130- Kismet

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Wolverhampton

Finii di infilarmi i jeans e presi un profondo respiro, mentre cercavo di lasciare da parte gli scherzi e di prepararmi psicologicamente a dover affrontare una serata intera con Zayn, Liam e qualche discorso poco leggero e divertente.

Sapevo benissimo che una volta uscita da quella camera e raggiunto Zayn in soggiorno, sarebbe stato tutto più complicato ed imbarazzante.

Mi ero lasciata prendere, mi ero lasciata andare e non ero affatto pentita di ciò che era successo da quando avevo varcato la soglia di quella porta, a quando ero scesa dal suo corpo nudo e mi ero costretta a lasciarlo nel bel mezzo di tutto.

Ma in qualche modo non riuscivo comunque a togliermi dalla testa i pensieri, i problemi e tutte quelle cose che per qualche ora avevo rimosso completamente ed avevo sostituito con l'ironia e con tutt'altre emozioni.

Avevamo fatto sesso e questo siginificava chiedermi se avessi sbagliato o meno, a lasciarmi andare con lui, dopo tutto quel che era successo tra di noi e a distanza di così tanto tempo, senza un vero e proprio motivo.

Avevamo fatto sesso e Zayn aveva una ragazza, era ipegnato sentimentalmente, e questo comportava torturarmi la mente su quanto diavolo potessi essere stata stronza, sapendo perfettamente della sua relazione con Chloé.

E inoltre, a peggiorare letteralmente la situazione, vi era il fatto che infondo, aldilà di tutti i problemi e di tutte le domande, avrei rifatto sesso con lui altre centomila volte, senza pentirmene mai completamente e senza mai proccuparmi della ragazza che lo aspettava a casa, probabilmente innamorata di lui.

Poi, oltre i miei problemi con Zayn, vi era mio fratello, la mia famiglia e tutto ciò che era capitato in quella giornata.

Mi sentivo tremendamente in colpa per non essere corsa a consolarli, per aver distrutto la mia famiglia e per aver visto mio fratello con delle manete ai polsi e non aver detto niente, seppur mio padre mi avesse cacciata di casa ed avessi tutte le ragioni per comportarmi in quel modo.

Mi sentivo confusa e in colpa per ogni cosa, in colpa per ogni mia singola azione.

In fine però, spinta dal desiderio di non torturarmi ancora la mente: tornai in soggiorno, dove dopo tanti minuti persi a prendere lunghi respiro di auto controllo, ero pronta ad affrontare Zayn e ciò che ne restava della sua personalità contorta.

Non appena varcai la soglia, con impassibilità e silenzio; notai il suo corpo poco distante, seduto sul divano con una sola t-shirt addosso e i semplicissimi jeans che probabilmente non aveva alcuna intenzione di sostituire con dei pantaloni o qualcosa di più coprente. 

Era lì, fermo a fissare lo schermo della televisione con calma e ad evitarmi esattamente come stavo facendo io, senza alcuna difficoltà.

Osservai per qualche secondo la sua figura, qualche stupido secondo in cui mi domandai cosa ci fosse dietro a quello sguardo disperso e all'interno di quella testa che da sempre consideravo caotica ed irraggiungibile.

E forse, proprio grazie alla sua perfetta maniera di non calcolarmi, ebbi il coraggio di camminare e dirigermi con un passo svelto verso lo stesso divano dove lui era seduto.
Mi sedetti a qualche metro da lui, nel posto più lontano e riservato che vi era, ed appoggiai le spalle contro lo schienale, sorvolando totalmente la sua presenza al mio fianco, distratta ed impegnata a chissà quale convincente metodo per evitarmi.

E passarono minuti. Minuti persi a fissare le immagini di qualche notiziario, fin quando la sua voce non sovrastò quella del giornalista che era alla tv e ruppe il ghiaccio, richiamando la mia attenzione.

Hostage II - ZAYNWhere stories live. Discover now