117- Devoured

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Doncaster

'Stai scherzando!?' Harry sbraitò letteralmente e mi seguì nella casa, mentre con un passo svelto cercavo di raggiungere la cucina e di svincolarmi dalla sua persistente ansia.

'Harry diamine, calmati', lo invitai, con un cenno di seccatura.

Non mi sprecai nemmeno a voltarmi per guardarlo in faccia; tuttavia non c'era molto da scoprire sul suo volto, se continuava ad urlare istericamente.

Raggiunsi il piano cottura ed afferrai la pentola posizionata su uno dei fornelli, probabilmente lasciata lì con la cena preparata da mia madre.

'Gli hai detto di no, vero?' Domandò ancora, arrivando rapidamente accanto a me.

I miei occhi si alzarono al cielo e a quel punto non potei far a meno di voltarmi nella sua direzione, guardandolo attentamente: 'per chi diavolo mi hai presa, esattamente!?'

'Non lo so!' Si giustificò in un istante, 'non sto insinuando che andresti a letto con lui ma non vorrei che con le sue false speranze su di Zayn riuscisse a...' cercò in tutti i modi di trovare una spiegazione alle sue domande, ma gli evitai eventuali complicazioni, intervenendo: 'Zayn non mi interessa', lo freddai, tornado a fare gli affari miei.

Accesi il fornello sul quale era posizionata la teglia e presi un profondo respiro, posando entrambi i miei palmi sul bancone: 'anche se Zayn non è mai partito per Boston, non andrò di certo a cercarlo', precisai.

Un sospiro di frustrazione scappò dalle mie labbra e da parte di Harry, finalmente, potei udire un rilassante e a dir poco apprezzato silenzio.

Non riuscii a capire quale fu la sua reazione a ciò che avevo appena detto, soprattutto perché era strano non sentirlo parlare, ma gli fui comunque grata per non aver insistito ancora.

Mi volti lentamente, concludendo che non sarebbe servito a niente, restare ferma a fissare la fiamma del fuoco; e quando lo feci, a cogliermi di sorpresa, fu il suo corpo poco distante dal mio e il suo volto comprensivo, fermo ad osservarmi.

Non riuscii ad evitare un profondo senso di disagio, quando i suoi occhi verdi e dispiaciuti ispezionarono con cura il mio volto; ma d'altra parte trovai un minimo di sollievo nel suo sguardo gremito di tregua.

Sospirai. Fu l'unica cosa sensata da fare in quelle circostanze, ed intrecciai le braccia al petto.

'Mi ha portato il suo album', raccontai, indicando col capo un punto preciso alle sue spalle, là dove vi era ciò che Niall mi era venuto a consegnare con tanta superiorità, proprio sopra al tavolino.

'Ha detto che lo ha preso da Zayn e che lui non è mai stato a Boston, in realtà'. Strinsi le braccia al petto ed approfittai della sua attenzione rivolta all'album, per deglutire rumorosamente ed accumulare tutto il coraggio che avevo in corpo.

'Odio doverlo ammettere e spesso mi auto-convinco che lui non ha più importanza per me', ammisi, catturando la sua completa attenzione, 'ma non è così', conclusi.

I miei occhi si abbassarono al pavimento e bruciarono dolorosamente, così tanto che non riuscii a ricordare l'ultima volta in cui successe la stessa cosa davanti ad una persona.

'Ti si legge negli occhi', lo sentii bisbigliare.

Non riuscii a trattenermi: quando le sue labbra pronunciarono quelle parole alzai leggermente il capo e cercai di intravedere il suo volto oltre alle lacrime che lentamente presero a correre lungo le mie gote, l'una dopo l'altra.

Hostage II - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora