Capitolo 34.

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ATTENZIONE, GENTILI LETTRICI/LETTORI.
Questo capitolo contiene spoiler inerenti a "The One" e "The First", le storie scritte da D_Jocelyn.
Se avete intenzioni di leggerle -o se le state già leggendo- vi consiglio di arrivare prima al capitolo 26 di TF -il secondo libro della serie-, e poi proseguire con la lettura di questo capitolo.
Buona lettura.

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Amavo il letto di Jared, era perfetto. Non troppo duro, né troppo morbido. Aveva un sacco di spazio in cui potevo muovermi liberamente e, cosa non meno importante, c'era anche Jared. Ovviamente. Non che fosse il motivo più importante per cui mi ero follemente innamorata di quel materasso. L'aspetto fondamentale era uno, però: era il solo luogo in cui riuscissi a dormire tranquillamente, senza pensieri a tenermi sveglia o incubi a tormentarmi durante la notte.

Amavo quel letto a tal punto che svegliarmi era diventato un trauma. Odiavo dovermi svegliare, alzarmi e lasciarlo senza sapere se e quando ci saremo rivisti. Non passava mai troppo tempo, in realtà. Jared mi chiedeva di dormire da lui ogni giorno e io accettavo la sua offerta ogni tre, solo per non fargli sapere quanto mi piacesse passare la notte insieme a lui. Solitamente il mio ragazzo comprendeva il mio desiderio di non abbandonare mai il caldo rifugio offerto dalle coperte, e il comodo supporto offerto dal suo petto, e mi lasciava dormire fino a quando il suono della sveglia impostata sul cellulare –appositamente posato sulla scrivania- non diventava fastidioso al punto di costringermi ad alzarmi dal letto.
Ogni tanto, mi svegliava prima del previsto per saziare un desiderio che consumava entrambi.

Quella mattina Jared aveva un piano diverso. Non furono le sue mani –tipicamente impegnate in una lenta e attenta risalita del mio corpo- o i suoi baci, a svegliarmi.
Quel giorno, forse perché sapeva anche lui che se avesse permesso alle sue mani di esplorare la mia pelle non avremmo mai lasciato quel letto e -di conseguenza-, non avremmo mai fatto nulla di ciò che aveva programmato; optò per un metodo più efficace e delegò il compito al freddo. Improvvisamente, la coperta sotto la quale avevo dormito per tutta le notte, mi venne strappata via di dosso esponendo le gambe nude all'aria fredda che entrava dalla finestra aperta.

Rabbrividii lo cercai a tentoni tenendo gli occhi chiusi, e intenzionata a tenerli tali per non permettere al sonno di sfuggirmi. Invano provai di riprendermi la coperta ed avvolgerci dentro il mio corpo infreddolito, Jared si era allontanato dal letto.

«Ti odio!» urlai frustrata, nascondendo la testa sotto il cuscino.

«Buongiorno anche a te, piccoletta.» ribatté lui, con una risata.

Sentii il materasso abbassarsi sotto il peso del suo corpo, e intuii che si era seduto sul bordo del letto in attesa.

«È presto! Lasciami dormire.» mi lagnai, ruotando il corpo verso il lato opposto e portandomi le gambe al petto, cercando di ripararmi il più possibile dall'aria fredda.

Repressi quella parte di me che voleva insultarlo con un linguaggio osceno e che –una volta completamente sveglia- mi avrebbe fatta vergognare di me stessa, serrando le labbra in una linea rigida.

«Mettiti un paio di pantaloni» mi incitò, accarezzandomi una gamba nuda. «Fa' freddo, rischi di ammalarti.»

Non avrei corso il rischio di ammalarmi se tu, idiota, non mi avessi tolto di dosso la coperta.

«Se dovessi ammalarmi e morire sarà colpa tua!» sentenziai, ruotando il capo di lato per guardarlo. «Spero che tu sia in grado di convivere con il peso di questa consapevolezza.» aggiunsi, seria.

«Se dovessi ammalarti e morire non me lo perdonerei mai, Alexandra» ribatté lui, lasciando scorrere le sue dita lungo la mia gamba. «Ora, mi faresti il favore di indossare questi.» disse, posando un paio di pantaloni appartenenti ad una tuta nello spazio rimasto vuoto tra di noi. «Mi stai distraendo.»

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