137- C.and.y

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Bradford

Quando tornai a casa ed aprii la porta a mani vuote, senza alcuna delle cose che avevo promesso a Bee, mi sentii letteralmente un fallito.

Quando aprii la porta davanti ai suoi occhi con il cuore a pezzi e il respiro affannato, desiderai di poter non essere lì e di non dover affrontare quello che sarebbe stato il suo crollo emotivo, una volta spiegate le motivazioni delle mie condizioni.

E desideravo non potermi considerare troppo banale da voler affrontare quella situazione da solo, con una bottiglia tra le mani e con la testa leggere.

Guardai i suoi occhi castani e spaventati con dispiacere, e non riuscii a trattenere tutte quelle cose che mi erano state dette e che da un'ora già mi stavano corrodendo l'anima, minuto dopo minuto.

Raccontai ogni cosa, ogni singola cosa di ciò che mi aveva detto suo fratello, partendo dalla cosa principale, nonché Louis; Louis che era libero, a casa e contento della sua situazione.

E la reazione di Bee fu decisamente incontrollata e fuori dal normale.

Non appena finii di dirle tutto con autocontrollo, lei restò inerme, immobile difronte a me e con gli occhi sbarrati.
Mi guardò per qualche secondo, senza lasciar trapelare alcuna emozione, quasi come se fossi stato la sua peggior condanna.

E poi, non appena tutto divenne tremendamente realistico e doloroso, Bee scosse il capo ed indietreggiò lestamente, cercando di contraddirmi: 'no, lui non può essere libero', boccheggiò, incredula.

'Lui...lui è stato arrestato, l'ho visto con i miei occhi', si indicò, ancora intenta a sostenere le sue idee animatamente, nonostante sapesse quanto inutile fosse tutto ciò che stava facendo: 'lui è in prigione, probabilmente mio padre gli sta pagando i migliori avvocati ma...'

'Bee, lui è libero'. La azzittii, chiudendo subito ogni sua aspettativa con un tono deciso e serio.

I suoi occhi scattarono nei miei, come saette pronte a detestarmi per ciò che avevo appena detto senza alcuno scrupolo o tatto.
E un rossore prese a crescere attorno alle sue iridi, di volta in volta, fino a farle luccicare spropositatamente gli occhi.

Mi guardò distrutta, decisamente in preda ad una crisi isterica, e poi le lacrime presero a correre lungo le sue guance senza alcuna tregua, solcando profonde cavità di terrore sulla sua pelle.

E per quanto male potesse farmi quella scena, fui onorato di poter assistere ad un suo sfogo e a non vederla minimamente tentare di coprirsi.

'Se lui è libero si rovinerà ogni cosa', singhiozzò, 'mio padre lo farà uscire innocente da questa storia, tu verrai rinchiuso in prigione per circa vent'anni e la mia famiglia mi odierà per il resto della vita!' Sbraitò.

Afferrò la sua testa con le mani e mi guardò con gli occhi sbarrati, noncurante delle sue condizioni e della vulnerabilità che mi stava dimostrando e che, da un po', cercava sempre di nascondere.
Iniettò le sue iridi nelle mie quasi con pietà, mentre desiderava strillare ancora a lungo e piangere fino a consumarsi gli occhi; ma in quel caso, più di qualunque altro, capii di dover fare qualcosa e mi catapultai su di lei per prenderle il viso tra le mani e porre fine a quell'agonia.

La strinsi saldamente, non troppo da farle del male ma abbastanza da farla smettere di disperarsi e farla concentrare completamente su di me e sul mio sguardo attento.

'Andrà tutto bene'. Schernii, annuendo contemporaneamente: 'io riuscirò ad uscirne ed avremo modo di parlare con i tuoi', la rassicurai, con un tono pacato ed abbastanza lento da poterle entrare in testa, parola dopo parola.

Hostage II - ZAYNWhere stories live. Discover now