123- Abetter

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Doncaster

Richiusi la porta alle mie spalle e feci per voltarmi e camminare con speditezza verso la camera, dove probabilmente mi sarei rinchiusa ed avrei cercato di evitare ogni contatto con l'esterno.

Volevo riflettere, mantenere il battito del mio cuore accelerato e sentire ancora quella strana sensazione che avevo nello stomaco e che, da quando ero uscita da quel carcere, ancora non si decideva ad abbandonarmi.
Volevo percepire quelle sensazioni ancora a lungo, come se Zayn fosse ancora difronte a me ed una parte di me stessa stava ancora morendo dalla voglia di mandare a puttane ogni minimo accaduto e baciarlo come non succedeva da tempo.

Avevo fissato quelle labbra per tutto il tempo, quel labiale che seguiva il suo modo sciolto e pacato di parlare; ed avevo bramato quel tocco costantemente, fin quando non rientrai all'interno della metropolitana e potei ufficialmente ritenermi fuori da quella zona pericolosa.

Avevo lottato contro me stessa, contro ogni minimo segno di vulnerabilità e non mi ero permessa minimamente di disobbedire a ciò che mi ero prefissata in mente prima di rincontrarlo.

Nessun bacio, nessuna parola fuori posto, nessun sentimento.

Quel che ancora provavo per lui a distanza di qualche mese sarebbe stato soltanto un mio insopportabile segreto nascosto ed intrapelabile.
E, senza ombra di dubbio, come regola principale non mi sarei di certo dovuta dimenticare che cosa mi aveva fatto e quanto poco rispetto e dedizione meritasse ancora parte mia.

Ma nonostante questo, ogni emozione fu inevitabilmente vissuta al massimo in quel momento, facendomi esplodere il cuore.
E proprio a causa di quel motivo, desideravo chiudermi in camera ed evitare ogni rapporto con chi probabilmente mi avrebbe fatta arrabbiare e mi avrebbe portata a dimenticare quella sensazione.

Ma anche quando tutti i miei piani erano chiari e plausibili nella mia mente, qualcosa doveva necessariamente andare storto.

Non a caso, ad accogliermi dopo quella frenetica e bizzarra mattinata, fu proprio la faccia di chi non avrei mai sperato ed immaginato di rivedere così presto.
I capelli ricci di Harry e i suoi occhi poco entusiasmanti puntati su di me, mentre con le braccia conserte al petto mi aspettava sul divano del soggiorno.

'Lunga mattinata', esordì con falso entusiasmo, osservando contemporaneamente gli abiti pesanti che ricoprivano il mio corpo infreddoliti.

Riuscii a mascherare lo stupore nei miei occhi, la poca immaginazione di trovarlo lì con la faccia di chi non era pronto a darmi umilmente delle spiegazioni e a chiedere scusa.

Forzai un sorriso ed anche io imitai le sue gesta, passando a repentaglio ogni millimetro del suo corpo: 'lunga settimana', lo corressi.

Feci qualche passo nella stanza e nel frattempo sfilai con lentezza il cappotto, 'come mai hai deciso di rifarti vivo?' Domandai distrattamente, dirigendomi con diligenza verso l'apprendi abiti: 'un altro omicidio del quale rendermi complice?' Chiesi ironicamente, appendendolo nel frattempo su uno dei ganci più bassi e facilmente raggiungibili.

Non riuscii a vedere la sua espressione, quando parlai così apertamente e scherzosamente di un argomento fin troppo delicato.

Ma lo sentii sospirare e per un attimo mi accontentai di averlo messo in difficoltà.

'Tuo padre è in camera a riposare', mi informò.

Hostage II - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora