120- Murder

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Bradford

Quando riaprii gli occhi fu come sentire per la prima volta il battito veloce del mio cuore dopo una lunga pausa.
Fu come riprendere il respiro dopo interminabili secondi sott'acqua, in apnea ad aspettare che arrivasse il momento giusto per tornare a galla e vedere il sole.
Riaprii gli occhi di colpo, come se attorno a me si fosse improvvisamente riaccesa la luce della vita: li sbarrai, aprì così tanto le mie palpebre che potei percepire uno strano fastidio causato dal chiarore del cielo.
Rinchiusi in un attimo gli occhi e li riaprii con calma un'istante dopo, un'istante nel quale rielaborai alcune delle cose capitate prima che riprendessi coscienza.
Sentii il battito del mio cuore accelerare di sproposito, senza un motivo valido, e il mio corpo si alzò su a metà busto, mentre i miei occhi vagarono ansiosamente nella stanza, alla ricerca di qualcosa probabilmente inesatto.

Guardai le mura che mi circondavano, i vari quadri appesi alle pareti, la scrivania posta al lato della stanza e l'armadio color ciliegio che riportò in un istante il mio cervello alle radici, al passato, a quando dopo lunghi anni ero tornata in Inghilterra.

Riconoscevo quella camera, riconoscevo l'odore di quella stanza e riconoscevo persino l'arredamento che la riempiva nonostante quest'ultimo sembrava essere ormai cambiato.
Avevo passato le più sofferenti ed anormali notti della mia vita lì, le peggiori mattinate perse a fissare il vuoto ed i numerosi pomeriggi nei quali speravo di uscire e di tornare dalla mia famiglia.

Abbassai lo sguardo alle mie gambe, a quelle che erano le mie gambe ricoperte dai jeans letteralmente macchiati dal verde dell'erba; sembravo essere appena tornata da una chilometrica corsa in mezzo ai campi.

Osservai quello che era il materasso sul quale ero stesa, sul quale mi ero risvegliata e dove non ricordavo di esser finita.

Nella mia mente tutto sembrava essere sconnesso.

'Oh, finalmente ti sei ripresa'. Sentii la voce pacata e distaccata di Harry nella stanza.
La sua voce sembrava esser malinconica, spezzata e probabilmente poco entusiasta dal fatto che avessi finalmente aperto gli occhi.

E d'istinto alzai immediatamente il capo verso dove lo avevo sentito parlare, incontrando subito le sue enormi iridi verdi.

Era seduto su una sedia all'angolo della stanza, con i gomiti posati sulle sue ginocchia e la schiena arcata, mentre con smarrimento fissava il nulla difronte a se.

Notai una particolare sfumatura rossastra persuadere i suoi occhi, il suo naso e forse gran parte del suo viso solitamente chiaro e pallido.

'Harry', il suo nome scappò dalle mie labbra con confusione, senza un senso logico.

Allargai le braccia e riabbassai lo sguardo al mio corpo, al modo in cui sembravi esser davvero l'unica superstite.

'Non chiedermi niente', lo sentii dire.
Udii il rumore leggero di quando deglutì e prese un profondo respiro dal naso, precedendo ogni mia altra parola: 'non farlo per favore'.

Lo guardai, lo vidi alzarsi nervosamente dalla sedia e dirigersi con un passo innervosito verso la finestra che lo affiancava.
Posò i palmi delle mani sulla soglia e guardò all'esterno con dispersione, senza lasciarmi intravedere alcun particolare del suo volto, tirando su col naso.

Mi diede le spalle e seppur stesse cercando di nascondere a tutti i costi le sue emozioni, fu inevitabile capire che stesse piangendo.

Hostage II - ZAYNWhere stories live. Discover now