Cap. XXXIII

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La speranza è come una strada nei campi:
non c'è mai stata una strada, ma quando molte
persone vi camminano, la strada prende forma.
(Yutang Lin)


– Ciao – mi salutò Silvia, sedendosi nel posto accanto al mio, con mia enorme sorpresa. Seriamente, era la prima volta in quattro anni che mi rivolgeva la parola, non costretta da imminenti compiti in classe o di gruppo da svolgere.

Mi tolsi gli auricolari, chiedendomi perché diamine Luca fosse andato accanto a Diego e avesse fatto cambio con Silvia. – Ehi – replicai, la voce leggermente roca visto che non parlavo da quasi due ore, il tempo in cui mi ero persa nella musica e cercavo di appisolarmi mentre andavamo verso Ravenna.

Avevamo preso il pullman quella mattina presto e mi ero addormentata varie volte.

– Vado dritta al punto – annunciò, lo sguardo fisso sul mio. – Le camere sono tutte o doppie o singole. Io e te ci mettiamo in camera insieme, Luca e Diego anche. Dopo che i prof passano a controllare.. io faccio scambio con Luca –

Aggrottai le sopracciglia, anche se dovevo ammettere che non era un'idea così brutta. E mi avrebbe permesso di passare del tempo con Luca, visto che da dopo la partita non avevamo avuto tempo per vederci se non a scuola, dove oltre qualche bacio non potevi fare altro.

– Tu vuoi... – mi interruppi. Era ovvio che se voleva andare in camera con Diego c'era un motivo e l'idea di dormire tutta una notte con Luca, senza che lui dovesse sgattaiolare via prima che mio padre tornasse dal lavoro, era decisamente allettante.

Sospirai, non credendo a quello che stava per uscire dalle mie labbra. – Va bene. Mi sta bene –

Sorrise e si voltò all'indietro alzando i pollici e sorridendo mentre una massa di capelli biondo rame ( tinti) mi finiva in faccia.

Sbuffai, girando la testa di lato e guardando il panorama, decisamente diverso da quello di Milano, che scorreva accanto a noi.

Silvia si alzò, andando verso i posti dietro e doveva aver dato ancora il cambio a Luca perché poco dopo me lo ritrovai al mio fianco, un braccio attorno alle mie spalle che lasciava un formicolio su tutta la pelle.

Mi piaceva il fatto che ogni volta che mi toccasse era come la prima volta, e anche se non ero certa che avrebbe fatto bene al cuore, non me ne importava.

– Ehi, quindi questa notte vengo da te? – chiese, lanciando uno sguardo verso i professori prima di chinarsi a sfiorarmi le labbra.

– Cosa fai! – sbiascicai, avvertendo un calore espandersi nel bassoventre mentre le nostre labbra si facevano pericolosamente vicine. – Siamo in un pullman pieno di ragazzi e con i professori –

– Ma io voglio baciarti – replicò lui, posando la fronte sulla mia tempia e solleticandomi la parte sensibile del collo. – Ora –

Deglutii, cercando di resistere al richiamo del mio corpo e alla vocina che mi urlava a pieni polmoni di baciarlo. Mi inumidii le labbra, cercando di prendere il controllo del mio corpo. – No. –

– Ti prego, solo un bacio – sussurrò, talmente vicino che mi sarebbe bastato un centimetro per risentire il sapore delle sue labbra.

Allungai una mano, facendo sollevare il filo delle cuffiette e fregandomene se si fosse tolta anche la destra dall'orecchio. Misi una mano fra i capelli di Luca, e visto che era andato a tagliarseli la settimana prima, non aveva lasciato molto. – Quando siamo in hotel – sussurrai, con una voce roca che non riconobbi essere mia. - Potrai fare molto più che baciarmi.. Ora no -

Lo vidi deglutire e fissarmi negli occhi, probabilmente decidendo se fregarsene della mia parola e baciarmi o rispettare la mia decisione.

Alla fine sospirò rassegnato e fece cadere la testa sulla mia spalla, prendendo la cuffietta che mi ero tolta per parlare con Silvia.

– Cosa ascolti? –

– Ed Sheeran – risposi, senza nemmeno guardare lo schermo dell'i-pod. Conoscevo praticamente tutte le sue canzoni a memoria e avrei riconosciuto la sua voce ovunque.

Si infilò la cuffietta e iniziò ad ascoltarlo con me, tamburellando il ritmo di alcune canzoni sulla mia gamba mentre io riprendevo il Kindle e tornavo a leggere " Stai qui con me" della J. Lynn, dopo aver divorato in due giorni i primi due.

Lei scriveva talmente bene.. avrebbe potuto scrivere di scimmie e cavoli volanti e lo avrei letto lo stesso.

Anche io avrei tanto voluto saper scrivere così bene, in modo da poter scrivere qualcosa di più di semplici storielle che non avevo nemmeno il coraggio di pubblicare su Wattpad o sugli altri siti.

Sospirai, cercando di ignorare la presenza di Luca, anche se si era addormemtato accanto a me, e cercai di concentrarmi sui libri.

Leggere i libri d'amore dopo aver realmente provato quel che descrivevano era qualcosa di completamente diverso e riuscivo a immaginarmelo parecchio di più. Era come vedere il mondo con occhi nuovi, e devo dire che mi iniziava a piacere quello che vedevo.

***

Raggiungemmo l'hotel a piedi, visto che il pullman non poteva portarci davanti, e per tutto il tempo chiacchierai con Erika e la prof. Caprino di quello che avremmo visitato e dei programmi della giornata.

Mi piaceva il fatto che fosse tutto programmato e ci fosse un orario da seguire e dei tempi da rispettare. Mi dava un senso di sicurezza.

La prof di italiano era poco più avanti a parlare con il prof di religione, insieme a un professore dell'altra quarta che era venuto con noi e che non avevamo mai avuto. Era un prof di italiano che si occupava della maggior parte delle prime e delle seconde dello scientifico, non sapevo perché avesse la quarta e sinceramente non mi importava.

La strada di mattoncini era leggermente scomoda dotto i tacchi degli stivali ma ero contenta di essermi portata un paio di scarponcini per quando saremmo usciti quel pomeriggio a visitare le prime cose.

– Okay ragazzi, ora, voglio che vi comportiate bene. Non siete in molti e questo è il nostro Hotel – iniziò ad urlare la Caprino, facendoci riunire e indicando un edificio non molto alto, con l'ingresso in mattoncini e che dal primo piano aveva l'intonaco rosa. Particolare.

Ma la cosa più bella era che davanti avevamo una gelateria, con accanto una pizzeria e a destra una profumeria. E molti altri negozi che avremmo potuto visitare quella sera, visto che i prof ci avevano dato il permesso di uscire a patto che fossimo di ritorno per le undici.

– Le camere potete sceglierle voi, adesso sono entrati due prof a prendere le chiavi e le distribuiremo alle coppie, ai tris o ai quartetti. Vi avviso subito che se osate fare qualche genere di casino, se anche solo un cliente viene a lamentarsi per dei rumori sospetti... potete sognarvi di andare ancora in gita a marzo. Ci siamo capiti? – ruggì la prof, alzando talmente la voce da far girare qualche passante.

Annuimmo e un mormorio di assensi si sollevò.

– Allora, compagna di stanza, andiamo a prendere le nostre chiavi? – domandò Silvia con un sorriso falso avvicinandosi e ricevendo un'occhiata perplessa da Erika.

Lei era in stanza con due ragazze dell'altra quarta, di cui una era sua cugina. Mimai con le labbra un " Dopo" e seguii Silvia, pregando con tutta me stessa che non mi sarei pentita di quella scelta.

Anche Giuseppina, la prof di italiano, ci guardò in maniera strana. – Non pensavo che voi due foste amiche –

– Abbiamo scoperto di avere molte cose in comune – rispose Silvia afferrando la stanza e trascinando la borsa verso le scale.

Sarebbe stata una gita davvero interessante.

Come Neve D'EstateWhere stories live. Discover now