passati nemmeno tre giorni dalla nostra partenza, ma per Jo era come se fossero trascorsi anni.

Io mi diressi verso il ragazzo dai capelli scuri e il ghigno compiaciuto che non mi toglieva gli occhi di dosso. Quando le sue braccia si allargarono e si mosse verso di me per stringermi in un abbraccio. Mi bloccai e lasciai andare la presa sul mio trolley.

«Manteniamo le distanze, amico» dissi, allungando un braccio davanti a me. «Io non riesco a sentirlo perché sono raffreddata; ma puzzo di vomito.»

L'espressione di Jared mutò rapidamente, il suo sorriso si spense e corrugò la fronte allarmato. «Stai male?» domandò, muovendo un passo verso di me.

Indietreggiai mettendo altro spazio tra di noi.

«Sto bene» replicai, fermando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «La bambina seduta accanto a me non ha digerito il suo pranzo.»

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