Cap. III

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È un difetto tipicamente umano: apparire
duri per nascondere un'anima fragile.
- Anonimo


Mi alzai dal letto, per poi risdraiarmi decidendo che non sarei stata in sala, come se li stessi aspettando. Avrei fatto la mia entrata dopo di loro.

Aspettai pazientemente, osservandomi le unghia viola scuro scheggiate, annotandomi che dovevo rimettere lo smalto, anche perché non durava mai più di qualche giorno.

- Ciao Roberto. Ciao, io sono Damiano -
- Piacere, Maura -

Decisi che era arrivato il momento di uscire e raggiungere gli altri in salotto. Non ero per nulla pronta e l'idea di stramene in camera mia per il resto del tempo era così allettante.

Se fuori non ci fosse stata una grigliata con salsicce, salamelle, scottadito e tutto quello che avrebbe fatto morire sul colpo una vegetariana.

La prima persona che vidi doveva essere Roberto, poco più vecchio di mio padre e vestito praticamente come lui, solo con una maglietta bianca sotto e la camicetta blu con i bottoni slacciati.

Accanto a lui una donna vestita con un grazioso e femminile abito a fiori e dei sandali con la zeppa sorrideva, facendo intendere che fosse veramente felice di trovarsi a casa nostra.

- Vieni Sofi - chiamò mio padre vedendomi e bruciando ogni mia possibile fuga. "Traditore". - Roberto, Maura, questa è mia figlia Sofia -

I due coniugi mi sorrisero, stringendomi la mano e voltandosi indietro, concedendomi la visuale sulle altre tre persone, che dovevano essere i loro figli. Anche se ne mancava uno, ce n'erano solo tre all'appello.

La più piccola aveva sui cinqie anni, forse sei, con due treccine bionde ai lati e occhi verde chiaro da gatta che mi guardavano persi. Accanto un ragazzino più alto, forse quattordici anni ma non ci scommetterei nulla.

Infondo non stavo applicando nessuna scienza e non avevo in mano la loro carta d'identità. Era alto, con dei pantaloncini della tuta e una maglietta nera della Nike, delle cuffie bianche appese al collo e le mani in tasca. Per il resto era una copia identica delle sorella, come la madre.

Il terzo aveva i capelli castani e gli occhi azzurri, un mix perdetto fra la madre e il padre, con l'aggiunta di vari foruncoli sul volto. Era robusto e doveva praticare qualche sport, o andare in palestra.

- Ciao Sofia, io sono Maura, lui è mio marito Roberto e loro sono Maria - la bambina più piccola - Simone - il ragazzo con le cuffie che si limitò a un cenno della testa - E Luigi -
- Gigi - la corresse, sorridendomi e mettendosi le mani nelle tasche dei jeans stracciati. Era più grande di me, e non solo per altezza, e aveva uno strano sorriso sghembo. Se fossimo stati soli e in un vicolo cieco di notte avrei potuto scambiarlo per un assassino psicopatico.

Peccato, nessun ragazzo carino ( di mio gradimento) e nessuna ragazza della mia età con cui poter stringere amicizia.

Questo voleva dire che sarei tornata presto al mio caro Antony.

La zia riemerse dalla cucina, sorridente. - Grazie mille per la torta Maura, speriamo ci sia ancora un buchino dopo -

La donna replicò il sorriso, allentando la presa sulla borsetta. - Si, fidati, con loro non resterà nulla! E deve ancora arrivare Luca -

- Il secondogenito, giusto? - si informò la zia, attirando il mio interesse. Se era il secondo doveva essere quello che si avvicina di più alla mia età.

Anche perché Gigi sembra avere sui venti e Simone sui quattordici. Quindi doveva avere dai quindici ai diciannove anni... Forse non era ancora tutto perduto.

Come Neve D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora