Capitolo 11

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Immaginavo che mi sarei sentita una sporca traditrice lussuriosa, senza scrupoli e con i neuroni fantasma.

Immaginavo che Anthony mi guardasse in faccia e mi dicesse che ero uno schifo. Interiormente, almeno.

Invece mi sentivo serena e solare, come un cielo senza nuvole.

Naturalmente, con una tranquillità così simile alla solita, come poteva Anthony insospettirsi?

Avrei potuto fischiare, se avessi sentito la libertà di farlo.

Mi presi ben due notti per riportare alla mente l'eccezionalità di Gabe.

Avrei dovuto sapere che sarebbe diventato un maestro a letto, perché il punto di partenza era già sensazionale.

Era come un pasticcere che al primo utilizzo della sac a poche fa già una decorazione professionale.

L'avevo insultato mentalmente solo per il piccolo segno violaceo che aveva lasciato all'incavo della mia clavicola. Per fortuna era piccolo.

La mia efficientissima manager mi avvisò che una modella confermata per una sfilata di Versace del weekend successivo si era slogata una caviglia e avevano richiesto la sostituzione da parte mia.

A New York.

Pensai pigramente che in una settimana la slogatura sarebbe potuta benissimo guarire, ma non vidi perché interferire. Oltre all'ignota gravità del problema, restava il fatto che io ci guadagnavo in visibilità e denaro. Niente di cui lamentarsi.

Da un punto sconosciuto della mia mente apparve il ricordo del consulente pubblicitario che Gabe conosceva. Viveva nei pressi di New York.

A quel punto chiamai mio padre.

Avevo bisogno di una riunione per ottenere la votazione di una delle idee di Gabe prima del weekend successivo.

- Pronto? - mi rispose al telefono mio padre, in modalità "uomo d'affari".

- Papà, sono Jess. Vorrei chiederti un favore. - dissi decisa.

Mio padre concedeva favori solo se necessario. Non mi negava quasi mai nulla, certo, ma ciò che chiedevo era ragionevole e lui lo sapeva. Il suo tono mentre rispose non mutò.

- Ti ascolto.

- Potresti convocare una riunione per lunedì?

- I miei dipendenti hanno un sacco di lavoro da fare, Jess. Non so se posso rovinare loro i piani così, perché qua dentro l'organizzazione è tutto.

Per mio padre l'organizzazione era tutto nella vita, in generale. Bisognava avere sempre dei progetti, delle linee d'azione definite, degli obiettivi da raggiungere.

Diceva spesso che è importante trovare i propri punti fermi, perché la vita non offre certezze.

- È importante. Se riusciamo a scegliere un'idea riguardo la pubblicità, potrò approfittare del viaggio a New York del prossimo weekend per una visita ad un consulente pubblicitario. Gabe potrebbe venire con me e aiutarci a ridurre le spese, così da avere un maggior profitto. Prenderei due paia di scarpe al prezzo di uno, capisci?

- Jess. - mi rimproverò mio padre con tono scherzoso, certamente riferendosi alla mia fissa per le scarpe. O per la moda nel suo complesso.

- Puoi fidarti di Gabe, ha sempre un piano in mente. - lo rassicurai.

- Va bene. Temo di essere costretto a fissare la riunione per martedì, pero', vista la mia terribile giornata impegnativa di lunedì.

Sapevo che era il meglio che potessi ottenere.

Into You (Cameron Dallas)Where stories live. Discover now