144- Remote memories

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Catford, London

Quella mattina aprii gli occhi soltanto quando fu abbastanza tardi da sentirmi troppo sveglia per poter dormire ancora, incurante di ciò che era capitato e che mi aveva torturato il cervello per tutta la notte, nei miei incubi.

Aprii gli occhi e guardai il soffitto per qualche minuto, in silenzio, immersa nelle coperte e nei peggiori ricordi della sera precedente.

Non potei far a meno di pensare alla discussione che avevo avuto con Zayn, non appena mi ritrovai in quella stanza ed osservai la porta dalla quale era uscito e che gli avevo sbattuto in faccia, senza troppi scrupoli.

Se dovevo essere onesta, un po' mi rimproveravo per aver reagito d'impulso piuttosto che aver fatto le scelte giuste per entrambi.

Probabilmente avrei dovuto forzarlo a restare ed evitare a me stessa di dover affrontare tutte quelle cose da sola, spaventata e dimenticata mentre la polizia mi avrebbe posto infinite domande sull'incendio e sulle altre numerose cose che non erano più chiare.

Sbuffai e mi sedetti a metà busto sul letto, con le gambe incrociate e con lo sguardo assonnato disperso tra le lenzuola, dove avevo lasciato il reggiseno prima di togliermelo per dormire, la sera prima.

'Buongiorno amore!' Sentii esclamare di punto in bianco, dal nulla, mentre il silenzio e l'atmosfera tranquilla veniva brutalmente sgretolata da una voce squillante e inaspettata.

Sobbalzai.

Scattai a  guardare verso la finestra della camera, verso dove avevo udito la sua voce, e giurai di sbattere gli occhi più e più volte prima di assicurarmi che fosse davvero lì, seduto sulla soglia con le gambe penzolanti e con un reggiseno tra le mani.

Mi mostrò un'enorme e sornione sorriso, poi lo lanciò nella mia direzione, prendendomi alla sprovvista e facendomi scattare ad afferrarlo prima che mi cadesse in faccia.

Lo presi al volo e senza che potessi scioccarmi abbastanza per il suo nuovo umore e per il modo in cui la nostra discussione precedente sembrava esser svanita dal suo cervello: Zayn saltò giù alla soglia e si diresse con un passo svelto verso il mio comodino, dove afferrò una merendina e me la porse cordialmente, sotto al mio sguardo, sedendosi poi accanto a me, sul bordo del letto.

'Questa sarebbe la colazione a letto per farti perdonare?' Domandai, indicando il dolce confezionato che reggeva in mano, con convinzione.

'Sì e dovrai accontentarti visto che se fossi uscito a comprare qualcosa, probabilmente Trishar mi avrebbe lasciato fuori casa', valutò, lasciando che io l'afferrassi e la portassi sotto al mio sguardo con una risatina: 'viene direttamente dal suo frigorifero', disse poi, sarcasticamente.

Di tutta risposta la aprii e feci un grande e veloe morso al cioccolato fondente che la ricopriva, rialzando lo sguardo a lui: 'sono ancora arrabbiata, Zayn', gli ricordai, masticando contemporaneamente, 'il tuo buon'umore non cambierà le cose', dissi poi.

E mentre continuavo a mangiare con calma e disinvoltura sotto al suo sguardo attento ed allegro, notai in Zayn un particolare interesse per il mio viso e per ciò  che da qualche minuto stava fissando senza sosta, senza preoccuparsi di ciò che avevo detto.

'Cosa c'è da guardare?' Domandai di colpo, irritata dalla sua costante visuale su di me, in qualche modo imbarazzante.

E Zayn rise soltanto, forse con risentimento, e distolse lo sguardo dal mio per portarlo alle mie labbra, con concentrazione.
Non disse molto, forse non si preoccupò nemmeno di pensare a qualcosa da dire; si chinò verso di me senza spostare minimamente le sue iridi dalla mia bocca e posò il pollice sul mio labbro inferiore, per pulire via qualcosa, con dolcezza: 'sono un coglione', sospirò nel frattempo, tornando poi al suo posto, con serietà.

Hostage II - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora