133- Alchemy

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Bolton

Le nostre labbra erano unite con nostalgia, con tranquillità e in un bacio lungo e lento che probabilmente non ci davamo da infiniti mesi.

Alcuna eccitazione, alcuna foga: soltanto le mie mani sul suo volto, le sue impacciate sul mio petto e lo sfiorare lento delle nostre lingue, al passo con lo scoccare di ogni secondo.

Fu un bacio ben diverso da quello precedente e disposto a finire in una lunga ora di sesso.
Fu un bacio nostro, probabilmente dettato dalla voglia di passare infinite ore a riassaporare il gusto delle nostre labbra e a ricordare l'innocente piacere del mio corpo poco lontano dal suo e chinato con delicatezza verso il suo viso.

E in quel momento sentii di avere il cuore al giusto posto, il respiro regolare e il corpo letteralmente libero da ogni sensazione negativa o sbagliata.

Sentii le vecchie e memorabili sensazioni che sentivo quando passavo del tempo con lei, quando passavo lunghe ore nel suo stesso letto o infinite ore a fare cose semplici o banali, ma comunque umane.

E ricordai ogni strada percorsa insieme per la prima volta, in macchina,  come se ci camminassimo fianco a fianco da una vita.
Ricordai ogni sguardo che avevamo l'uno per l'altro, come se i nostri occhi si conoscessero a memoria.
Ricordai il primo bacio che ci scambiammo, probabilmente sovrastato dall'agitazione, ma come se le nostre labbra si fossero scoperte, morse, e assaporate da sempre.
Ricordavo la prima carezza che mi fece, forse anch'essa sottovalutata, ma come se le sue mani conoscessero il modo in cui amavo essere accarezzato.
Ricordavo le prime conversazioni, le prime frasi sbagliate, ed era come se conoscessi già le sue risposte e il suo modo di parlare.

Ricordavo anche la sensazione di benessere dopo essere stato tenuto fra le sue braccia, dopo aver donato anima e corpo alla donna che amavo, ed era come se lei fosse la mia dimora dal mio primo giorno di vita.

In quel momento ricordai ogni attimo trascorso con lei nell'arco di tempo in cui vissi d'amore ed era tutto, per la prima volta nella mia vita, fantastico.

Ma quella sera, più di qualunque altra sera, le cose finirono prima di quanto potessi immaginare e nella maniera più strana possibile, non appena le sue labbra si staccarono dalle mie e potei percepire l'aspro sapore dell'alcol sulla mia lingua.

'Hai bevuto!' Quelle parole scapparono dalle mie labbra in uno strillo, quasi con rabbia, quando mi allontanai da lei e fui costretto ad accorgermi della cruenta realtà. 

Presi le sue spalle e mi staccai completamente dal suo corpo, puntando i miei occhi nei suoi, ormai diversi ed estremamente lucidi come poco prima non li avevo notati.
Osservai tutta la sua faccia, il suo sguardo disperso, le sue gote arrossate e ogni minima cosa che fino a due secondi prima consideravo normale e per niente vicina ai sintomi di una ragazza ubriaca.

Rimasi letteralmente pietrificato dal fatto che, se soltanto non l'avessi baciata, probabilmente non avrei mai capito in quali condizioni fosse.

'Okay, adesso mettiti seduta', farfugliai con agitazione, guidando il suo corpo barcollante davanti al mio, fino ad una delle tante panchine adiacenti al locale.

La feci indietreggiare a fatica, reggendo tutto il suo peso con le mie mani ed inciampando quasi sui nostri stessi piedi, in quel breve tragitto che percorremmo insieme; e quando arrivò a toccare il legno della panca con le sue gambe, cadde a sedere su di essa, proprio sotto il mio sguardo.

Hostage II - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora