Capitolo 17

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Nella borsa per la palestra infilai tre assorbenti interni. Meglio essere attrezzate in questi casi.

Mi coprii con il cappotto scuro e diedi una passata di burrocacao rosato per tenere le labbra idratate, poi uscii.

Guidai fino alla MAC Cosmetics e aspettai nel parcheggio qualche minuto.

Mel picchiettò le dita sul finestrino dell'auto e io presi la borsa per poi incamminarmi con lei.

Arrivammo alcuni minuti più tardi alla Equinox.

Una giovane ragazza bionda ci fece vedere gli spogliatoi, le attrezzature nelle varie aree e le piscine.

Ringraziammo e seguimmo le sue indicazioni per arrivare all'area dove si faceva zumba, dopo esserci cambiate.

La donna che teneva lezione era probabilmente sulla trentina, con i capelli biondi e un fisico alto dai muscoli tonici, un po' abbronzato.

Il genere di donna che fa invidia a tre terzi della popolazione mondiale.

Con i suoi intensi occhi azzurri e il sorriso bianchissimo, dava il colpo di grazia all'autostima di chiunque.

Se non fossi stata una modella, sarei sprofondata sotto il parquet lucido quasi piangendo.

Si chiamava Juliet e per quasi due ore non diede tregua alle nostre povere fibre muscolari.

Era divertente, certo, come ripeteva infinite volte, ma anche stancante.

A fine lezione stavo per afflosciarmi a terra, senza un nanogrammo di linfa vitale in corpo.

Il bello era che i suoi sguardi mi trucidavano quando davo segni di cedimento. In uno scatto di paura, ritrovavo quella forza necessaria ad andare avanti ancora un po'.

Una donna decisamente tagliata per il mestiere, visto che offrire motivazione le veniva naturale.

Mentre strisciavamo verso lo spogliatoio, flosce come reggiseni senza coppa, io e Mel ci offrimmo sostegno a vicenda tenendoci a braccetto.

- Quand'è la prossima lezione? - domandò la voce sfiancata di Mel.

Uno dei rari recettori ancora vivi del mio orecchio colse la frase e il cervello riuscì a darne un senso.

- Venerdì. - biascicai.

Le ginocchia di Mel si abbassarono di una decina di centimetri.

- Su, non ti preoccupare: soffriremo insieme.

Melanie emise un flebile lamento.

Mi accasciai alla panchina e il mio cellulare trovò il numero di Anthony.

***

Fu una sorpresa per me riuscire a prendere in mano un asciugamano e potermi cambiare.

Non avevo le forze di fare una doccia, anche se era quello di cui avevo bisogno. Avrei chiesto ad Anthony di farmela, a casa.

Le donne che avevano fatto zumba con noi erano nelle docce e si sentivano le voci.

Gli armadietti che percorrevano tre pareti erano color mattone, con linee verticali argentate.

Il pavimento chiaro era ruvido al tocco dei miei piedi scalzi, che oltretutto puzzavano un po'.

Le panche di legno erano dure al contatto del mio fondoschiena e stavo iniziando a rimpiangere le forze che mi mancavano per prendere la borsa e metterla sotto.

Melanie fece appello a tutta se stessa per entrare nelle docce.

Un paio di volte le chiesi se fosse ancora viva, e lei gridò una risposta affermativa, sorprendentemente sovrastando le altre voci.

Into You (Cameron Dallas)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora