Cap. XXIII

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Il vantaggio di essere intelligente è che si può
sempre fare l'imbecille, mentre il
contrario è del tutto impossibile.
Woody Allen


Ringraziai ancora incredula mio padre e quel suo amico che, nel giro di dieci minuti, avevano trovato una soluzione al mio problema altezza.

Con la gonna che strusciava sul tappetino rosso mi feci spazio, la mano che si avvicinava senza mai prendersi a quella di Luca, e arrivai in due posti del sottopalco che non erano stati prenotati.

Forse avere agganci non era poi così male, e il prezzo era praticamente lo stesso, solo che non dovevo salire. E rischiare di avere qualche attacco di panico..per nulla divertenti.

Il sorriso che avevo stampato in volto, ringraziando che si fosse trovata una soluzione a quel problema, si era allargato ancora di più quando Luca aveva annunciato che sarebbe venuto con me per farmi compagnia. All'inizio Luigi voleva unirsi a noi, ma suo fratello gli aveva fatto chiaramente capire che non era il benvenuto.

Mio padre era troppo occupato a parlare con Roberto di qualcosa sul lavoro per rendersi conto che la sua figlioletta andava con un ragazzo lontana da tutti loro, e così nella confusione io e Luca eravamo sgattaiolati via insieme alla Maschera.

Salutai con un sorriso la coppia di anziani che era due posti più in là, stupendomi che fossero avanzati diversi posti alle prime. Solitamente era sempre pieno; magari qualcuno aveva disdetto all'ultimo minuto. Ma sinceramente non mi interessava, avevo due posti davanti e attaccati al suolo. E una bella visuale sul palco e la musica si sentiva benissimo.

– Com'è bello vedere una giovane coppia come voi a una serata come questa – esordì la signora, attirando la nostra attenzione in una conversazione che non avevo voglia di portare avanti.

Le sorrisi, trattenendomi dal dire che io e Luca non eravamo una coppia, ma sarebbe stato contraddittorio visto che quell'Idiota scelse proprio quel momento per mettere una mano dietro la mia schiena e intrecciare le sue dita con le mie.

– Emm. Grazie, penso che sia bellissimo il balletto e che almeno una volta nella vita bisogni assistere a uno spettacolo del genere – ammisi, iniziando a sentire il fiatone mentre Luca faceva scorrere le sue dita sulla mia schiena praticamente nuda.

Voleva farsi cacciare dal teatro per atti osceni in luogo pubblico!

Riportai gli occhi su di lui e notai che mi stava fissando le labbra. – Mi devi un bacio – sussurrò, talmente vicino che potevo dire con assoluta certezza che si era lavato i denti con un dentifricio alla menta.

Deglutii a fatica, anche perché le sue dita continuarono a scendere arrivando all'orlo in cui si formava la gonna, leggermente sopra le fossette di venere.

Le mani mi sudavano e per quanto la sua stretta fosse piacevole non volevo farglielo capire, così la sciolsi e mi presi le mani in grembo, lo sguardo fisso davanti a me. Ignorare la sua mano dietro fu decisamente più complicato.

– Lo spettacolo sta per iniziare – replicai, provando a sembrare impassibile.

Come se Luca non avesse capito come farmi cedere!

Le sue labbra si posarono sul mio collo, facendomi venire i brividi in tutto il corpo e il batticuore.

– Piantala Luca. Ci possono vedere – protestai a denti stretti, anche se in realtà avrei voluto urlargli di non fermarsi.

– Bene – altro bacio sul collo, lento e letale. – Voglio che ci vedano. Devono capire che tu sei solo mia –

Tu sei solo mia. Mia. Aveva veramente detto quelle cose? Io... io non ero sua. Ero sempre stata contraria all'utilizzo dei possessivi verso le persone, in quanto è una loro scelta stare con qualcuno, non un obbligo dovuto alla proprietà su di esso. Eppure capii perché nessuno aveva mai contestato quell'affermazione.

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