Cap. XXXI

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Gli amori impossibili non finiscono mai.
Sono quelli che durano per sempre.
Ferzan Ozpetec


- Non sai quanto tu mi sia mancata - commentò fra le mie labbra.

Il nostro bacio stava diventando sempre più vorace. Le sue mani erano fra i miei capelli, le mie sulle sue spalle a cercare di togliergli quel dannato giubbino che occupava troppo spazio.

Sorrisi, sentendo qualcosa al bassoventre al ricordo di quello che era successo.
E ne volevo ancora.

Volevo sentirmi ancora come quando mi ero sentita il girono prima, perché niente aveva più importanza in quel momento.
Mi sentivo una drogata bisognosa della sua dose.

La troietta con cui parlava? Dimenticata.

Il fatto che fosse insopportabile? Dimenticato.

Dopo qualche minuto finalmente il suo giubbotto cadde sul pavimento, con più rumore di quel che mi aspettavo, e Luca si avvicinò ancora di più.

Le sue mani scesero lungo i miei fianchi, all'interno della felpa, raggiungendo poi il sedere che strinse leggermente facendomi emettere un gemito.

La sua presa si fece salda e improvvisamente mi sentii sollevare, por poi ritrovarmi posata sul ripiano da lavoro.

Ora non doveva più abbassare la testa per baciarmi, eravamo alla stessa altezza.

Aprii leggermente le gambe, facendolo posizionare proprio al centro mentre le nostre lingue continuavano quel gioco che avevamo iniziato tempo prima.

Le maniche della felpa iniziarono a scendere e non fermai Luca quando le sue mani si fecero strada sotto la maglietta di Topolino. Iniziò ad accarezzarmi la pelle con i pollici, disegnando dei cerchi e scendendo sempre più in basso, fino all'orlo dei jeans dove partì una scossa per tutto il corpo.

Avevo i capezzoli turgidi e una voglia matta di andare oltre, spingermi dove con gli altri mi ero fermata.
Voleso sapere come ci si provava.

Non sapevo da quanto ci stavamo baciando ma il tempo sembrava essersi fermato.

- Voglio farlo - ansimai contro il suo orecchio, vedendolo sgranare gli occhi e sorridermi in maniera provocante.

- Sei certa, perché poi non riuscirò più a trattenermi - la sua voce era roca e sentivo l'erezione pulsare contro il mio nucleo.

- Non voglio che tu lo faccia - replicai, serissima. - Lo voglio, sono sicura -

- Oddio, tu non hai idea di quanto abbia aspettato - ansimò, fiondandosi sulle mie labbra come una furia, mentre mi sollevava e mi trascinava verso la mia stanza.

In qualche modo riuscimmo ad arrivare in camera mia, sbattendo contro qualche parete e rischiando di cadere varie volte.

Accesi la luce con il piede e andammo verso il mio letto.

Mi adagiò posizionandosi sopra di me, continuando a baciarmi e con una mano iniziò la sua discesa sotto l'orlo dei jeans.

Li sbottonò con molta facilità e cominciò a strusciare una mano contro la mia intimità procurandomi quel piacevole pulsare in quella zona.

Un verso gutturale mi sfuggì dalle labbra quando infilò due dita che iniziò a muovere velocemente, spostandosi anche sul clitoride. Allargai istintivamente le gambe, inarcando la schiena per avvicinarmi ancora di più alla sua mano, mentre i miei gemiti venivano messi a tacere dalla sua bocca sulla mia.

- Io.. - ansimai, non sapendo bene cosa dire. Sentivo il mio corpo diventare incandescente e quell'ondata di piacere sempre più vicina. Era ancora meglio dell'ultima volta.

Come Neve D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora