Cap. XXXV

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"Non voglio essere la cosa più bella della tua vita.
Voglio essere la cosa che sceglieresti ancora,
malgrado tutte le cose belle che hai. "
Paola Felice


Andammo a fare una passeggiata con gli altri dopo cena. I professori ci vietarono di salire in camera, soprattutto se eravamo maschio e femmina e ci controllavano peggio dei poliziotti alla dogana.

Due professori facevano il giro di ogni stanza ogni trenta minuti e io e Luca avevamo deciso di unirci agli altri e andare a fare un giro per i negozi. Diego camminava davanti a noi, un braccio sulle spalle di Silvia che fumava tranquillamente la sua terza sigaretta da quando avevamo lasciato l'albergo e un paio di ragazze le facevano compagnia. Avevano chiesto anche a me e Luca se fumassimo, io avevo scossa le testa e lui aveva risposto "Non più".

– Ho smesso perché non lo trovavo più.. bello come prima. E avevo iniziato ad avere continuamente la tosse – aveva liquidato velocemente.

Noi camminavamo vicino, sfiorandoci ogni tanto con le mani e tenendoci per gli indici, senza mai stringerci le mani. Non mi andava e avevo paura che il palmo mi diventasse troppo umidiccio, anche in una sera fresca come quella.

Eravamo tutti in felpa, tranne Diego che esibiva segna ritegno i suoi muscoli scolpiti dovuti alla boxe e l'inizio di quello che sembrava un tatuaggio. Non mi sembrava di averlo mai notato prima. E non lo avevo mai osservato da così vicino.

Ridacchiai, pensando che qualche mese prima la cosa mi avrebbe fatto battere forte il cuore e restare sveglia nel letto, a farmi eterni film mentali con tanto di prequel, sequel e backstage. Invece in quel momento l'unica cosa di cui mi importava realmente era il fatto che Luca fosse accanto a me e che avremmo passato la notte insieme.

Sentii il sangue salire alle guance e, scossa da un fremito, provai a ritornare concentrata sulla conversazione.

– Come no. E immagino che sia casualmente caduta sulle tue labbra – commentò Mattia, un ragazzo dell'altra classe.

– Succede molto spesso – assicurò Silvia, mentre una nuvola di fumo le usciva dalla bocca.

– Sentite, ci prendiamo un gelato? – chiese Edoardo, togliendo le mani dalla tasca della felpa dei Green Day nera e stiracchiandosi mentre indicava una gelateria con la testa.

– É praticamente inverno! – obbiettò una ragazza che, mi pareva, si chiamasse Ilaria. Ma non ne ero certa, era dell'altra classe e non mi sembrava molto simpatica. Era lì solo perché era la "quasi fidanzata" di Ismaele, un altro ragazzo che era con noi.

– Io ci sto – replicò Silvia, facendo cadere la sigaretta e schiacciandola con le Tanjun nere e bianche. – Ho voglia di un bel gelato al cioccolato e vaniglia – disse leccandosi le labbra e sorridendo in maniera provocatoria a Diego.

Il ragazzo ridacchiò alzando gli occhi al cielo ma notai che nei suoi occhi non c'era la stessa scintilla che aveva quel giorno alla partita. Cavolo, ora che lo guardavo meglio, sembrava una persona quasi diversa.

– A te va, principessa? – mi chiese Luca all'orecchio.

Avevo voglia di un gelato? Ma che domande sono! – Ovvio che si – sorrisi da un orecchio all'altro, stringendomi di più a lui quando il suo braccio mi circondò le spalle.

Posai la testa sul suo petto, sulla stoffa morbida della felpa blu e feci un respiro profondo.

Maledetto raffreddore che non mi faceva sentire il suo fantastico odore di menta e qualsiasi altra cosa fosse.

– Allora andiamo. Te lo offro io – disse, seguendo gli altri ragazzi nella gelateria piccola ma con molte panchine dove potersi sedere.

Entrammo accolte da un tiepido e piacevole caldo e alla fine a prendere il gelato fummo solo in quattro: io, Silvia, Edoardo e Mattia.

Come Neve D'EstateWhere stories live. Discover now