Capitolo 25

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Il viaggio fu un travaglio.

Mi sentivo male ad aver dormito incollata a Gabe ed ero a disagio con il suo atteggiamento freddo.

Volevo tornare a casa, con il mio tranquillo fidanzato e la mia vita priva di grosse complicazioni.

Volevo tornare indietro nel tempo, volevo tornare a quando ero inconsciamente felice che la pace regnasse nella mia quotidianità.

Perché ero andata a cercare grane immischiandomi con Gabe?

Avrei dovuto rifiutarlo in modo ben più deciso sin dall'inizio, senza cedere a nessuna tentazione, e sarei andata avanti come prima.

Il dubbio era: mi sarei resa conto di chi avevo a fianco da due anni? Sarei stata capace di aprire gli occhi da sola, prima o poi?

Il vantaggio degli errori che avevo commesso era stato proprio rendermi conto di come stavano le cose.

Potevo risparmiare la notte fra venerdì e sabato, certo, ma non avrei avuto quella determinazione che sentivo in quel momento.

Era stato Gabe ad aprirmi gli occhi su Anthony. La mia rabbia nei suoi confronti diminuì appena di poco.

E poi c'era il mistero di Carol.

Ero arrabbiata con lui perché non mi aveva detto niente su di lei. Ed ero arrabbiata con me stessa perché mi importava.

Quando vidi Anthony ad aspettarmi all'aeroporto, quasi mi scordai di dover recuperare la valigia.

Gli corsi incontro e lo abbracciai forte, sentendo qualcosa dentro di me andare al suo posto.

Poco dopo ci raggiunse Gabe, con le nostre valigie.

Mi aveva tenuto il muso per ore. Perché aveva recuperato la mia valigia ed era venuto a portarmela, allora?

- Erano vicine. - disse, spingendo la valigia verso di me.

- Grazie.

Anthony mi guardò come per dirmi di congedarlo.

Mordicchiai un labbro.

- Noi... Noi andiamo a casa. Ciao, Gabe. - lo salutai, con voce instabile.

Gabe mi guardò come per chiedermi se volessi un applauso.

- Ciao. - sibilò, con gli occhi puntati su di me.

Anthony gli fece un cenno che probabilmente non vide, né avrebbe calcolato in caso contrario.

Il manager del mio fidanzato ci superò senza guardarsi indietro.

***

Arrivata a casa, avevo fame.

Non avevo fatto colazione e se non avessi tenuto a mente che ero una modella, probabilmente avrei mangiato mezzo frigorifero.

Ne avevo voglia.

Anthony mi preparò un frullato di banane, ma io avevo fame e aggiunsi due mele alla mia colazione tardiva. Mentre buttavo giù il caffé a sorsate, mi guardava un po' sconcertato.

Controllai il telefono e subito dopo sentii la voce di Anthony.

- Ho detto al tuo personal trainer di andare via. Penso che oggi tu debba riposare. E noi dobbiamo parlare.

Sembrava serio, ma la sua voce era ancora dolce e tranquilla.

Era il caso di preoccuparsi?

Il "dobbiamo parlare" era la rovina dei film. Ed era troppo tardi per non preoccuparsi ormai.

- Va bene. - annuii.

La luce dorata del mattino illuminava la figura di Anthony, di fronte a me in cucina, rendendo l'ambiente più rassicurante.

I suoi capelli castani tirati su si mossero leggermente al soffio del vento che entrò dalla finestra, non completamente chiusa.

Osservai i suoi occhi verdi in cerca di risposte.

- Come ti sarai accorta, ero molto entusiasta di Gabe all'inizio. Stava salvando l'azienda e non potevo essergli più grato.

Annuii, ricordavo come lo lodava.

- Naturalmente non potevo semplicemente credere alla sua battuta sugli amici di Locarno. Sai che gli imbecilli non stanno a capo di un'azienda per molto tempo, Jess. Così ho fatto ricerche.

Giusto, lo trovai più che giusto. Anch'io avrei fatto ricerche su un misterioso nuovo manager che liquidava le domande con semplici battutine.

- Comunque ho avuto più fortuna questo weekend che non nelle ultime quattro settimane. - sorrise Anthony.

Non era un sorriso caloroso.

- In realtà è stata un po' una fortuna che voi due foste via. È venuta una persona a cercarti.

- Che cosa?! - scattai, allarmata.

- Lasciami andare avanti, Jess. - accarezzò la mia mano, stretta a pugno sul tavolo.

La girai e lasciai che me la prendesse e facesse scivolare le dita su e giù per il mio palmo.

- Non ti devi preoccupare, ho risolto io con questa persona. Non è uno stalker né qualcuno per cui tu debba stare in ansia. Veniva semplicemente ad avvertirti.

- Avvertirmi?

Anthony cercava di mantenere il contatto con la mia mano, continuando a far scivolare le dita nello stesso movimento.

- Gabe è un tipo ambizioso, a quanto ho sentito. Non gli piace accontentarsi né stare ai progetti degli altri. Immagino che tu non sappia cosa è andato a fare in Svizzera.

Scossi la testa, succube del suo discorso.

Ero molto inquieta e il movimento continuato della mano di Anthony sulla mia mi tranquillizzava.

- Diciamo che si è imbottito per bene di soldi, mettiamola così.

- No, basta con questi "mettiamola così". Voglio sapere la versione integrale delle cose, la verità. - replicai.

Anthony parve valutare un attimo la mia reazione.

- Ha ottenuto il patrimonio di suo nonno, tutto per sé. Sai cosa significa avere il monopolio delle banche svizzere? Sai cosa significa gestire tutti i più ricchi capitali degli europei? Ci ha messo quattro anni, ma ce l'ha fatta.

Dove voleva andare a parare?

- Ti ho già detto che è ambizioso.

Annuii.

- E come potrebbe mai un tipo come lui accettare di vivere da solo in una delle decine di case che possiede? Parliamo di ville in Italia, Costa Azzurra... Proprietà da milioni di euro.

Avevo solo una vaga idea della corrispondenza fra dollaro ed euro, ma sapevo che un milione di euro erano una somma di denaro enorme, non tanto lontana dal milione di dollari.

- Che cosa stai cercando di dirmi, Anthony? - domandai, allarmata.

Aveva smesso di accarezzarmi la mano.

Mi stava guardando come si guarda una che dice che il pizzo non è provocante.

- La tua innocenza finisce qua, Jess. Dimmi la verità. Ti sto dando quest'unica occasione.

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HOT LOVE!

Vi aspettavate questo risvolto?

#teamgabe o #teamanthony?

Baci ❤❤

Into You (Cameron Dallas)Where stories live. Discover now