Capitolo 13

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La domenica nella mia mente passò interamente concentrata sul colloquio con Gabe della sera precedente.

Che fosse tornato per me era ormai chiaro.

Il ritorno in grande stile cosa significava, invece?

Mi stavo scervellando sull'uso della parola "stile".

Ovviamente non si riferiva all'estetica - sapeva di essere molto attraente - e la mancanza di indizi su quel punto mi lasciava irrequieta.

Mentre sistemavo i vestiti, un paio di volte me ne caddero dalle mani e dovetti piegarli di nuovo oppure lisciarli sulla gruccia.

Alla terza volta sbuffai pesantemente.

- Jess, cosa ti prende? - si avvicinò Anthony, con voce calma e dolce.

Pressai le palpebre sugli occhi.

Come potevo dirgli quello che mi preoccupava davvero?

- È solo che... Quelli della sfilata non sono mai sicuri della modella che faranno sfilare e io ho paura di andare fino a New York per niente... Capisci la figura che farei? - incolpai il lavoro, mettendo dentro l'isteria per il fastidio di non capire le parole di Gabe.

Anthony non fece affatto fatica a crederci: diventavo isterica anche per un abito che un'altra prendeva prima di me.

Quando era successo per la prima volta, a una settimana dal Natale dell'anno precedente, avevo incendiato con lo sguardo la signora che aveva la mia stessa taglia.

Casualmente, aveva anche i capelli corti e biondi, praticamente uguali alla Swift. Come avrei potuto non odiarla a quel punto?

Anthony fu costretto a comprarmi altri tre abiti per consolarmi, dato che con me il cibo era un argomento delicato.

L'avrei adorato per una tavoletta di cioccolato sul momento, ma il giorno dopo l'avrei probabilmente ucciso.

Avevo un certo fisico da mantenere.

E, cavolo, quel fisico sarebbe finito su People ad aprile!

La seconda volta che qualcuno mi aveva preceduta su un acquisto era stato a settembre.

Una ragazza che immaginai sui quindici anni aveva preso l'ultimo rossetto di Dior della tonalità di rosso che sceglievo sempre io.

Si trattava della mia profumeria preferita: perché diamine non ne aveva un altro?

Uscii infuriata, senza neanche salutare, ed Anthony aveva dovuto porre rimedio con il rossetto comprato alla profumeria a due isolati di distanza e tre smalti, nella speranza che uno di loro si abbinasse.

Mi venne da sorridere per come Anthony mi sopportava.

Non doveva essere facile avere a che fare con i miei infantilismi e i miei attacchi isterici.

- Appena vedranno il tuo bel viso da vicino e avranno un assaggio della tua simpatia, vedrai che non avranno scelta. Ameranno i tuoi grandi occhi dolci e il tuo sorriso da diabete. Sei semplicemente adorabile. - mi abbracciò, posò le labbra sulla punta del mio naso e poi sulle mie labbra.

- Grazie, tesoro. - gli sorrisi.

E quella fu la prima volta che mi sentii un vero schifo nella mia vita.

***

Il lunedì passò lentamente.

Era il primo di febbraio, ma io non sentivo cambiamenti.

Mi alzai abbastanza tardi rispetto al solito e cercai di occupare la mattinata tra corsa ed esercizi di stretching.

Dopo un pranzo a base di minestrone di verdure, decisi che era il pomeriggio giusto per piangere e feci partire Titanic.

Into You (Cameron Dallas)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora