116- A mate

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Doncaster

Era passato qualche giorno dall'ultima volta in cui avevo passato del tempo con Harry, concludendo la nostra uscita con qualcosa di completamente inopportuno.

Mi ero divertita con lui e stranamente avevo considerato la sua presenza decisamente  più gradita di quanto potessi aspettarmi.
Addirittura avevo pensato di dimenticare tutto il passato almeno per un po', il tempo essenziale per conoscerlo meglio e valutare l'idea di non rimuoverlo totalmente dalla mia vita.

Purtroppo però, a ridurre al minimo quel senso di complicità che si stava man mano creando tra noi, furono proprio il viaggio di ritorno e le ultime cose che stava cercando di dire, prima di lasciarmi scendere.

Vederlo fissare le mie labbra come qualcosa che stava chiaramente desiderando da tempo, risultò inevitabilmente imbarazzante.

E quando arrivai a casa, in preda ad una crisi isterica, mi auto-convinsi che non avrei mai più avuto a che fare con lui e le mie stupide illusioni sull'avere Harry Styles come amico.

Convinzione che però smontai nel giro di ventiquattr'ore, il tempo necessario per ricevere una telefonata da parte sua nel bel mezzo dei rumorosi suoni dei phon, e non pensare troppo a lungo prima di afferrare il telefono e rispondere.

Afferrai il telefono ed abbassai lo sguardo al display, leggendo il suo nome al centro dello schermo.
In qualche modo mi aspettavo una sua chiamata, nei giorni precedenti: nell'esatto istante in cui sentivo il suono del mio telefono, a prescindere da chi mi stesse chiamando, una parte di me già sussultava alla malsana idea che potesse essere lui.

Un sospiro di frustrazione scappò dalle mie labbra, mentre con seccatura distolsi lo sguardo dalle schermo ed afferrai le banconote dalle mani della donna che avevo difronte, prendendo il mio resto.

E mentre infilavo i soldi nella tasca posteriore dei miei jeans, concentrai la mia attenzione ad ogni minima cosa pur di evitare quel suono irritante che stava emettendo il mio telefono, stringendolo nervosamente tra le dita.

Ma quando feci per uscire dal negozio, incamminandomi verso la porta, la mia pazienza raggiunse il limite massimo di sopportazione e mi arresi, portando il telefono all'orecchio.

'Ehi, Harry', risposi gentilmente, rinchiudendo la porta alle mie spalle.

'Ehi, come mai ci hai messo così tanto?' Domandò con confusione.

I miei occhi si alzarono impulsivamente al cielo, ripensando al motivo principale per il quale avevo aspettato così a lungo prima di perdere tutte le speranze e di rispondere.

Aprii bocca e feci per rispondere, giustificandomi con la prima bugia che mi sarebbe saltata in mente, ma fortunatamente udii nuovamente la sua voce, pronta a fermarmi: 'non importa, volevo soltanto parlarti di quanto è successo l'altro giorno...' tagliò corto.

Quelle parole mi paralizzarono letteralmente, facendomi puntare i talloni esattamente al di fuori di quella parrucchiera dalla quale ero appena uscita.

Il sangue sembrò congelarmisi lungo le vene, di punto in bianco, impedendo ogni mio movimento.

'So perché sei praticamente scappata dalla mia auto e...' cominciò a parlare con comprensione, con quel tono di voce che mi avrebbe fatta passare per qualcuno di davvero troppo debole si suoi occhi; così lo sopraffeci, impedendogli di proseguire.

Hostage II - ZAYNWhere stories live. Discover now