Cap. XLI

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Il gioco dell'impiccato ci insegna fin da piccoli,
che dicendo le parole sbagliate,
si può uccidere qualcuno
Cit.

Avevo decisamente paura che Luca potesse dire qualche cavolata che mi facesse rimpiangere di aver detto quelle cose la sera prima, di essermi aperta e resa vulnerabile ai suoi occhi.

Eppure quando ci svegliammo per la luce che entrava dalla finestra della sua stanza, illuminandoci come ricercati, quell'Idiota si limitò a sorridermi e darmi un bacio sul naso. – 'Giorno Principessa –

Sorrisi, sciogliendo il nodo di gambe sotto le coperte. – Buongiorno –

Mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e, con due dita, mi alzò il mento facendomi incontrare il suo sguardo.

Dovevo essere uno schifo, di prima mattina dopo aver pianto per tutta la notte e non essermi lavata i denti, ma lui sembrava che stesse ammirando qualcosa di interessante e bellissimo.

– Secondo te gli altri si sono già alzati? – mi chiese, con la voce roca e decisamente sensuale.

Alzai le spalle, dandogli un bacio sulle labbra prima di scendere dal letto e indossare la maglietta posata sulla sedia con lo scudo di Captan America e che mi arrivava a metà coscia. – Non lo so. Vado in bagno prima. Mi piace questa maglietta –

– Se mi prometti di metterla tutti i giorni senza niente sotto te la regalo – commentò alzandosi sui gomiti e seguendomi con lo sguardo, facendomi arrossire.

– Umm... si più fare –

Luca ridacchiò e scese dal letto mentre io uscivo dalla stanza, diretta verso il bagno. Avevo portato una piccola pochette e iniziai a tirar fuori lo spazzolino per lavarmi i denti, passando poi ai capelli da strega e gli occhi da matta.

Ero pronta per Halloween, o per il manicomio.

Quando uscii ritrovai i miei jeans e il reggiseno, ma tenni la maglietta di Luca, trovandola decisamente più attraente e comoda.

Andai in cucina per un bicchiere d'acqua e trovai Diego, i pantaloni dei jeans a vita bassa e il torso nudo a mettere in evidenza tutto quel ben di Dio.

Con le guance in fiamme riuscii solo a sbiascicare: – Non sapevo avessi un tatuaggio –

Lui abbassò lo sguardo, sui guanti da pugile sul fianco sinistro. – Ah, si. Me lo sono fatto qualche mese fa –

Annuii, guardandolo ancora per qualche secondo e rendendomi conto che, per quanto fosse attraente, lo stavo paragonando a Luca e stava perdendo. – Come.. come mai senza maglietta? –

– Camilla non regge l'alccol, è al bagno al piano di sotto col fratello e io le stavo prendendo dell'acqua –

– Ah, te non sembri stare male, hai bevuto anche tu –

– No, lo reggo bene. Anche la tua amica, quella con i capelli rosa. Deve avere uno stomaco di ferro –

Arianna, vero che c'era anche lei. – Si, aspetta. Prendo delle fette biscottate e un po' di frutta. E del miele, dicono che vada bene per il post sbornia –

– Mica te non bevevi? –

Annuii, destreggiandomi ormai come un'esperta alla ricerca del necessario. – Mai. Ma Arianna... bhe, lei.. diciamo che non è la prima volta che beve tanto e sicuramente non sarà l'ultima –

– Non ti immaginavo così – ammise, appoggiandosi al ripiano di marmo grigi.

Alzai le sopracciglia, perplessa. – Così come? –

Come Neve D'EstateNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ