114- Unexpected recur

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Doncaster

Era passato qualche mese dal giorno in cui avevo deciso di voltare obbligatoriamente pagina e di intraprendere un nuovo capitolo della mia vita.

In realtà, seppur fossero passati interminabili giorni e lunghe settimane, niente di particolare era successo.

Avevo cominciato a prendere qualche lezione di scuola guida ed ero riuscita a passare il test orale quasi subito, grazie al tantissimo tempo libero che potevo facilmente impiegare nello studio.

Ed ero contenta di potermi considerare quasi totalmente indipendente, grazie al fatto di saper guidare un veicolo.

E, quando ero sola a casa e non sapevo cosa fare per cambiare la solita e noiosa routine; andavo nell'ufficio di mio padre e davo una mano ai segretari che sempre dovevano subirsi i suoi continui scleri.

Era divertente il modo in cui si erano rivoluzionate le circostanze nella mia vita: fino a qualche mese prima avrei pagato oro pur di non avere a che fare con il lavoro di mio padre e, dopo qualche mese, immancabilmente mi ero piombata nei suoi uffici ad elemosinare un passatempo.

Ma il bisogno di vivere il presente e di chiudere totalmente il libro del passato, accantonandolo in un angolo della mia libreria, era indispensabile.

E niente di più affascinate comprendeva la mia vita, tanto da occupare la mia mente da quello che era il ricordo dei suoi capelli mori e della sua pelle ambrata; soprattutto in giornate piovose come quelle di quel giovedì; quando, annoiata e particolarmente triste, fissavo le gocce d'acqua cadere sull'asfalto, dalla finestra dell'ufficio di mio padre.

Consideravo la sedia girevole una delle
invenzioni più intelligenti della storia; tuttavia non c'era niente di più rilassante che girare e rigirare nel silenzio di una stanza, aspettando che qualcosa di interessante accadesse nella propria vita. 

E come da copione, come in ogni film che si rispetti, qualcuno bussò alla porta nello stesso istante in cui precipitai il mio sguardo al cielo, convinta di essere destinata alla noia più mortale.

Con la sola differenza che, una volta aver parlato per permettere a quel qualcuno di entrare; al posto di un bel ragazzo pronto ad innamorarsi di te, vi era il signor Will, cinquantenne dai capelli rossi e fedele amico di mio padre.

'C'è un ragazzo che chiede di te in sala d'aspetto, cosa dovrei dirgli?'
Parlò con un tono severo, con la mano ferma sulla maniglia e quello sguardo pronto a rimproverarmi per aver fatto venire qualche mio conoscente agli uffici.

Dopotutto, già dal primo giorno in cui avevo messo piede lì, mio padre e i suoi più cari dipendenti mi avevano messo sulle strette, elencandomi tutte le regole e sottolineando che non erano ammessi rapporti clandestini degli sgabuzzini.

'Chi è?' Domandai, fermando di colpo la sedia sulla quale stavo sfogando tutta la mia monotonia.

Immaginai al volo di trovare Trishar e qualche sua strana sorpresa, considerando che da quando la mia vita era stata privata da una delle parti più grandi e fondamentali; aveva ben deciso di passare molto più tempo con me e di preoccuparsi del mio stato d'animo.

'Dice di essere un tuo amico...' Alzò le spalle e lanciò una rapida occhiata dietro di se, prima di tornare a guardarmi con un cenno di complicità: 'è carino!' Bisbigliò, strizzando l'occhio.

Il suo comportamento mi colse letteralmente alla sprovvista, soprattutto perché avevo sempre considerato Will come una delle più grandi sanguisughe insopportabili e pietose tra i dipendenti di mio padre.

Hostage II - ZAYNWhere stories live. Discover now