139- Thinking about your uncertainties

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Bradford

Il tragitto dalla casa dei genitori di Zayn alla sua non fu troppo lungo; forse per questo trascorremmo quei pochi minuti a riflettere sulle nostre cose e ad ascoltare la radio, costantemente invasa dalle hit del momento.

Non parlammo molto, non perdemmo nemmeno troppo tempo a guardarci o a chiederci cos'avessimo fatto di male, per meritarci così tanto; ma comunque Zayn dimostrò di essere particolarmente nervoso, stringendo il volante come se non ci fosse un domani e tenendo costantemente lo sguardo sulla strada, come un neopatentato.

E poi, quando tornammo a casa, ebbi la conferma delle mie teorie e capii quanto turbato fosse, non appena mi accorsi che la persona che quella mattina considerai di buon'umore, era letteralmente svanita sotto al mio sguardo.

Non era in se, era completamente guidato dalla rabbia e dall'accanito bisogno di poter fare qualcosa per gestire la sua situazione e tutto ciò che, di punto in bianco, gli si stava rivoltando contro.

Per questo forse, ogni sua azione poté letteralmente essere considerata insana.

Uscì fuori dalla sua abitazione e camminò lentamente lungo la passerella con un passo calmo, mentre una sua mano reggeva una bottiglia di birra e l'altra portava una sigaretta tra le sue labbra, con serenità e quiete allo stesso tempo.

Vedevo il fumo evaporare accanto al suo volto ad ogni tiro, ogni volta che i suoi polmoni si riempivano di nicotina e lasciavano fuoriuscire quell'odore forte e piacevole del tabacco.

E camminò fin quando non arrivò sul marciapiede, giusto al confine tra la strada principale e la sua proprietà.

Una volta lì, osservò l'asfalto deserto e il panorama familiare che giusto un mese prima lo avevano costretto ad abbandonare, contro le sue volontà.
Osservò quel posto ricordandosi di una delle peggiori esperienze della sua vita, come ad esempio lasciare l'abitazione dove era cresciuto con delle manette ai polsi ed immobilizzato in una terribile auto della polizia; oppure come la morte di suo fratello ed un'eterna condanna per se stesso.

Osservò quelle strade con rancore, con dolore forse, mentre ripensava a come si era liberato di quella tortura e a come sarebbe potuto finirci nuovamente, senza che lui potesse far niente per impedirlo o controllarlo minimamente.

Era completamente assorto dai suoi infiniti e ingarbugliati pensieri; tanto da lasciarmi immaginare molte delle cose che probabilmente potevano affiorargli la mente.

E così mi decisi a seguirlo, a camminare anch'io lungo quel breve percorso che avevo visto dalla finestra e che ricordavo come un orribile addio all'uomo che amavo.
Camminai con calma e cautela, senza distrarre la sua mente dai pensieri contorti che stava affrontando, fin quando non raggiunsi il suo corpo e potetti fermarmi proprio accanto a lui, con un sospiro di frustrazione.

'Impedirò che ti riportino lì dentro', affermai, lasciando che il freddo vento della sera facesse svolazzare i miei capelli.

Di tutta risposta, le labbra di Zayn fecero un ultimo tiro della sigaretta e lasciarono scappare una bianca nube di fumo dalle sue labbra, prima che il mozzicone cadesse a terra e che la punta del suo piede lo calpestasse, silenziosamente.

'Impedirò anche che ti portino via, se le cose dovessero andare male', procedetti, con un tono di voce decisamente convinto: 'a costo di comprare due biglietti per il Canada e scappare'.

E alle mie ennesime parole, lo sentii sospirare, mentre il suo braccio si sporse nella mia direzione e mostrò sotto ai miei occhi quella bottiglia di birra che sin dall'inizio aveva tra le mani e che non aveva minimamente assaggiato.

Hostage II - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora